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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

Alitalia vuole 150 milioni da Air One. «Carlo Toto ci ha nascosto informazioni essenziali»

«Pensiamo che dalla combinazione con AirOne possa venir fuori un’azienda di successo...». Sono lontani i tempi - correva l’anno 2007 - in cui un banchiere, nel frattempo divenuto politico, come Corrado Passera (allora ad di Intesa Sanpaolo) magnificava Urbi et Orbi il matrimonio con la compagnia fondata da Carlo Toto. Ora la coppia è scoppiata: Alitalia chiede 150 milioni e più non solo tramite arbitrato ma anche in Tribunale. Secondo la compagnia ora alleata con Etihad, Toto avrebbe gestito con «malafede» la vendita di AirOne ai «capitani coraggiosi». 
Se le scintille già erano emerse nell’ultima assemblea, nella relazione di bilancio ci sono i dettagli. Già nel 2012 Alitalia avvia un arbitrato in cui, «in relazione all’acquisizione dell’intero pacchetto azionario di AirOne» chiede il risarcimento, appunto, di 150 milioni di euro, una montagna di soldi pari a circa la metà di quanto Cai aveva speso per comprare AirOne. L’accusa di Alitalia a Toto è quello di aver nascosto alcuni elementi determinanti. In «legalese», gli uomini di Alitalia parlano di «induzione con dolo alla stipula del contratto, avendole taciuto circostanze che, se note, avrebbero condotto Alitalia a non stipulare, ovvero a farlo a condizioni diverse l’atto di acquisto di Airone». In via subordinata Alitalia richiede anche un indennizzo per i danni derivati dal «contenzioso dipendenti», pari a circa 32 milioni di euro e da altre rivendicazioni per altri circa 27 milioni di euro. A sua volta Toto - insieme con Ap Fleet -, sempre di fronte al collegio arbitrale contrattacca, chiedendo 120 milioni «lamentando varie inadempienze contrattuali», su cui peraltro i legali Alitalia «hanno valutato il rischio di soccombenza possibile». Il collegio dapprima ritiene di non essere competente per alcuni aspetti che vanno al di là dell’accordo stipulato al momento del passaggio di AirOne all’Alitalia. Di udienza in udienza si arriva fino alla scorsa estate, al 19 luglio, data del deposito del Lodo. 
Non bastano gli arbitri, Alitalia e le sue controllate irlandesi alzano il livello dello scontro e lo allargano: si arriva in Tribunale. Ravvisando un «pregiudizio imminente e irreparabile» come recita il Codice di procedura civile, chiedono «in via d’urgenza» al Tribunale di Roma di «ordinare a Toto di mettere a disposizione le somme occorrenti per provvedere al pagamento di quanto concordato con il Fisco»: riguarda 38,4 milioni di euro contestati per il periodo 2002-2008, quando AirOne era una concorrente di Alitalia (e quindi ascrivibili a Toto). Evidentemente a Fiumicino non si fidano. Il giudice però respinge il ricorso d’urgenza. È in corso reclamo. L’1 aprile di quest’anno la Guardia di Finanza emette un «processo verbale di constatazione», per altri 18 milioni di euro. In seguito a questo Alitalia formula una «richiesta di indennizzo nei confronti di Toto in conformità a quanto previsto dall’Accordo Quadro di acquisto dalla stessa Airone». E il 20 maggio torna alla carica avviando una causa - sempre in sede civile, presso il Tribunale della Capitale - per «ottenere il risarcimento - si legge sempre nel bilancio - dei danni causati ad Alitalia» da quella che secondo la compagnia è stata una «conduzione in mala fede, da parte di Toto, delle trattative preliminari e propedeutiche alla stipula del contratto di acquisto di AirOne». 
Si lamentano «una responsabilità precontrattuale e/o un dolo incidente» da parte di Toto, a cui si chiedono, anche qui, 150 milioni di danni. L’udienza si terrà il 21 ottobre. Il 19 novembre c’è invece quella di un’altra causa intentata da Alitalia il 22 maggio contro Toto a Chieti, con cui punta a far dichiarare «l’inefficacia di tre operazioni straordinarie di dismissione del patrimonio di Toto Holding, effettuate in pregiudizio delle ragioni di credito vantate» da Alitalia nei confronti dell’ex alleato, ora ripudiato.