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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

Gli hedge fund sono un pericolo, i titoli di Stato vanno costruiti in un altro modo (dice il Fmi)

Cambieranno pelle i titoli di Stato? Così vuole — o meglio, raccomanda — il Fondo monetario, puntando il dito verso uno dei mercati più frequentati al mondo, tanto dal piccolo risparmiatore quanto dal grande fondo d’investimento. 
L’organizzazione di Washington ha auspicato variazioni sostanziali nel modo in cui i governi scrivono i contratti di collocamento del debito, per evitare che alcuni investitori — che rifiutano di sottoscrivere ristrutturazioni — possano mettere a rischio questo tipo di operazioni in futuro. I riflettori sono puntati sul continuo braccio di ferro tra l’Argentina e un gruppo di hedge fund americani: i cosiddetti creditori «holdout», che chiedono di essere rimborsati interamente per i tango bond su cui Buenos Aires è fallita nel 2001. In un rapporto diffuso ieri, il Fmi ha avvertito: le decisioni di un giudice americano — in base alle quali l’Argentina non può onorare i propri impegni con i creditori che sottoscrissero le ristrutturazioni del debito del 2005 e 2010 se prima non rimborsa gli «holdout», che invece non accettarono il concambio — possono creare un precedente rendendo più complicate altre ristrutturazioni del debito. Il rischio — secondo Washington — è che quelle decisioni vadano a compromettere la voglia degli investitori di partecipare a nuove ristrutturazioni nel mondo, anche se queste possono rivelarsi necessarie per prevenire il collasso di intere economie. 
Il Fondo propone quindi la modifica del trattamento equo previsto dalla clausola «pari passu», utilizzata dagli hedge fund americani per chiedere il pieno rimborso sui bond argentini. C’è poi un altro cambiamento proposto: l’introduzione di una «clausola di azione collettiva» che, nel caso in cui un Paese finisca in default e cerchi di ristrutturare il suo debito, lega tutti gli investitori a una decisione presa da una supermaggioranza del 75% dei creditori. E sul mercato esistono già diverse emissioni che, almeno in parte, vanno d’accordo con le tesi dell’istituzione guidata da Christine Lagarde. 
Intanto il Fmi - secondo il settimanale «Spiegel» - sarebbe pronto a tagliare le stime del Pil della Germania per l’anno in corso e per il 2015, senza però vedere pericoli di recessione. E la stessa testata tedesca ha appena dedicato un articolo all’Italia, dal titolo «un Paese in agonia», parlando di riforme che «si insabbiano» e di economia che «si restringe».