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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

Come facciamo a distinguere il Nord dal Sud? I tre scienziati che l’hanno scoperto (John O’Keef e Edvard e May-Britt Moser, marito e moglie) hanno preso il Nobel per la Medicina

Come facciamo a sapere dove ci troviamo? Come riusciamo a memorizzare le informazioni che ci permettono di ritrovare una strada per andare da un posto a un altro? A queste domande hanno risposto, l’angloamericano John O’Keefe e la coppia norvegese May-Britt Moser e Edvard I. Moser, moglie e marito, aggiudicandosi così il premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia, edizione 2014. I tre scienziati hanno, infatti, individuato il Gps del nostro cervello, un sistema di posizionamento che funziona più o meno come quello che abbiamo sulle nostre automobili. 
La questione che riguarda l’orientamento nello spazio di un individuo e la sua capacità di muoversi in un ambiente complesso ha sempre affascinato filosofi e studiosi. Immanuel Kant, nel Settecento, considerava il concetto di spazio come qualcosa di integrato nella mente e indipendente dall’esperienza. Poi la psicologia comportamentale, a metà del ventesimo secolo, e l’americano Edward Tolman, in particolare, hanno dimostrato che i topi possono imparare a muoversi nell’ambiente grazie alla costruzione di una mappa cognitiva. Ma rimaneva la questione: come è rappresentata nel cervello questa mappa cognitiva? 
O’Keefe (classe 1939) ha cominciato, alla fine degli anni Sessanta, a studiare il problema, sempre sui topi, da un punto di vista neurofisiologico e ha scoperto che, quando un animale si trova in un determinato punto di una stanza, nel suo cervello — e in particolare, in una zona chiamata ippocampo — «si attiva» un neurone, quando la sua posizione cambia se ne accende un altro: l’insieme di queste cellule, che ha chiamato «di posizionamento», formano una mappa che può essere memorizzata. Allo scienziato, che attualmente lavora all’University College di Londra, va metà del premio che vale complessivamente oltre 880 mila euro. May-Britt e Edvard I. Moser (che si dividono l’altra metà, hanno rispettivamente 51 e 53 anni e lavorano all’Università norvegese di Trondheim) sono andati oltre: nel 2005, sempre grazie a ricerche sui topi, hanno scoperto, in una zona del cervello contigua all’ippocampo, la corteccia entorinale, un altro tipo di neuroni definiti «cellule griglia» che generano un sistema di coordinate capaci di rendere ancora più efficiente il sistema di navigazione interno. 
Studi sugli animali, vero. Ma questo potrebbe spiegare perché i pazienti con Alzheimer — che presentano danni in queste aree del cervello — perdono l’orientamento.