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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

Il cardinale De Paolis contrario alle aperture di papa Francesca non vuol dare la comunione alle coppie non sposate

«Guardi, diamo tempo al tempo e le cose si chiariranno. Se troveremo una soluzione che mette in pace queste coscienze, sarò l’uomo più felice del mondo. Purché siano vere soluzioni e non cose posticce, prive di consistenza». Il cardinale Velasio De Paolis, canonista vaticano, è uno dei cinque porporati che alla vigilia del Sinodo hanno «firmato» il libro Permanere nella verità di Cristo , contrario alle aperture sui divorziati e risposati prospettate da Walter Kasper nella rivelazione introduttiva che gli ha affidato Francesco. «Ma io quel testo lo avevo scritto tre anni fa, si figuri, era un parere per la Penitenzieria. Un editore mi ha chiesto se potevano ristamparlo, e io ho accettato come un contributo da canonista al dibattito. Del resto, quando c’è stato il concistoro a febbraio, l’avevo già consegnato alla segreteria del Sinodo. Si trovava pure su internet. Altro che complotto». 
Eminenza, il cardinale Erdo ha detto: «I divorziati risposati civilmente appartengono alla Chiesa». 
«Ma sicuro, nessuno ha mai sostenuto il contrario. Ogni battezzato fa parte della Chiesa e va accolto con misericordia». 
Però lei sostiene che è giusto negare ai divorziati e risposati la comunione. Il Papa ha ammonito a non fare come i «cattivi pastori» che «caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili». 
«Ma pensa che davvero ci sia qualcuno che vuol mettere pesi sulle coscienze? Io cerco di capire quale è la volontà di Dio. E la volontà di Dio non può essere un peso, è la strada che ci viene indicata. La mentalità moderna considera le leggi come fossero un onere. E invece se una legge è fatta bene non è un peso ma una indicazione perché possiamo camminare nella vita. La legge di Dio è la direttiva che Dio stesso ci ha dato». 
Ma nessuno, neanche Kasper, mette in dubbio l’indissolubilità del matrimonio. Il punto, piuttosto, sembra essere: la comunione è solo per i perfetti? 
«Per accedere all’eucarestia, una persona non deve avere peccati gravi. Deve prima pentirsi, confessarsi. Tutti i peccati sono perdonabili. Ma qui il problema, per la legge morale, è la convivenza con una persona che non è il coniuge. Se la situazione è permanente, l’impedimento è permanente...». 
Nel documento di lavoro sul Sinodo, si dice che la maggior parte dei fedeli è contraria all’adozione da parte di coppie omosessuali ma se queste chiedono il battesimo del bambino «il piccolo deve essere accolto con la stessa tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bimbi». È d’accordo? 
«Certo che sì, è differente. Qualunque giudizio si abbia, la cosa è fatta, c’è un bambino che non c’entra nulla e non deve soffrirne. Chiaro che lo battezzi, ci mancherebbe». 
Eppure anche tra i risposati ci sono casi diversi. Per dire: c’è chi abbandona e chi viene abbandonato con i figli, no? 
«Io non capisco come si possa distinguere tra casi particolari e legge generale. Ogni caso è sempre retto da una regola generale. Comunque anche Kasper ha sempre detto che non si tratta di questioni di dottrina, ma di alcune prassi che si dovranno armonizzare con la dottrina. Si vedrà. I casi particolari si valuteranno quando ci sono, se sono o meno confacenti alla dottrina. Allora ci confronteremo sulla dottrina. Siamo tutti impegnati a suggerire il modo di affrontare al meglio esigenze nuove senza tradire il nostro passato. La Chiesa non va avanti per salti. Un adolescente diventa adulto, cambia ma è sempre la stessa persona». 
E se dopo i due Sinodi il Papa decidesse infine di aprire, almeno in certi casi? 
«Tutti vogliamo trovare una soluzione. E quando parla il Papa, ascoltiamo e obbediamo».