6 ottobre 2014
Divorzi, coppie miste e omosessuali... Ecco di cosa parla la Chiesa al Sinodo sulla Famiglia
«Le assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente... Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità» (Papa Francesco)
Il sinodo sulla famiglia è iniziato ieri mattina a San Pietro con una solenne messa e una frustata ai quasi 200 padri sinodali. Mancava solo che a vescovi, cardinali e presidenti di conferenze episcopali Papa Francesco sottolineasse che andare al sinodo non è come stare in un’aula parlamentare, dove si fanno bei discorsi, si votano le leggi ma senza avere una diretta connessione con la presenza di Dio, il soffio dall’Alto capace di guidare il sinodo verso la soluzione migliore [Giansoldati, Mess].
Indicative anche le parole espresse dal Papa nel colloquio pubblicato ieri dal quotidiano argentino La Nacion. «Questo sarà un Sinodo lungo, probabilmente di un anno. Io sto solo dando la spinta iniziale. È stata posta molto enfasi sul tema dei divorziati... ma per me un problema molto importante è quello delle nuove abitudini dei giovani. La gioventù non si sposa. È una cultura dell’epoca, molti giovani preferiscono convivere senza sposarsi. Cosa deve fare la Chiesa? Espellerli dal proprio seno? O invece avvicinarsi, contenerli e cercare di portare loro la parola di Dio? Sono su quest’ultima posizione» [Ansaldo, Rep].
Fino a domenica 19 ottobre, cardinali, vescovi ed esperti ma anche 38 uditori tra cui 13 coppie di sposi (una delle quali composta da una cattolica e un musulmano), si confronteranno a porte chiuse nelle due sessioni giornaliere. Al termine voteranno un documento (non vincolante) che servirà l’anno prossimo per la seconda parte del sinodo. I temi dovrebbero essere sempre gli stessi: divorzi, comunione, coppie miste [Giansoldati, Mess e Acalli, Tem].
Il documento di base del Sinodo sulla pastorale familiare su cui si incentrerà la discussione richiama la Chiesa a non essere più un "giudice che condanna", specialmente i divorziati, ma a saper "curare le ferite" della famiglia in crisi, con sguardo "compassionevole e comprensivo". Redatto sulla base delle risposte giunte al questionario preparatorio voluto da papa Francesco – 114 le Conferenze episcopali coinvolte, con un ritorno dell’85% –, è una fotografia di come i credenti di tutto il mondo vedono oggi l’istituto familiare.
In tema di unioni omosessuali, poi, "tutte le Conferenze episcopali si sono espresse contro una ridefinizione del matrimonio tra uomo e donna attraverso l’introduzione di una legislazione tra due persone dello stesso sesso". L’atteggiamento proposto è comunque quello dell’accoglienza e della misericordia, specie in presenza di figli: "Nel caso in cui le persone che vivono in queste unioni chiedano il battesimo per il bambino, le risposte, quasi all’unanimità, sottolineano che il piccolo deve essere accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bambini" [Rep, 4/10].
Il Sinodo dei vescovi è preceduto da un frastuono mediatico che gli attribuisce un significato storico superiore alla sua portata ecclesiologica di mera assemblea consultiva della chiesa. Qualcuno si lamenta per la guerra teologica che il Sinodo annuncia, ma la storia di tutte le adunanze episcopali della chiesa (tale è il significato etimologico del termine sinodo e del suo sinonimo concilio) è fatta di conflitti teologici e di aspri dibattiti sugli errori e sulle scissioni che hanno minacciato la comunità cristiana fin dal suo sorgere [de Mattei, fog.].
Ma non c’è dubbio che la novità delle novità sia quella del Papa che chiede di cercare vie nuove e parole nuove per presentare la «buona notizia sulla famiglia» all’uomo d’oggi dolorante e scettico. Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI avevano convocato tanti Sinodi ma non avevano mai dato ai «padri» quella consegna, timorosi anzi che i convocati non arrivassero a segnalare l’urgenza di qualche riforma o l’opportunità di un motto che si discostasse dal linguaggio codificato [Accattoli, Cds].
Francesco, commentando la parabola evangelica dei vignaioli omicidi, ha ricordato che «quei contadini si sono impadroniti della vigna; per la loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che vogliono, e così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno. […] Anche noi, nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Anche per noi ci può essere la tentazione di "impadronirci" della vigna, a causa della cupidigia che non manca mai in noi esseri umani. Il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo "frustrare" il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito» [Acalli, Tem].
C’è molta confusione nella Chiesa per il Sinodo che si apre oggi e discuterà sulla comunione ai divorziati risposati. Molti credenti sono smarriti di fronte alla via «rivoluzionaria» indicata dal cardinale Kasper, che fu incaricato da papa Francesco di lanciare la novità al Concistoro di febbraio e che dice sempre di parlare a nome di papa Francesco. La schiacciante maggioranza dei cardinali è in totale dissenso da lui. Dunque ora cosa accadrà? Davvero il Papa può intraprendere una via che capovolge quanto la Chiesa, in base alle stesse parole di Gesù e ai testi paolini, ha costantemente insegnato per duemila anni? Qualcuno crede che i Papi possano farlo e i media alimentano questa aspettativa [...]. In realtà non è affatto così, perché - come ha sempre ripetuto Benedetto XVI - la Chiesa è di Cristo e non dei papi, i quali sono temporanei amministratori e devono servire il Signore e custodire il «depositum fidei» loro affidato [Socci, lib 5/10].
Il cardinale Kasper, che guida la fazione degli innovatori, con concezione molto più morbida e comprensiva sulla questione dei fedeli divorziati, ricorda che anche al Vaticano II c’erano state scaramucce. «È normale. Alla fine però il percorso è comune, vincerà la misericordia». Cosa un po’ difficile da ipotizzare se si ascoltano, per esempio, Müller, De Paolis e Burke, alcuni dei cardinali che si battono per non modificare nulla in fatto di dottrina. La loro posizione è opposta a quella di Kasper. Il Papa richiede a tutti pacatezza e un dibattito serio [Giansoldati, Mess].
Anche il cardinale Caffarra, un’autorità sui temi morali già dal pontificato di Giovanni Paolo II, opponendosi alla proposta di Kasper, ha sottolineato che nemmeno i pontefici possono sciogliere il vincolo del primo matrimonio, quindi la Chiesa non può riconoscere un secondo matrimonio, né di diritto, né di fatto, come prospetta Kasper con l’ammissione all’eucarestia dei divorziati risposati [Socci, Lib 5/10].
La questione di fondo è che è la stessa concezione cristiana della famiglia a perdere di evidenza collettiva in un’epoca in cui si moltiplicano le unioni di fatto, le convivenze senza matrimonio, i matrimoni gay; e in cui – come ricordato dal cardinale Schonborn, arcivescovo di Vienna – molti figli risultano vittime nel loro cuore della divisione dei genitori. La Chiesa cattolica è ben convinta di essere portatrice di un’idea alta di famiglia, che riflette il messaggio religioso cui si ispira; ma nello stesso tempo è troppo prossima al mondo per non rilevare i cambiamenti in atto a livello di matrimonio e di dinamiche di coppia e di famiglia e i molti drammi che si consumano al riguardo anche tra i propri fedeli. Per cui – attraverso questo Sinodo – da un lato è chiamata a riflettere su ciò che rende ragione in tema di famiglia della distinzione cristiana nella società; dall’altro non potrà fare a meno di riaggiornare le sue posizioni in questo campo, per evitare che la sua luce non offra più speranza a molti credenti che vivono condizioni famigliari difficili e più in generale che le sue proposte siano considerate troppo anacronistiche rispetto al sentire e al vivere diffuso [Franco Garelli, Sta].
«Mentre diamo inizio al Sinodo sulla Famiglia, preghiamo il Signore di indicarci il cammino#prayforsynod » (il tweet del papa che ha aperto i lavori del sinodo)
Tra la veglia di sabato e l’omelia di ieri mattina, Francesco ha parlato quattro volte di creatività. Ha invitato ad affrontare la crisi della famiglia con la stessa «ostinata pazienza e creatività» con cui altre generazioni cristiane affrontarono altre prove. Ha suggerito di andare incontro ai feriti della famiglia con «carità creativa». Ieri mattina ha detto «libertà, creatività e operosità» e poco dopo ha chiarito che dovrà trattarsi di «vera libertà e umile creatività» [Accattoli, Cds].
Ma più che con «la famiglia», è con le tante famiglie reali che il Sinodo dovrà fare i conti. Ci sono regioni africane dove esistono matrimoni combinati tra bambine di dieci anni e uomini di sessanta. Ci sono Paesi, come il Niger e il Ciad, dove oltre il 70 per cento delle donne che oggi hanno un’età compresa tra i 20 e i 24 anni, si sono sposate prima di averne compiuti 15 [Tornielli, Sta 5/10].