La Stampa, 6 ottobre 2014
Il dollaro va su, l’oro va giù, anzi sta per precipitare
Doveva essere la settimana di Draghi ed in un certo senso lo è stata. Questa volta però il Governatore della Bce ha deluso i mercati, che si aspettavano maggiori indicazioni sul Quantitative Easing (apparso non così gradito in casa Bce), e i listini azionari hanno reagito con una brusca discesa.
Nella seduta di giovedì Milano ha perso quasi il 4%, mentre l’euro, sulla scia dell’allontanamento di ulteriori misure di stimolo stile Qe, ha provato un timido rimbalzo verso l’area 1,265, per poi crollare nuovamente dopo i dati sul lavoro americano di venerdì, che potrebbero spingere la Federal Reserve verso un rialzo anticipato dei tassi di interesse.
La banconota verde si è apprezzata nei confronti del pound inglese, riportando il cambio sterlina/dollaro sotto quota 1,60, ai minimi degli ultimi 10 mesi. Soffrono anche le valute dei Paesi emergenti con il cross fra dollaro e rublo russo ormai in area 40 e quello con la lira turca a 2,2950.
Il superdollaro ha colpito ancora i preziosi, spingendo l’oro a chiudere la settimana sotto quota 1.200, per la prima volta dal 2010. La situazione è quasi drammatica per il metallo giallo, scambiato ormai a pochi dollari dall’importante supporto (cioè un’area che si oppone alla discesa dei prezzi) di 1.180-1.190, i valori minimi toccati nell’estate e nel dicembre 2013.
Il timore degli analisti è che un’eventuale rottura di questi valori possa innescare uno scenario simile a quello registrato sull’argento, il quale, dopo aver rotto due settimane fa il supporto posizionato a 18,50 dollari, è crollato fino in area 16,80, ritornando ai valori della primavera 2010.