Fior da fiore, 4 ottobre 2014
L’Isis uccide anche l’ostaggio Alan Henning • I comuni del sud sono meno spendaccioni perché non erogano servizi • I costi della polizia locale a Roma, Milano e Napoli • Bruti Liberati trasferisce Robledo
Isis Il tassista inglese Alan Henning, 47 anni, nelle mani dei terroristi dell’Isis, è stato decapitato. L’annuncio con il solito video su Internet. Il prossimo a rischiare la vita è l’ostaggio americano Peter Kassig. Henning, soprannominato “Gadget” per le sue capacità di meccanico, tassista a Eccles (Manchester), due figli, alla fine del 2013 si era unito a un convoglio organizzato da amici musulmani per portare aiuti umanitari a un campo profughi in Siria, come già aveva fatto due volte. Era stato catturato il 27 dicembre.
Comuni Un documento dell’Ifel (il centro studi dell’Anci) snocciola dati sulle spese dei comuni italiani: in particolare come spendano i soldi in proporzione ai bisogni della cittadinanza. Gli ambiti presi in esame sono: burocrazia interna, polizia locale, istruzione pubblica, territorio e viabilità, ambiente e rifiuti e politiche sociali, compresi gli asili nido. I dati del 2010. La prima cosa che balza all’occhio è il presunto record di virtuosità dei Comuni calabresi, che spendono il 10,65% in meno del fabbisogno standard complessivo al quale avrebbero diritto. Per contro, la peggiore risulta essere, nonostante un livello dei servizi superiore, l’Umbria, dove i Comuni spendono il 9,71% più del fabbisogno calcolato. Per esempio il confronto fra Perugia e Lamezia Terme. La prima è la città con oltre 70mila abitanti che ha la peggiore performance in assoluto, con una spesa che nel 2010 ha superato del 31% il fabbisogno standard. La seconda batte tutti sul fronte opposto: nel 2010 ha speso il 41% in meno. Forse perché spendeva poco per funzioni essenziali quali la riscossione dei tributi (35mila euro contro un fabbisogno di 446mila), gli asili nido (641mila euro contro 930 mila) e il “sociale”: 2 milioni 522mila contro 7 milioni 439mila. Mentre elevati erano i costi dei servizi burocratici come l’anagrafe, lo stato civile e il servizio elettorale: 1.162mila contro un fabbisogno di 468mila. Il contrario di Perugia, più parsimoniosa nelle spese per la burocrazia ma assai più esposta sul fronte dell’ambiente (36,2 milioni contro i 6,2 stimati come fabbisogno standard), dello smaltimento dei rifiuti (31,7 milioni contro 22,5) e dei trasporti pubblici (25,3 milioni contro 4) (Rizzo e Stella, CdS).
Polizia locale Quanto spendono Roma, Milano e Napoli per la polizia locale. Il fabbisogno standard di Roma è fissato in 323 milioni: nel 2010 spese il 14,5% in più. All’opposto Milano, che sborsò per i vigili il 38,3% in meno ma anche Napoli, che risparmiò il 29%. I 5.998 vigili di Roma hanno elevato manualmente 929.442 contravvenzioni (154 a testa: tre a settimana), i 3.179 colleghi milanesi 1.178.780: 370 pro capite, più di una al giorno. Per non parlare delle 79.870 sanzioni di diverso genere fatte a Milano contro le 27.990 di Roma e le appena 963 di Napoli. O dei 255 arresti effettuati dai milanesi a fronte dei 110 dei romani capitolini e dei 64 napoletani. A Milano la polizia locale dispone, per un territorio di 181 chilometri quadri, di 1.359 telecamere. A Napoli, dove i chilometri quadrati comunali sono 1.117, ne ha 100. A Roma, con superficie di 1.285 kmq, le telecamere sono 45 (ibidem).
Immobili Nonostante fosse proprietario di 59mila immobili, il Comune di Roma nel 2010 per i locali occupati dalla polizia municipale pagava canoni per tre milioni e mezzo contro i 30.017 euro di Milano: 117 volte di più (ibidem).
Robledo Il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo è stato trasferito all’Ufficio esecuzione penale su decisione del procuratore capo Bruti Liberati, che gli ha tolto la delega di coordinatore del pool anticorruzione. È la prima volta che accade in una Procura italiana. Robledo è stato messo a capo del pool Esecuzione, l’unico che non fa indagini, ma calcola e mette in esecuzione le pene dei condannati. Tra i motivi di Bruti Liberati: aver «sistematicamente disatteso il dovere di puntuale e preventiva informativa al Procuratore degli sviluppi delle indagini», «di avere, con il suo atteggiamento, di fatto sempre precluso una proficua» e «naturale collaborazione» con il pool reati societari di Francesco Greco. Al contrario, Robledo avrebbe svolto indagini di competenza del collega, come sull’Unicredit di Profumo (Brontos), su Telecom per le schede “silenti”, e sulla bancarotta Zincar. Il capo contesta poi al vice di non fare mai riunioni con l’intero pool, e di assegnare inchieste di tangenti solo a due fedelissimi (par di capire i pm Filippini e Pellicano), più di recente un terzo (Polizzi, membro del Consiglio giudiziario che dovrà valutare la circolare), da Bruti definito «cooptato». Bruti contesta a Robledo anche un cattivo uso di soldi: 170 dei 460 milioni che aveva inizialmente sequestrato (poi il sequestro scese a 90 milioni) a quattro banche internazionali (Ubs, Deutsche Bank, JP Morgan e Depfa Bank), accusate di aver truffato il Comune di Milano con prodotti finanziari derivati. I soldi non furono depositati, com’è obbligatorio, sul «Fug-Fondo unico giustizia», ma su due istituti brianzoli, la Banca di credito cooperativo di Carate Brianza (nata nel 1903) e quella di Barlassina (1953).
(a cura di Daria Egidi)