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 2014  ottobre 03 Venerdì calendario

La partita a scacchi dell’Eurotower

Bastano mezzo silenzio di Mario Draghi, due parole omesse, perché l’Italia tornasse per un giorno a tre anni fa. Piazza Affari la Borsa peggiore d’Europa, un crollo di quasi il 4%, solo perché il presidente della Bce ha dato l’impressione di non aver fretta: è ancora probabile che l’Eurotower arrivi agli «acquisti su larga scala» di titoli di Stato, ma ormai è chiaro che non avverrà subito.
Chi cercava un test di quanto irreale sia la normalità dei mercati attorno all’Italia, o quanto il Paese si regga sulla speranza in Draghi più che sulle proprie gambe, da ieri è accontentato. Una mezza giornata in cui la bombola a ossigeno è parsa allontanarsi, ha rivelato che il contagio può tornare in qualunque momento. L’Italia non ha sviluppato gli anticorpi per difendersi da sola, benché la disarmonia in seno alla Bce dovrebbe consigliare di farlo al più presto.
Una delle voci ricorrenti, impossibile da verificare con certezza, è per esempio che molti governatori dell’area euro fossero furiosi con Draghi un mese fa. Questo può spiegare la sua cautela di ieri a Napoli sull’azione dell’Eurotower, cioè sulla «dimensione » e sulla «composizione » (le due parole ieri omesse) degli acquisti di titoli sul mercato.
In Germania le critiche al banchiere centrale italiano sono sempre più virulente e le stesse mosse della Bundesbank riflettono il clima del Paese. Draghi viene accusato di muoversi di propria iniziativa. In particolare a inizio settembre il presidente della Bce avrebbe dato un annuncio senza prima concordare la mossa con i colleghi. È successo, si dice, quando disse che il bilancio della Bce doveva tornare «ai livelli di inizio del 2012».
Ha l’aria di un’osservazione per pochi addetti ai lavori, ma le implicazioni investono il futuro di centinaia di milioni di europei. Il bilancio della banca centrale, cioè la liquidità in euro che essa produce, è il sangue nelle vene dell’economia e negli ultimi cinque anni ha un andamento da montagne russe. Sale in verticale da metà 2011 fino a tutto il 2012, quando l’euro rischiava di andare in pezzi, e la Bce iniettava denaro nel sistema per tenerlo insieme. Poi l’Eurotower ha permesso che la liquidità si riducesse man mano che le banche le rimborsavano i prestiti.
Il bilancio della Bce è salito da duemila e tremila miliardi, fino a valere un quarto del Pil della zona euro, poi è ridisceso a duemila. Questo dovrebbe succedere quando un’economia migliora, la disoccupazione cala e la dinamica dei prezzi sembra normale. Nell’area euro nell’ultimo anno invece è accaduto il contrario: l’economia è peggiorata, la disoccupazione resta alta, i prezzi minacciano di avvitarsi, eppure la Bce ha ridotto l’ossigeno somministrato al paziente. La promessa di Draghi di far crescere di nuovo il bilancio della banca nasce di qui. E il (fondato) sospetto che l’abbia fatto con uno strappo unilaterale dice tutto sulle difficoltà che incontra in seno alla Bce.
Sembra quasi che si riescano a muovere passi in avanti solo quando si mette l’azionista di maggioranza, la Bundesbank, di fronte al fatto compiuto: non molto rassicurante per il futuro. La frenata dell’Eurotower ieri e il relativo tracrollo delle Borse nascono probabilmente da qui. Draghi a Napoli ha dovuto essere più prudente di un mese fa. La Bce ha appena lanciato aste straordinarie di liquidità fino a 400 miliardi di euro e un piano di acquisti di pacchetti di prestiti estesi dalle banche a famiglie e imprese. Per ora non sta funzionando: le banche non prendono molti prestiti da Francoforte e la Bce non trova molti titoli da comprare sul mercato.
Draghi ha bisogno di tempo per dimostrare, fuori e dentro la banca, che le misure già decise fin qui non bastano a far crescere di mille miliardi il bilancio della Bce. Solo dopo agirà con acquisti diretti anche sui titoli di Stato. All’Italia, la responsabilità di rafforzare i propri anticorpi al contagio nel frattempo. E smettere di illudersi di averne già abbastanza.