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 2014  ottobre 02 Giovedì calendario

Juve al verde

Il meglio degli articoli di oggi sulla sconfitta della Juve di ieri.

Avrà molti rimpianti, la Juve. Ha perso una partita che sembrava avvitata allo 0-0. Una partita molto fisica, in gran contrasto con quella di Manchester: là si ricamava, si rivaleggiava in tecnica e velocità. A Madrid, grandi ammucchiate, molti falli (l’arbitro ne ha fischiati 49, media piuttosto alta per la Champions), ricerca imprecisa di spazi difficili da trovare. Stare al gioco dell’Atletico è come cercare di catturare un istrice a mani nude. Prima o poi, ci si punge. [Mura, Rep].

Brutta partita, confusa, molto fisica, quasi nessun tiro in porta. Due squadre che si equivalevano e avevano difficoltà a superarsi. Sono mancati alla Juve gli uomini migliori: in parte Marchisio, poi Tevez e Pogba. Hanno tenuto poco il pallone, sono stati pressati e picchiati, sportivamente s’intende, ma non hanno pesato. È stata così una partita inespressa, molta veemenza, pochissimo calcio, in cui la Juve non aveva molto da guadagnare [Sconcerti, Cds].

La partita sembrava avvitata allo 0-0 perché nessuna delle due squadre ha cercato di vincere con l’arma del proprio gioco ma ha aspettato gli errori dell’avversaria [Mura, Rep].

Zero tiri in porta la Juve, povertà vista l’ultima volta nel 2006 (contro l’Arsenal), uno l’Atletico [Nerozzi, Sta].
 
È stata una notte di grande atmosfera e insolita povertà calcistica iniziale, poi la sfida si accende di colpo e non nella direzione sperata. L’Atletico tira una sola volta verso Buffon in tutto il primo tempo, ampio spazio di gara che la Juve governa con estrema sicurezza: padrona del campo, e soprattutto del centrocampo, nonostante Vidal sia stranamente pallido e venga addirittura tolto nel finale. Per mezza partita non si notano le vecchie sbavature emotive, piccole crepe di Champions che sapevano condizionare e talvolta paralizzare i bianconeri di Conte, mentre quelli di Allegri sembrano più sereni, forse troppo, se poi si considera che la loro pazienza diventerà attesa dell’Atletico e passività. Per 45 minuti, gli sfoghi agonistici dei “materassai” si riducono a una pressione nei duelli individuali, ma non sprigionano quel furore che l’anno scorso metteva in crisi qualunque avversario. Se osasse di più, la Juve potrebbe diventare pericolosa. Non lo fa, e alla lunga se ne dovrà pentire [Crosetti, Rep.].
 
Gioco camomilla quasi quanto quella maglia verde (la terza ideata dagli famelici sponsor) che grida vendetta nello spirito dei colori juventini [Signori, Gio]. 
 
Molte cose non funzionano nel sistema di navigazione bianconero verso l’area avversaria, Marchisio fatica a trovare la giusta distanza, pressato com’è da Raul Garcia e Arda Turan, mentre Vidal e Pogba sono regolarmente contrati da Saul e Koke: insomma, per la prima volta in stagione si avverte feroce la nostalgia di Pirlo [Condò, Gds].

Juve senza forza di penetrazione, Atletico più convinto del suo giocare. Nessuna delle due ha proposto pericoli veri, ma alla fine dei conti è bastata una svirgolata difensiva bianconera per chiudere la partita: il cross di Juanfran, Caceres ha mancato l’interdizione di testa su Mandzukic e Liechsteiner ha dormito (non una novità) sull’irrompere di Arda Turan. Frittata fatta e poco è servito l’ingresso di Morata, se non a fargli prendere un’ammonizione e a dimostrare che ieri la Juve andava a sbattere contro il muro Atletico. Pensate che, subito il gol, solo Liechsteiner ha costruito un’azione pericolosa e Arda Turan, intercettando il cross rasoterra, ha rischiato l’autogol. Ma forse sarebbe stata troppa grazia. Comunque sempre cose turche [Signori, Gio].

Il gol arriva nel momento in cui lo stadio sta fischiando tutta la sua frustrazione per un palleggio bianconero filosoficamente più vicino alla melina che al possesso palla, ma sinonimo di un certo controllo sul match ormai acquisito. Nel primo tempo un paio di fiammate di Mandzukic erano state i pallidi picchi di un Atletico solidissimo come sempre, ma molto meno illuminato rispetto a pochi mesi fa. Quando poi becchi un gol così, quasi fuori contesto per come si stava mettendo la partita, rimetterla in sesto è impossibile. Infatti il finale è una guerriglia metro per metro senza eroi e con una vittima: la speranza che dopo la Roma anche la Juve proclamasse ai quattro venti che l’Italia è tornata [Condò, Gds].

La Juve, altra differenza con la Roma, accusa nettamente il colpo [Mura, Rep].

Nessuna delle due squadre ne esce promossa davvero, ma l’Atletico fa 3 punti che lo tengono in corsa. Nel girone hanno vinto entrambe le squadre che avevano perso al primo turno. Ora sono 4 squadre a 3 punti, una bella domanda complessiva. È chiaro che la Juve ha buttato via una straordinaria occasione per rimanere da sola e tenere l’Atletico lontano [Sconcerti, Cds].