Corriere della Sera, 2 ottobre 2014
I bimbi dell’anno record hanno 50 anni
Cinquant’anni fa il record di nascite, il 1964 del baby-boom. Oggi il tempo delle culle vuote, con il punto più basso di parti nel 2013. Il frutto di quel primato sono il milione e 35 mila italiani che in questo 2014 hanno finora tagliato il traguardo del 50°compleanno. Tra loro molti nomi celebri (nelle foto in alto da sinistra la cantautrice Paola Turci, gli attori Valeria Bruni Tedeschi e Antonio Albanese, l’ex calciatore ed allenatore Gianluca Vialli). Praticamente il doppio degli appena 514.308 bebè nati nel 2013.
Culle vuote e una splendida cinquantenne. È il paradosso dell’Italia che, nel momento in cui tocca i minimi storici in fatto di natalità, si scopre impegnatissima a festeggiare la cifra tonda dei cinquant’anni. Nel 2014, infatti, ben 1.035.000 nostri connazionali hanno tagliato il traguardo del mezzo secolo. Sono i nati nel 1964, figli del baby boom , quelli concepiti sulla spinta del benessere, quando le famiglie erano propense alla natalità perché non avevano patemi economici.
Di bambini, allora, se ne facevano anche due o tre o addirittura quattro. Ma mentre loro e i coetanei spengono le candeline, l’Italia di oggi stenta a riempire lettini e carrozzine. E festeggia un primato negativo, molto pericoloso. Lo scorso anno, secondo l’Istat, sono venuti al mondo 514.308 bebè (il valore più basso da quando si fanno le rilevazioni), circa 20 mila in meno rispetto all’anno precedente e 62 mila in meno rispetto al 2008, anno che ha segnato l’avvio della crisi. Le attese per il prossimo bilancio sono negative. «Temiamo una riduzione ulteriore. Neppure durante le guerre c’è stata tanta difficoltà nel progettare l’allargamento del nucleo familiare. Il paradosso è che i genitori hanno desiderio di procreare ma non possono realizzarlo», dice Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare e sanità del Censis che ha curato l’indagine su fertilità e infertilità intitolata «Diventare genitori oggi», in collaborazione con la Fondazione Ibsa per la ricerca scientifica.
L’altra faccia della medaglia è la classe del ‘64. Tra i nati di quell’anno anche tante facce note: «La prossima intervista la farò quando ne avrò cento, i 50 non mi fanno paura. Sono viva, in salute, ho due figlie che adoro», dice fiera Monica Bellucci che tre giorni fa ha varcato la fatidica soglia senza un briciolo di rimpianto. Con lei Sabrina Ferilli, Francesca Neri, Isabella Ferrari, Paolo Virzì. E poi Antonio Albanese, Valeria Bruni Tedeschi, Gianluca Vialli, Paola Turci.
Il fenomeno baby boom è racchiuso nell’arco di tre anni: ‘63 (978 mila nati), ‘64 e ‘65 (1.018.000). «Cosa succederà all’Italia quando i figli di quelle annate saranno vecchi tutti insieme e mancherà il ricambio? — si chiede la sociologa Vaccaro —. Il problema della denatalità è sottovalutato», denuncia la Vaccaro. Cristina Parodi, conduttrice de La Vita in diretta con Marco Liorni, esprime la gioia di una cinquantenne appagata: «Vengo da una realtà familiare fatta di figli — ne ho 3 — e di nipoti, è come se mi portassi dietro l’eredità del baby boom . Soffro nel vedere coppie prive di questa ricchezza. Mi auguro con tutto il cuore che i giovani cambino mentalità». Un cambio, però, subordinato anche agli interventi pubblici: per il 61% degli italiani — dice il rapporto del Censis-Ibsa — se questi migliorassero le coppie sarebbero più propense a mettere al mondo dei figli.
Proprio ieri, in parallelo con la diffusione dell’indagine Censis, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin (molto lontana dai 50 anni) ha annunciato l’apertura del tavolo della fertilità e prevenzione delle cause dell’infertilità. Venticinque esperti di varia estrazione coordinati dalla ginecologa Eleonora Porcu, vicepresidente del Consiglio superiore di sanità, sono stati incaricati di elaborare entro sei mesi un documento che indichi strade per invertire la curva discendente. «Non sono solo le difficoltà economiche a frenare le coppie ma anche la disinformazione — dice il ministro —. Le donne non sono sufficientemente consapevoli del fatto che a un certo punto della loro vita le possibilità di restare incinte cala drammaticamente. Il tema della natalità e dell’inverno demografico è una grande questione da cui dipende lo sviluppo». Da qui il progetto di partire intanto con una campagna di sensibilizzazione.