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 2014  settembre 27 Sabato calendario

I servizi segreti pagavano boss mafiosi in carcere per avere informazioni • La Cei sferza Renzi • Anche il regno Unito farà i raid aerei contro l’Isis • Un uomo uccide sua moglie e il presunto amante • Quasi finita l’opera di deviazione del fiume Yangtze


Ricompense Il “Protocollo Farfalla”, sottoscritto nel 2004 dai vertici dell’allora Sisde e del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Tolto il segreto di Stato a luglio di quest’anno, si è scoperto che i servizi di sicurezza hanno offerto laute ricompense a una decina di autorevoli padrini di Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra rinchiusi al 41 bis, per cercare di ottenere informazioni. Con alcune particolarità: «esclusività e riservatezza del rapporto», nel senso che gli informatori non potevano parlare con altri, né altri dovevano sapere della loro collaborazione; «canalizzazione istituzionale delle risultanze informative a cura del Servizio», per cui solo il Sisde avrebbe deciso se e quando avvertire inquirenti e investigatori, e di che cosa; «gestione finanziaria a cura del Servizio», con pagamenti «in direzione di soggetti esterni individuati dagli stessi fiduciari». Familiari dei detenuti, presumibilmente. Tra i detenuti contattati ci sono quattro appartenenti a Cosa nostra. Tre dell’area palermitana: Cristoforo «Fifetto» Cannella, condannato all’ergastolo per la strage di via D’Amelio; Salvatore Rinella, della mafia di Caccamo, considerato vicino al boss Nino Giuffrè, braccio destro di Provenzano che in quel periodo stava collaborando con la magistratura; Vincenzo Buccafusca. E poi il catanese Giuseppe Di Giacomo, del clan Laudani. Tra i calabresi viene indicato Angelo Antonio Pelle, mentre per i campani ci sono Antonio Angelino e Massimo Clemente, più qualche altro. Il protocollo è una carta in più contro l’ex generale Mario Mori, allora a capo del servizio segreto civile e ora chiamato a rispondere per la presunta trattativa tra Stato e mafia.

Slogan «Basta slogan, Renzi ridisegni l’agenda politica» (il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino).

Isis Nelle prossime ore sei Tornado della Raf si leveranno dalla base di Cipro e cominceranno a bombardare le postazioni dell’Isis. Assieme a Londra anche la Danimarca ha deciso di schierare sette F-16. Sale, dunque, il livello di allerta: il responsabile antiterrorismo della Ue, il belga Gilles de Kerchove, intervistato dalla Bbc, ha rivelato che i jihadisti partiti dall’Europa e arruolatisi nel Califfato, lo Stato islamico, sono tremila.

Delitto Daniela Nenni, 49 anni, e Alessandro Santoni, 38. La donna, tecnico informatico dell’Inps, «allegra e solare», sorriso aperto, era sposata con il collega Mauro Micucci, 57 anni. Per molti anni erano stati una «coppia modello», quando si erano sposati lui aveva già due figli e poi, dal matrimonio, ne arrivarono altri tre, di cui uno disabile. Negli ultimi tempi, però, le cose tra loro erano cambiate: litigavano spesso e vivevano da separati in casa. Lui si era fissato che sua moglie avesse una relazione con Alessandro Santoni, elettricista addetto alle riparazioni del palazzo dell’Insp, alto, fisico atletico, un figlio di dieci anni. Per controllarla scendeva spesso dal terzo piano, dove aveva l’ufficio, al secondo, dov’era quello della moglie. Ieri, forse con l’idea di farli fuori, si portò da casa un Camillus, coltello con lama di quindici centimetri usato dai Marines. In serata li vide confabulare e prendere l’ascensore per scendere al primo piano interrato. Li precedette e li aspettò là sotto: quando la porta si aprì, i due se lo trovarono di fronte e non ebbero nemmeno il tempo di reagire. Morirono sul colpo, l’uno sull’altro, trafitti da innumerevoli coltellate. Quindi Micucci ha chiamato il 112: «Ho ucciso mia moglie e il suo amante». Intorno alle 18 di venerdì 27 settembre, nel palazzo dell’Inps di via Quintavalle, quartiere Tuscolano, Roma.

Yangtze Il 31 ottobre sarà aperto il canale che devia di 1.267 chilometri verso settentrione l’acqua dello Yangtze dalle pianure centro-meridionali. Porterà a Pechino 13 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno. Per realizzare il progetto sono stati spostati 330mila contadini, ci sono voluti 15 anni di lavori e 60 miliardi di dollari. Dovrebbe risolvere la carenza d’acqua del nord del Paese, che dispone di solo un quinto dell’acqua dolce disponibile pur avendo i due terzi delle terre agricole (Santevecchi, CdS).

Acqua Secondo i criteri internazionali, si parla di carenza d’acqua quando una persona ne ha a disposizione meno di mille metri cubi all’anno: gli abitanti di Pechino possono contare solo su 145 metri cubi, buona parte inquinati (ibidem).

(a cura di Daria Egidi)