La Stampa, 26 settembre 2014
Telecom, spunta un’offerta da 7,5 miliardi
Suona la campanella dell’Opa a Telecom Italia? Approfittando dell’interregno che vige nella compagine azionaria - con la vecchia guardia di Telco pronta a vendere le quote, gli spagnoli di Telefonica che se ne sono già andati e Vivendi non ancora entrata nella stanza dei bottoni -, una vecchia volpe (americana) del settore scalda i muscoli a bordo campo. Secondo l’agenzia internazionale Bloomberg, l’ex numero uno dell’australiana Telstra, Sol Trujillo, con un passato in ruoli apicali in At&T, Orange e Us West, starebbe organizzando una cordata per rilevare una quota importante di Telecom Italia.
Il piano - chiamato «progetto Adriano», in omaggio all’imperatore romano - prevederebbe un investimento complessivo di 7,5 miliardi di euro che, in sostanza, permetterebbero al supermanager di origini messicane e ai suoi alleati (per ora sarebbero della partita fondi sovrani del Qatar e di Abu Dhabi) di andare ben oltre la metà dei diritti di voto di Telecom, che in tutto di miliardi ne capitalizza circa 12. Ancora però non è chiaro cosa ci sia nelle intenzione di Trujillo, se un aumento di capitale riservato o l’acquisto di titoli sul mercato (entrambi col rischio elevato di dover lanciare un’Opa successiva obbligatoria), in un lavoro comunque ancora in corso d’opera. Mancherebbero ancora capitali per completare il finanziamento.
I lavori preparatori non ultimati e la volontà di non agire senza prima essersi assicurato il supporto da parte del governo italiano avrebbero indotto Trujillo a muoversi del tutto sottotraccia (la manovra, del resto, sarebbe iniziata un anno fa, con tanto di advisor newyorkesi), salvo abboccamenti informali con uomini di Palazzo Chigi. Ieri il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli se l’è cavata con una battuta: «L’unico Adriano che conosco - ha detto sorridendo- era un giocatore dell’Inter...».
Nel mezzo però c’è un problema mica da poco, la Rete. Su questo Giacomelli scherza un po’ meno: «Il Governo italiano - ha spiegato - ha solo un titolo per intervenire su un’azienda privata e che sta sul mercato come Telecom: tutelare l’interesse nazionale legato alla sicurezza e allo sviluppo di un’infrastruttura strategica come la rete. Eserciteremo questa prerogativa». Se del caso, dunque, scatterà la cosiddetta golden power, «nei confronti di chiunque».
La Borsa per il momento preferisce assumere una posizione di attesa. Dopo una prima fiammata in cui il titolo ha superato il 5% di rialzo, col passare delle ore, l’entusiasmo s’è smorzato con le azioni a +0,11% in una seduta complessivamente negativa (-1,35% l’indice Ftse Mib). È comunque passato di mano il doppio di quanto accade di solito: 257 milioni di azioni, pari all’1,95% del capitale ordinario. Ora non resta che attendere, per un’operazione che difficilmente potrebbe avere natura non ostile. Al pari sarebbe però difficile trovare alfieri a difesa dello status quo. Mediobanca, coerentemente con quanto fin qui sostenuto, è decisa a vendere entro giugno 2015. E lo stesso faranno Intesa Sanpaolo e Generali che hanno messo il relativo impegno nei rispettivi piani triennali. È possibile che della cosa si accenni nel cda convocato per oggi, in cui si potrebbe parlare anche di immobili e di torri. Ma il tema centrale sarà un altro: l’Argentina. Il termine è scaduto e Fintech non ha potuto completare l’acquisto della quota di maggioranza della controllata di Baires di Telecom. Il cda esaminerà la proposta di Fintech di una proroga, dopo che nei giorni scorsi si era parlato di un possibile acquisto a termine, della durata di due anni e condizionato al sì delle authority locali. Nel giorno, poi, in cui Telecom ha rafforzato la partnership con Sky, il tema della convergenza tra tecnologia e contenuti è tornato alla ribalta. Merito di Fedele Confalonieri. Il presidente Mediaset non ha escluso una futura alleanza con Telecom. «Tutto può essere aperto. Se ne parla da decenni, ma è più semplice a dirsi che a farsi. Sono cose molto complicate...».