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 2014  settembre 25 Giovedì calendario

De magistris condannato si autoassolve moralmente

Il de Magistris politico, nel giorno in cui è stato condannato per abuso d’ufficio, ha detto cose che il de Magistris magistrato mai si sarebbe sognato di dire. Il sindaco di Napoli ieri è stato riconosciuto colpevole di abuso di ufficio per aver acquisito, ai tempi in cui era pm, utenze telefoniche di parlamentari durante l’inchiesta «Why not». La pena è di un anno e tre mesi di reclusione. Il de Magistris politico ha tuonato: «Ho subito la peggiore delle ingiustizie, ho ricevuto una condanna per fatti insussistenti, la mia vita è sconvolta, ma rifarei tutto». Il sindaco ha aggiunto di non volersi dimettere, proprio in virtù di quelle accuse che ritiene, lui ma non il tribunale, inesistenti.
Ed è qui che si affaccia la doppia identità (e il doppio binario) che de Magistris pretende per sé. Nessun dubbio infatti che il de Magistris pm, ma anche il de Magistris politico (prima che diventasse un indagato, però), di un politico condannato avrebbe chiesto le dimissioni. E immediate. Ma ciò che diceva allora, adesso non vale più. Ritenersi vittima di accuse infondate, oltre che legittimo, è una costante che accomuna tanti condannati. Il più noto di questi, Silvio Berlusconi, ha sempre sostenuto di essere innocente.
I tribunali hanno ovviamente deciso a prescindere dal suo parere. Lo stesso de Magistris, non essendo coinvolto, ha reclamato più volte le dimissioni del leader di Forza Italia convinto della sua colpevolezza. Ora che un tribunale ha condannato lui, il sindaco (non ritenendosi colpevole) definisce la sentenza «legalità formale intrisa di ingiustizia profonda» e conclude, incurante dell’enormità, di non voler cedere «alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato».