la Repubblica, 24 settembre 2014
Carlo Petrini sugli Ogm:«Poche le garanzie meglio tenerli lontani»
Oggi non siamo in grado di dire che gli Ogm sono sicuri, per cui continuiamo nella ricerca ma teniamoli lontani dai campi e dalla tavola». Il fondatore di Slow Food Carlo Petrini è contrario alla coltura in Italia per un «principio di precauzione ». Perché ritiene che sia meglio vietarla? «Non abbiamo garanzie scientifiche sulla sicurezza della coltivazione di Ogm, non conosciamo gli effetti che possono avere sul lungo periodo per l’organismo umano. Ciò che conosciamo, al contrario, sono le conseguenze sulla biodiversità: le piante modificate geneticamente sono sempre uguali a se stesse ma modificano l’ambiente circostante, il patrimonio genetico delle coltivazioni vicine». Quali sono i valori che il divieto garantisce? «Il principale è la sovranità alimentare di chi coltiva e di chi consuma. I pollini si muovono, volano e si spostano e questo fa sì che un campo coltivato a Ogm vada per forza di cose a contaminare il vicino campo biologico o convenzionale. Questa a me pare una violenza». Nei fatti però ce li ritroviamo nel piatto, perché tanti prodotti tipici derivano da animali nutriti con mangimi a base di Ogm, importati dall’estero. Non è un paradosso? «È indubbio che questo sia un problema serio: manca una normativa che imponga di etichettare e tracciare adeguatamente i mangimi. Ma molti agricoltori si stanno organizzando. Aggiungo che per tutti i prodotti biologici certificati è escluso qualunque Ogm: se compro un salame biologico sono certo che gli animali con cui è stato prodotto non abbiano mangiato Ogm». Quali sono le opportunità di un’agricoltura “Ogm free”? «La forza del made in Italy alimentare sta nel nostro grande patrimonio di biodiversità. Le sementi Ogm, uguali in tutto il mondo, lo impoverirebbero».