15 settembre 2014
Tags : Matteo Marchesini
Biografia di Matteo Marchesini
• Castelfranco Emilia (Modena) 1979. Critico letterario e scrittore. Collabora con Il Foglio e il Domenicale del Sole 24 Ore. Tra le sue pubblicazioni: la raccolta di racconti Le donne spariscono in silenzio (Pendragon 2005), le poesie di Marcia nuziale (Scheiwiller 2009), le satire di Bologna in corsivo. Una città fatta a pezzi (Pendragon 2010) e il romanzo Atti Mancati (Voland 2013). Dal 1998 al 2012 è stato prima redattore e poi curatore dell’Annuario di poesia curato da Giorgio Manacorda e Paolo Febbraro. Nel 2012 è uscita per Gaffi la sua raccolta di saggi Poesia senza gergo. Sugli scrittori in versi del Duemila e per le Edizioni dell’Asino quella di ritratti letterari intitolata Soli e civili. Da ultimo: Da Pascoli a Busi. Letterati e letteratura in Italia, (Quodlibet 2014).
• «Si è imposto come una delle voci più acute e stimolanti della nostra critica letteraria. Impresa tutt’altro che facile in un mondo in cui la critica ha ormai perso la propria tradizionale autorevolezza e lo spazio dedicato alla letteratura nelle pagine culturali dei quotidiani è sempre più esiguo. Oggi i critici acquistano una qualche visibilità soltanto quando sono coinvolti in qualche (più o meno oziosa) polemica» (Raoul Bruni) [Eur 9/7/2014].
• «Ormai le polemiche si fanno solo se l’avversario è già sepolto dalla Storia o dall’opinione, e socialmente innocuo; oppure se si tratta di combattere una fazione nemica per motivi tutt’altro che critici; o ancora, se l’invettiva contro un “potente” garantisce subito una visibilità pubblica da “anticonformisti”, e se le posizioni in gioco possono essere ridotte a slogan» [dalla premessa a Da Pascoli a Busi. Letterati e letteratura in Italia, Quodlibet 2014].
• Ammette il suo debito di riconoscenza nei confronti di Alfonso Berardinelli: «Ho letto per la prima volta Berardinelli alla fine del liceo. Ed è stato subito un sollievo. Quel critico epigrafico e cordiale dava ordine e autorevolezza a molti pensieri che avevo già rimuginato a lungo in solitudine. (…) Vivevo infatti in un microcosmo bolognese in cui la cultura veniva usata come un mero lasciapassare sociale, e si presentava come un insieme di gerghi amministrati da gruppi sedicenti alternativi che emarginavano chiunque contestasse i loro rigidi quanto opachi presupposti ideologici. Leggendo Berardinelli mi sentivo meno solo» [Fog 3/5/2014].
• «La critica letteraria vincente ha eletto a protagonisti del Novecento italiano Gadda, Montale e Calvino. A pensarci bene, si tratta di un Canone della Paura. Ciò che le tre corone hanno in comune è infatti la coazione a chiudersi in una forma in grado di proteggere a priori dall’esperienza quotidiana. Ma proprio per questo, appena lo scintillante abito formale si smaglia non ci s’imbatte in semplici difetti, bensì in una radicale carenza umana e di conseguenza estetica. Dietro il virtuoso barocco di Gadda spuntano la goliardia e il dannunzianesimo. Dietro la maschera metallica di Montale si scopre il volto di un qualunquista in pantofole. Quanto a Calvino, la sua rimozione di caos e dolore lo costringe a ridurre drasticamente le proprie possibilità di rappresentazione: e dove non arriva la geometria delle parabole resta appena un debole illuminismo, versione progressista del liberalismo montaliano» [Fog 1/2/2014].
• Vive a Bologna. Tra il 1999 e il 2003 ha gestito una libreria specializzata in letteratura italiana contemporanea a San Giovanni in Persicelo (BO).