La domenica del corriere, domenica 29 gennaio 1899, 3 settembre 2014
Tags : Pelle
La cera che copre la pelle umana
La domenica del corriere, domenica 29 gennaio 1899
Chi avrebbe finora sospettato che l’uomo fosse coperto da un involucro di cera: di vera e propria cera come quella fornita dalle api? La singolare scoperta è stata fatta recentemente dal professor L. Ranvier dell’Istituto francese: siamo in parte fatti di cera, tal quale i personaggi dei Panottici davanti ai quali si fermano i contadini apprendo tanto d’occhi.
È saputo che la parte esterna della pelle umana, conosciuta sotto il nome di epidermide, deve contenere una materia grassa. Ma quale materia? Ecco il problema che il sig. Ranvier s’accinse a sciogliere, cominciando con l’isolare la parte grassa della pelle stessa. Il modo è abbastanza facile; basta immergerle una parte del corpo qualunque nell’acqua bollente per circa mezzo minuto per vedere l’epidermide staccarsi come un guanto. Per separare la parte grassa si immergono i pezzi staccati in una piccola quantità d’etere che ha appunto la proprietà di scioglierla; quindi si filtra e si lascia svaporare. Una palma di mano fornisce circa dieci centigrammi di tale grasso.
Il grasso epidermico è giallastro, solido nella temperatura ordinaria, possiede la plasticità e la consistenza della cera, ed ha lo stesso grado di fusione. Per con catarro il professor Ranvier depose sopra un pezzo di carta da sigarette un pezzetto di cera umana ed un pezzetto di cera d’alveare, a breve distanza l’uno dall’altro. Introdotta la carta in un tubo di vetro munito d’un termometro, lo fece riscaldare lentamente e vide che le due specie di cera fondevano contemporaneamente 35° lasciando sulla carta una macchia uguale visibilissima. Questo fatto è tanto più interessante in quanto che anche la cera comune è un prodotto di secrezione della pelle; ecco dunque nell’uomo, come nei mammiferi e come nelle api, la cera fabbricata dalla pelle.
Così si spiega perché la nostra epidermide sia impenetrabile all’acqua ed apparecchi differenti soluzioni: il nostro corpo è coperto da una vernice dotata di solidità e di pieghevolezza egualmente mirabili.
La pelle dunque non è formata, come prima supponevasi da una serie di piccole squame riunite, ma da tanti recipienti minuscoli contenenti una sostanza cerea atta a preservare da pericolosi contatti e da azioni chimiche. Ecco ora spiegato l’effetto della glicerina e da altri corpi grassi sulle screpolature: il freddo senza dubbio rende difficile la formazione del grasso e la solidifica per modo da togliere elasticità all’epidermide, donde il bisogno di una giunta artificiale del medesimo grasso. Ora il professor Ranvier sta studiando per conoscere il modo con il quale la cera benefica e protettrice si forma nell’interno dell’organismo. Ma il fatto capitale e provato è questo: siamo coperti di cera, e di cera che si fonde alla temperatura di 35°.
Chi avrebbe finora sospettato che l’uomo fosse coperto da un involucro di cera: di vera e propria cera come quella fornita dalle api? La singolare scoperta è stata fatta recentemente dal professor L. Ranvier dell’Istituto francese: siamo in parte fatti di cera, tal quale i personaggi dei Panottici davanti ai quali si fermano i contadini apprendo tanto d’occhi.
È saputo che la parte esterna della pelle umana, conosciuta sotto il nome di epidermide, deve contenere una materia grassa. Ma quale materia? Ecco il problema che il sig. Ranvier s’accinse a sciogliere, cominciando con l’isolare la parte grassa della pelle stessa. Il modo è abbastanza facile; basta immergerle una parte del corpo qualunque nell’acqua bollente per circa mezzo minuto per vedere l’epidermide staccarsi come un guanto. Per separare la parte grassa si immergono i pezzi staccati in una piccola quantità d’etere che ha appunto la proprietà di scioglierla; quindi si filtra e si lascia svaporare. Una palma di mano fornisce circa dieci centigrammi di tale grasso.
Il grasso epidermico è giallastro, solido nella temperatura ordinaria, possiede la plasticità e la consistenza della cera, ed ha lo stesso grado di fusione. Per con catarro il professor Ranvier depose sopra un pezzo di carta da sigarette un pezzetto di cera umana ed un pezzetto di cera d’alveare, a breve distanza l’uno dall’altro. Introdotta la carta in un tubo di vetro munito d’un termometro, lo fece riscaldare lentamente e vide che le due specie di cera fondevano contemporaneamente 35° lasciando sulla carta una macchia uguale visibilissima. Questo fatto è tanto più interessante in quanto che anche la cera comune è un prodotto di secrezione della pelle; ecco dunque nell’uomo, come nei mammiferi e come nelle api, la cera fabbricata dalla pelle.
Così si spiega perché la nostra epidermide sia impenetrabile all’acqua ed apparecchi differenti soluzioni: il nostro corpo è coperto da una vernice dotata di solidità e di pieghevolezza egualmente mirabili.
La pelle dunque non è formata, come prima supponevasi da una serie di piccole squame riunite, ma da tanti recipienti minuscoli contenenti una sostanza cerea atta a preservare da pericolosi contatti e da azioni chimiche. Ecco ora spiegato l’effetto della glicerina e da altri corpi grassi sulle screpolature: il freddo senza dubbio rende difficile la formazione del grasso e la solidifica per modo da togliere elasticità all’epidermide, donde il bisogno di una giunta artificiale del medesimo grasso. Ora il professor Ranvier sta studiando per conoscere il modo con il quale la cera benefica e protettrice si forma nell’interno dell’organismo. Ma il fatto capitale e provato è questo: siamo coperti di cera, e di cera che si fonde alla temperatura di 35°.