Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 27 Mercoledì calendario

C’è questa stranezza, che le aspettative sull’economia sono grigie per non dire nere, e intanto le Borse tendenzialmente salgono, lo spread sta basso e ieri il Tesoro ha venduto tre miliardi di titoli a due anni spuntando il tasso più basso della storia, cioè lo 0,326%

C’è questa stranezza, che le aspettative sull’economia sono grigie per non dire nere, e intanto le Borse tendenzialmente salgono, lo spread sta basso e ieri il Tesoro ha venduto tre miliardi di titoli a due anni spuntando il tasso più basso della storia, cioè lo 0,326%.

Lei sa già che io potrei non aver capito niente. A parte il concetto generale che l’economia va giù e le Borse vanno su.
Le Borse sono schizzate verso l’alto soprattutto lunedì, sull’entusiasmo per certi discorsi fatti da Draghi in America. Ieri, restando in territorio leggermente positivo, si sono alquanto calmate. Ma rifletta su questo: Draghi dice certe cose, lei corre per questo a comprarsi una nuova automobile? Certamente, no. Chi gioca in Borsa invece si precipita a comprare azioni e obbligazioni perché crede di capire da quello che ha detto Draghi che la Borsa andrà su. Non bisogna dimenticare questo punto, il punto cioè che fa la differenza: la Borsa sale soprattutto perché gli operatori pensano che salirà. Se salirà, meglio comprare adesso e vendere casomai quando sarà ai massimi e si comincerà a pensare che scenderà. In altri termini: il giudizio della Borsa sull’economia di un Paese, cioè sull’andamento della ricchezza reale, è vero solo a medio termine. Sul breve invece gli speculatori fanno il bello e il cattivo tempo sulla base di considerazioni tutte loro.  

La cosa vale anche per lo spread, che non mi ricordo più che cos’è?
La differenza tra il tasso d’interesse tra i titoli a dieci anni tedeschi e i titoli a dieci anni italiani. “Titolo a dieci anni" vuol dire che il capitale prestato dal risparmiatore sarà restituio tra dieci anni. Nel frattempo il Tesoro tedesco o quello italiano paga un interesse. In questo momento i tedeschi pagano addirittura un interesse negativo: tu gli hai prestato cento, loro non ti danno nessun interesse e tra dieci anni ti restituiranno (mettiamo) 95. Che razza d’investimento è?, potrebbe chiedermi lei. È un investimento che si basa sulla considerazione che se metto i soldi da qualche altra parte potrebbe andarmi molto peggio. Lo spread italiano ieri era a 149, con un rendimento del decennale al 2,43%. A differenza del Bund tedesco, paghiamo qualcosa a chi ci ha prestato i soldi, ma quel 2,43% è comunque un minimo storico.  

Che cosa ha detto Draghi per rendere tanto euforiche le Borse nonostante le economie grigie o nere?
Venerdì scorso, a Jackson Hole, nel Wyoming, si sono incontrati un bel po’ di banchieri centrali. Draghi ha parlato e ha detto: «Si rischia di più a fare troppo poco che a fare troppo». L’interpretazione generale di questa frase, sibillina per noi comuni mortali ma chiarissima per gli addetti ai lavori, è questa: la Banca Centrale Europea è tendenzialmente favorevole a seguire le linee espansive (il "troppo") di Giappone e Stati Uniti, perché, nonostante i danni che queste linee espansive possono provocare, in questo momento storico una linea di controllo ossessivo della liquidità (il "troppo poco", cioè l’austerità tedesca) può produrre danni ancora maggiori. Non so se la cosa è chiara.  

Spieghiamola meglio.
In che cosa consiste e a che cosa serve la cosiddetta autorità tedesca? A tenere bloccata l’inflazione, a far circolare poco denaro (la massa di banconote in circolazione è scesa del 32% da luglio 2012), quindi a rendere molto difficile il fare nuovi debiti. Americani e giapponesi, fregandosene dell’inflazione, hanno stampato banconote come matti e comprato a man bassa titoli del debito pubblico americano e giapponese, finanziando le banche che hanno poi riversato liquidità sul sistema. Se Draghi farà questo, gli operatori avranno denaro per comprare sui mercati ed ecco i numeri positivi delle Borse e dello spread. Arriveranno in questo modo soldi anche alle banche. Le banche ce li daranno per comprare casa o rifarci la macchina, cioè per sostenere la domanda? Questo è il problema.  

Quindi, per ora, i dati sull’economia restano negativi.
I prezzi scendono e  siamo non in zona inflazione, ma in zona deflazione. Questo è il segno più evidente della crisi. Come mai i mercati non ne tengono conto? Per questo: i dati dell’economia fotografano il mondo reale, mentre quelli della finanza rispecchiano (specie nel breve termine) soprattutto una sequenza di considerazioni mentali, logiche e cervellotiche allo stesso tempo. La realtà è questa: la Germania dovrebbe registrare nel terzo trimestre una crescita zero; la Germania e l’Europa stanno pagando tra l’altro la crisi ucraina. Prima di tutto per la guerra e poi per le sanzioni decise dall’Occidente e che indirettamente colpiscono anche noi. Inoltre Putin controsanziona e ci colpisce a sua volta. I russi hanno anche il problema del prezzo del petrolio da troppo tempo sotto i cento dollari, il che per la loro economia è un problema. Insomma, Borse e spread possono fare quello che vogliono, la verità è che per il momento di soldi non ce ne sono. Specialmente in Italia. Padoan e Renzi si sono incontrati l’altro giorno per un’ora e, a quanto si sa, il ministro ha tolto al premier parecchie illusioni sul prossimo futuro.