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 2014  agosto 26 Martedì calendario

Biografia di Carlo Sini

• Bologna 6 dicembre 1933. Filosofo. Allievo di Giovanni Emanuele Barié (1894 – 1956) e di Enzo Paci (1911-1976), ha insegnato per decenni Filosofia teoretica all’Università di Milano.
• La sua proposta teoretica si è concentrata sul tema della scrittura e sulla centralità dell’alfabeto greco come forma logica del pensiero occidentale. «C’è in queste filosofie o visioni del mondo un’idea di perfezione che ha provocato danni e fraintendimenti. E tutto ciò è nato dalla pretesa di affidare alla scrittura il ruolo di cardine su cui l’Occidente ha fondato il proprio sapere. L’introduzione della scrittura modifica la nostra percezione del mondo, per il semplice motivo che ogni scrittura ha un supporto che è fuori dal corpo di chi parla. La scrittura – diversamente dall’oralità – ci pone di fronte a un sapere oggettivo che va interpretato. Quando è la voce a trasmettere il sapere, non c’è separazione o distanza tra ciò che diciamo e il mondo che lo accoglie e di cui facciamo parte. Nella scrittura invece va ravvisata quella radice oggettiva che si svilupperà con la scienza. Senza la scrittura alfabetica e matematica – che sono scritture per tutti – non avremmo avuto l’universale e quindi la scienza. È stata la nostra forza, la nostra potenza, ma anche la nostra superstizione e il nostro equivoco. Per la semplice ragione che sia la scienza che il senso comune pensano che ci sia un mondo fuori di noi che possiamo conoscere» (ad Antonio Gnoli) [Rep 14/2/2013].
• La storia del pensiero filosofico viene interpretata da Sini come l’avvicendarsi dei differenti tentativi da parte dei filosofi di svelare attraverso la scrittura teorica una verità del mondo più profonda di quella immediatamente percepibile. «Anche la “teoria”, ciò che costituisce, per unanime riconoscimento, la più spiccata caratteristica dell’Occidente, della sua civiltà e della sua cultura, è a sua volta una pratica, un modo di esercitare il saper fare, il saper dire e il saper scrivere (…) Il pensiero delle pratiche, la sua “etica”, è così il progetto estremo della filosofia, in quanto le conferisce il coraggio di analizzare i propri limiti costitutivi e strutturali e di scorgere le conseguenze storiche che ne sono derivate. E’ in sostanza questo progetto autocritico e autocomprensivo l’elemento di merito che avvalora la nostra civiltà e cultura a porsi come modello possibile della globalizzazione planetaria» [in Giuseppe Riconda e Claudio Ciancio (a cura di) Filosofi italiani contemporanei, Mursia 2013, pp.350-351].
• «Per Sini molto prima di essere soggetto di una pratica, il soggetto è soggetto a una pratica, e anzi a un intreccio di molteplici pratiche che lo caratterizzano e che insieme lo condizionano. Ad esempio, il lavoro degli orchestrali non potrebbe né esercitarsi né concepirsi senza le pratiche che hanno forgiato i loro strumenti e governato i loro lunghi studi» [in Dario Antiseri e Silvano Tagliagambe (a cura di) Storia della filosofia vol.14, Rcs 2008, p.559].
• Conseguentemente, considera il realismo una posizione ingenua. «Perché o noi facciamo parte di quella realtà oppure è illusorio pensare di conoscerla. Nel senso che noi siamo parte della realtà pur distinguendoci da essa. Siamo parte della verità ma non siamo la verità» (a Gnoli cit.).
• L’editrice Jaca Book ne sta pubblicando l’intera opera.
(a cura di Massimo Zanaria)