26 agosto 2014
Tags : Paolo Natale
Biografia di Paolo Natale
• Sociologo. Sondaggista. Insegna Metodologia e tecniche della ricerca sociale alla facoltà di Scienze Politiche di Milano ed è consulente di Ipsos. Con Luca Ricolfi ha fondato la rivista Polena (2004-2011). Pubblica le sue analisi su Europa. Nel 2009 ha scritto per Laterza Attenti al sondaggio!
• Sua la locuzione di fedeltà leggera per indicare come il voto nella seconda Repubblica si esprimesse come estrema fedeltà alla coalizione di appartenenza (chi votava per il centrosinistra non avrebbe mai preso in considerazione la possibilità di votare per la coalizione avversaria, e viceversa: i flussi elettorali principali erano, di conseguenza, tutti interni alle coalizioni).
• Ha studiato, con Roberto Biorcio, il movimento di Beppe Grillo nel libro Politica a 5 stelle (Feltrinelli 2013), individuando all’interno della formazione la coabitazione di almeno quattro tipologie di simpatizzanti: i sostenitori di vecchia data (militanti), i delusi di sinistra (gauchiste), i nuovi acquisti (razionali) e gli elettori la cui scelta è determinata soprattutto dalle valutazioni negative nei confronti della casta politica e dei recenti governi (i meno peggio).
• Dopo le elezioni politiche del 2013 ha fatto autocritica per aver sbagliato le previsioni elettorali che davano per scontata una larga vittoria del Pd, sottovalutando la forza d’urto mostrata dal M5S: «Grillo si nutre del crescente disamore per la politica e per i politici ottenendo, abbiamo visto, un grande seguito popolare. Che non si è fermato all’elettorato di centrodestra ma, come rilevano le analisi degli ultimi giorni, ha coinvolto una quota significativa dei votanti di centrosinistra e soprattutto di quelli del Pd. Questo è stato il motivo ultimo che ha portato alla smentita delle previsioni e alla decrescita della coalizione guidata da Bersani, rispetto alle aspettative. Proprio la grande manifestazione romana di Grillo, così enfatizzata da tutti i reportage mediatici, e con parole d’ordine vicine anche alle corde della sinistra, ha indotto una parte di elettori che intendevano votare Pd a cambiare idea negli ultimi istanti, a privilegiare un’aria di svecchiamento ritenuta necessaria pure al proprio partito di riferimento» [“Autocritica di un sondaggista”, Eur 27/2/2013].
• Nel 2014 ha spiegato così il motivo della sottostima del risultato elettorale del Pd alle elezioni europee: «Nella realtà molti dei sondaggi che venivano realizzati fornivano esattamente il risultato che c’è poi stato nella consultazione europea. O, comunque, non ci andavano molto lontano. Dunque, i campioni funzionavano, i cittadini intervistati non mentivano in maniera significativa, le tendenze di voto che emergevano dalle rilevazioni demoscopiche non erano dissimili dal voto effettivo. Solamente, i sondaggisti non credevano ai propri occhi e, memori del flop dello scorso anno, nelle stime che pubblicavano, e perfino in quelle “segrete”, tendevano a togliere punti percentuali al Pd per regalarli al M5S. Ipotizzando talora un quasi pareggio tra i due contendenti»
[Eur 31/5/2014].
• Nel tempo libero suona il piano e scrive racconti.
(a cura di Massimo Zanaria)