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 2014  agosto 17 Domenica calendario

Politici italiano che parlano tedesco

ItaliaOggi, 14 agosto 2014
IL SITO DI RENZI SENZA TEDESCO –
da Berlino
Protesta ufficiale all'ambasciata italiana di Berlino, e ultima grana per l'ottimo ambasciatore Elio Manzione che, a fine mese, lascerà il suo incarico. La Verein Deutsche Sprache, cioè la Società federale per la difesa della lingua, lamenta che sulla pagina web dell'Italia per i sei mesi di nostra presidenza dell'Unione europea viene dimenticato il tedesco, e le traduzioni sono solo in inglese e in francese. «Non è possibile», si aggiunge, «che il tedesco, la lingua più diffusa nella Comunità, e la lingua del paese che contribuisce di più all'Unione, venga trascurata, come purtroppo è avvenuto in altre occasioni».
Credo che all'incolpevole nostro ambasciatore, la cui madre era tedesca, e parla dunque alla perfezione la lingua di Frau Angela, non resti che presentare le scuse a nome di Roma. Sarebbe meglio lo facesse Renzi di persona. Basta un bigliettino: per carità, non «Sorry, Angie», ma «Entschuldigung, Frau Angela», chiedo scusa.
Non è un peccato grave, il problema potrà apparire secondario mentre in Italia si festeggia la riforma del Senato, che all'estero non interessa a nessuno e che nessuno capisce, ma dimostra l'inguaribile faciloneria dei nostri rappresentanti. Non si tratta di piaggeria verso la Germania, ma se continuiamo a ripetere che le colpe dei nostri guai sono di Berlino e in particolare della Merkel (sarebbe bello, se fosse vero), dovremmo almeno cercare di comunicare con loro e di capirli.
I nostri politici parlano poco e male le lingue straniere, e il tedesco viene semplicemente ignorato. Tra i pochi che ricordo, Buttiglione lo parla (e bene). Lo parla Ciampi, che studiò all'università di Lipsia. E lo conosceva Cossiga che l'aveva imparato come una lingua morta, al pari di mio padre che traduceva documenti medievali, ma si trovava in difficoltà a ordinare un caffè in Germania.
Quando gli concessero una laurea honoris causa all'università di Bonn, Cossiga pronunciò un lungo discorso di ringraziamento in tedesco; nessuno capì niente, perché sbagliava l'intonazione della frase, ma tutti lo apprezzarono moltissimo. E stavo per dimenticare Leoluca Orlando, ritornato sindaco di Palermo. In Germania è noto, e apprezzato, anche perché rilascia interviste senza interprete.
Il tedesco è parlato da oltre 100 milioni di europei, è la lingua più diffusa, come ricorda il Verband. Quando Helmut Kohl chiese con insistenza che fosse riconosciuta come lingua ufficiale della Ue, protestarono come sempre gli inglesi: la solita arroganza teutonica. Sarà, ma alla Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, ai piani alti la lingua comunemente usata è l'inglese, e il suo capo, l'angloindiano Anshu Jain, appena eletto, confessò di saper dire appena Guten Tag.
Non è questo il punto. Si può vivere quasi ovunque senza parlare la lingua del posto, ma se voglio concludere affari con i miei partner, è opportuno parlare la loro lingua, siano arabi o cinesi. O tedeschi.
Nessuno forse ci fa caso, ma tutti i padri fondatori della Comunità europea, nei primi anni del dopoguerra, parlavano tedesco, da Alcide De Gasperi al belga Paul-Henri Spaak, al francese Robert Schuman, che era bilingue. Una lingua padroneggiata da tutti era essenziale per dimenticare le cicatrici lasciate da due guerre. La lingua del nemico, che diventava un alleato. E tedesco parlava François Mitterrand, che l'aveva imparato durante la prigionia in Germania.
Renzi sta rapidamente dilapidando il bonus che gli era stato concesso sei mesi fa: finalmente un politico italiano giovane, attivo, concreto. Ora giornali e riviste commentano che le sue sono solo parole. Matteo «entzaubert», ha intitolato Der Spiegel nell'edizione online, come dire che ha perso la sua magia. Perché nel prossimo incontro con Frau Angela non tenta di salutarla in tedesco? Bastano un paio di paroline. La signora d'Europa non si farà incantare, ma apprezzerà la gentilezza. E il signor Matteo riconquisterà qualche punto con i connazionali della Merkel, sempre grati quando qualcuno cerca di parlare la loro lingua. Al contrario degli inglesi e dei francesi, non pretendono un accento perfetto, e non fingono di non capire se si sbaglia qualche genere. Tanto per spiegare quanto ci tengano, la protesta della società per la lingua non l'ho scoperta nella pagina culturale di qualche serio quotidiano, ma nella popolare Bild Zeitung, 14 milioni di lettori.

Roberto Giardina