L’Espresso, 28 giugno 2013, 16 agosto 2014
Tags : La questione femminile in Giappone
«L’Abenomics valorizzerà anche le donne» dice Jeffrey Sachs
L’Espresso, 28 giugno 2013
Brano di un’intervista a Jeffrey Sachs, uno dei più autorevoli economisti del mondo. Oltre a dirigere l’Earth Institute presso la Columbia University, è consulente economico del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon e ha un seguitissimo blog. L’intervista completa qui.
Quanto alle pari opportunità, il Giappone è ancora al 101º posto su 135, dietro a paesi come l’Azerbaijan, l’Indonesia e la Cina. Delle 225 società che compongono l’indice Nikkei della Borsa, non ce n’è una guidata da una donna. Se non c’è riuscito Koizumi, molto più abile e popolare, perché mai dovrebbe riuscirci Abe?
«Perché sono le stesse forze che hanno a suo tempo ostacolato Koizumi che oggi sono convinte della necessità di cambiare. Prendiamo le donne: il loro recupero sul mercato del lavoro porterebbe a un incremento del 15 per cento del Pil. È una necessità ormai, non un’opzione. È come se questo Paese avesse corso finora una maratona su una gamba sola. È ora di utilizzarle tutte e due».
Peccato che tutti questi bei discorsi siano stati fatti in una sala chiusa alla stampa e dove le donne non erano certo molte: abbiamo dato una sbirciata dentro. Ne abbiamo viste solo un paio. La parità di genere non dovrebbe essere imposta per esigenze fiscali, ma come regola sociale e forse non basta la distribuzione dei "manuali per la donna", stampati a milioni, dove si raccomanda loro di sposarsi "per tempo" e far subito dei figli, se prima non si creano le strutture per accudirli.
«Di questo l’attuale governo è convinto, mi creda. È una delle priorità assolute. Le donne devono essere coinvolte direttamente nella ripresa economica di questo grande Paese. Le donne manager e dirigenti sono ancora poche, ma quelle che hanno già raggiunto posizioni di vertice sono bravissime e stanno cambiando la mentalità sin qui dominante».
Brano di un’intervista a Jeffrey Sachs, uno dei più autorevoli economisti del mondo. Oltre a dirigere l’Earth Institute presso la Columbia University, è consulente economico del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon e ha un seguitissimo blog. L’intervista completa qui.
Quanto alle pari opportunità, il Giappone è ancora al 101º posto su 135, dietro a paesi come l’Azerbaijan, l’Indonesia e la Cina. Delle 225 società che compongono l’indice Nikkei della Borsa, non ce n’è una guidata da una donna. Se non c’è riuscito Koizumi, molto più abile e popolare, perché mai dovrebbe riuscirci Abe?
«Perché sono le stesse forze che hanno a suo tempo ostacolato Koizumi che oggi sono convinte della necessità di cambiare. Prendiamo le donne: il loro recupero sul mercato del lavoro porterebbe a un incremento del 15 per cento del Pil. È una necessità ormai, non un’opzione. È come se questo Paese avesse corso finora una maratona su una gamba sola. È ora di utilizzarle tutte e due».
Peccato che tutti questi bei discorsi siano stati fatti in una sala chiusa alla stampa e dove le donne non erano certo molte: abbiamo dato una sbirciata dentro. Ne abbiamo viste solo un paio. La parità di genere non dovrebbe essere imposta per esigenze fiscali, ma come regola sociale e forse non basta la distribuzione dei "manuali per la donna", stampati a milioni, dove si raccomanda loro di sposarsi "per tempo" e far subito dei figli, se prima non si creano le strutture per accudirli.
«Di questo l’attuale governo è convinto, mi creda. È una delle priorità assolute. Le donne devono essere coinvolte direttamente nella ripresa economica di questo grande Paese. Le donne manager e dirigenti sono ancora poche, ma quelle che hanno già raggiunto posizioni di vertice sono bravissime e stanno cambiando la mentalità sin qui dominante».
Pio D’Emilia