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 2014  agosto 16 Sabato calendario

2014/08/14 - L’aumento dell’Iva deprime il Pil

Il Sole 24 Ore, 14 agosto 2014

L’ABENOMICS FA I CONTI CON LA REALTÀ –

TOKYO. Dal nostro corrispondente
Come in vari Paesi europei, il Giappone di Shinzo Abe sembra stretto nella morsa tra la necessità di sostenere l’economia con politiche espansive e l’esigenza di contenere l’altissimo livello dell’indebitamento pubblico.
In apparenza, è davvero umiliante per il governo nipponico la circostanza che, dopo oltre un anno e mezzo di "Abenomics", il Pil faccia registrare la peggiore performance tra i Paesi avanzati nel secondo trimestre 2014, con un calo annualizzato del 6,8%. Ma la spiegazione sta nell’effetto distorsivo del primo provvedimento all’insegna del consolidamento fiscale - introdotto in aprile - dopo molti stimoli pubblici a tutto campo per l’economia: il rialzo dell’Iva dal 5 all’8%, che tra l’altro aveva indotto i consumatori ad anticipare gli acquisti, provocando un balzo del Pil (+6,1% annualizzato) nel primo trimestre. Il premier Abe avrebbe preferito soprassedere all’aumento della pressione fiscale indiretta. Ma i mandarini del ministero delle Finanze l’hanno convinto che il Paese dell’Ocse con il più alto tasso di indebitamento non poteva assumere il rischio di rinnegare impegni già assunti con la comunità finanziaria.
È una storia che pare destinata a ripetersi verso la fine dell’anno, periodo in cui dovrà essere dato il via libera definitivo a un nuovo incremento dell’Iva al 10% dall’ottobre 2015: Abe sarà riluttante, ma forse troverà la soluzione di compromesso attraverso una terza manovra di stimoli fiscali a compensazione dell’ulteriore rialzo dell’imposta sui consumi, mentre le riforme strutturali continuano a segnare il passo. La maggior parte degli economisti prevede una ripresa dell’economia - intorno al +4% annualizzato - nel terzo trimestre. Inoltre, a differenza di quanto accade in alcuni Paesi europei, l’arrivo dell’inflazione tende a frenare l’aumento del debito pubblico. E al ministero delle Finanze sottolineano che la cosa più importante è mantenere la credibilità negli impegni a medio termine di risanamento finanziario, il fattore su cui poggia la stabilità del mercato dei bond pubblici intorno a tassi incredibilmente bassi. Senonché l’indebolimento dell’economia rischia di intaccare la credibilità della banca centrale, rendendo più difficile il suo obiettivo di conseguire un’inflazione stabile al 2%. Se la Borsa ieri ha reagito con un leggero rialzo, è perché molti investitori leggono nel dato negativo sul Pil il rilancio della prospettiva di un ulteriore allentamento della politica monetaria, forse già in autunno. Sul piano politico, poi, stanno crescendo le spinte per nuovi provvedimenti di stimolo, visto che la popolarità del governo è calata al 51% e sono in vista alcune elezioni provinciali importanti come Okinawa e Fukushima. Il rischio di un indebolimento della congiuntura internazionale - solo Usa e Regno Unito fanno eccezione - aggiungerebbe una motivazione esterna a nuove manovre espansive. L’ipotesi più probabile, dunque, è un ritorno al recente passato. E la lezione giapponese si confermerà: mai aumentare le tasse senza compensazioni all’economia sotto forma di stimoli pubblici.