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 2014  agosto 13 Mercoledì calendario

Biografia di Lauren Bacall

(Betty Joan Perske) New York 16 settembre 1924 – New York 12 agosto 2014. Attrice. Con Humphrey Bogart in Acque del Sud (1944), Il grande sonno (1946), La fuga (1947) e L’isola di corallo (1949), con Marilyn Monroe in Come sposare un milionario (1953), con Gregory Peck in La donna del destino (1957). Celebre l’apparizione in Assassinio sull’Orient Express. Fino agli Settanta recita in oltre 30 film, poi la sua carriera diventa intermittente: «Ho viaggiato sulle montagne russe, montagne russe in cui le salite erano più in alto di quanto ognuno poteva immaginare. E le discese! Oh, quelle discese erano così in basso che nessuno ci poteva arrivare, 10 gradi sotto l’inferno». Da ultimo in tv nei Soprano e in Family Guy. Nel 2009, l’Oscar alla carriera, seconda attrice a riceverlo dopo Deborah Kerr [2].
• «Se mi vuoi non hai che da fare un fischio. Sai fischiare, no? Unisci le labbra, così e soffia» (la battuta che la rese celebre in Acque del sud).
• «Quando ho cominciato a lavorare ho conosciuto gente che amava davvero fare film e voleva fare film di qualità, non porcherie. La Warner, che mi mise sotto contratto, era straordinaria. La Mgm era lo Studio dei lustrini, dove tutto era perfetto, le feste, il glamour, Esther Williams che nuotava nelle loro piscine, i balletti. Ma la sostanza la facevamo noi alla Warner Bros. Lì c’erano i migliori. Bogart era il loro attore di punta, Bette Davis la loro diva. Non c’è niente di simile adesso. Ed è un peccato. Ora chiunque abbia la targhetta con il nome nel parcheggio si crede una star. Vogliono solo essere famosi, fare soldi, più di quanti potrebbero mai spenderne» (Paola Piacenza) [IoDonna 11/12/2004].
• «Ho un po’ di esperienza e, da quando ho l’età della ragione, un odio profondo per la mediocrità».
• «Una delle prime ad arrivare al cinema passando per la moda. Con un solo film, il primo, Le acque del Sud di Howard Hawks del 1944, la Bacall, nata Betty Joan Perske (lo stesso cognome dell’ex primo ministro israeliano Shimon Peres di cui è cugina), cominciò non solo la sua formidabile carriera, ma anche una delle storie d’amore più romantiche di Hollywood, il legame con Humphrey Bogart, conosciuto sul set. Si sposarono l’anno dopo e condivisero vita – due figli – e cinema fino alla morte di lui nel 1957 [Maria Pia Fusco, Rep 16/12/2004].
• «Non ho mai avuto tantissime offerte e poi mi è capitato di incontrare mister Bogart. Senza di lui avrei potuto fare più carriera, ma ho preferito Bogart».
• Hemingway che definì il matrimonio tra la Bacall e Bogart «inimitabile».
• «L’ex ragazza del Bronx, (…) detta Betty dalle amiche o “The look”. Una leggenda: ha conosciuto e attraversato la Hollywood d’oro, ha frequentato Picasso, Hemingway, Truman Capote. “Quando ero una ragazza figlia di una segretaria, sognavo con lo schermo, ero innamorata di Leslie Howard (…) Bogey era tutto per me. Ero al suo fianco con i nostri ragazzi quando se ne andò, restando in qualche modo con me anche se la vita sempre ti dà altre presenze (…) Bogey, conoscendomi con Howard Hawks, mi disse, al Polo Lounge di Beverly Hills: ‘Buonanotte, bellezza. Ci vediamo domani’. Quel domani divenne una vita”» (Giovanna Grassi) [Cds 15/9/2004]
• I suoi genitori divorziarono quando aveva sei anni, crebbe perciò con la madre, mezza tedesca e mezza rumena. Scuola alla Julia Richmond High School, studiò danza per tredici anni. Nel frattempo fece un po’ la modella e marinò spesso la scuola per andare a vedere i film di Bette Davis. Dopo una breve frequenza alla American Academy of Dramatic Arts, nel 1942 debuttò a Broadway in January 2X4: fu un flop, come il lavoro successivo, e fu solo quando comparve sulla copertina di Harper’s Bazaar, nel marzo 1943, che Howard Hawks (imbeccato dalla moglie) la contattò, le fece firmare un contratto di 7 anni, probabilmente le mostrò Ann Sheridan in Torrid Zone [David Thomson, The new biographical dictionary of film, Alfred A. Knopf New York 2002].
• Secondo i produttori della Warner, che la portarono al successo, Lauren Bacall era la combinazione di Garbo, Dietrich, Bette Davis e Mae West: «Non che ci credessero, ma la formula funzionò», dice lei: «Quando ho iniziato a lavorare ero tutta da costruire. Howard Hawks mi ha creato dal nulla, gli piaceva, l’aveva già fatto con molte aspiranti star prima di me» [Paola Piacenza, Iod 11/12/2004].
• Fu Nancy, la moglie di Hawks, a insegnarle tutto, anche ad usare le note basse della voce per renderla più sensuale» [6]. Lo sguardo, invece, era tutto suo. Durante le riprese di Acque del Sud era «così nervosa che tremavo. E per tenere la testa ferma dovetti abbassare il mento, come a poggiarlo sul petto. Poi alzai gli occhi per guardare in camera» [7].
• Con la loro voce, daranno il nome anche a una sindrome, la Bogart-Bacall, una malattia alle corde vocali causata dal parlare con un timbro troppo basso [Rep 13/03/2002].
• Prende il cognome della madre, Bacal, cui più tardi aggiungerà una seconda l per renderlo più facile da pronunciare. Il nome Lauren arriva più tardi, suggerito da Howard Hawks, il regista che, nel lanciarla nel mondo del cinema, la trasforma nella star dal sapore noir che tutti conosciamo, elegante e seducente. [Sta]
• Lo sguardo, invece, era tutto suo. Durante le riprese di Acque del Sud era «così nervosa che tremavo. E per tenere la testa ferma dovetti abbassare il mento, come a poggiarlo sul petto. Poi alzai gli occhi per guardare in camera» (Le monde).
• «Nel lavoro preferisco le commedie e cerco di mettere in pratica la lezione di Hawks: “Recitare contro la scena, non piangere se la situazione è drammatica, non ridere se è comica”».
• Humphrey Bogart «faceva il duro sullo schermo ma era timido e mi amava. I giorni del corteggiamento di Lauren sono stati i più belli della mia vita». «La coppia famosa dello schermo lo divenne anche nella vita il 21 maggio 1945. Un sodalizio che durò fino alla morte di Bogart nel 1957. Lui era al suo quarto matrimonio. Al momento di dire “sì” pianse come un ragazzino, ma quando il giudice di pace li dichiarò marito e moglie esclamò: “Hallo, baby”. Ebbero due figli, Stephen e Leslie. Stephen, uscito da una brutta esperienza di droga, traccia in un libro un quadro poco idilliaco dei genitori, troppo presi dalla carriera. Un giorno disse alla madre: “Sai, ci ho pensato, potrei spararmi, così papà sarà costretto ad occuparsi di me”» [Spe 2/11/1996].
• «Ho sempre pensato che tra un film e un figlio, fosse meglio fare un film. Ora non la penso più così. Ma il lavoro resta la mia religione» (Lauren Bacall) [Gianluca Lo Vetro, Uni 13/7/1997].
• «Su questo bancone da bar Humphrey Bogart ha chiesto a Lauren Bacall di sposarlo» (Emanuele Della Valle, 38 anni, figlio del fondatore di Tod’s, Diego. Il bar è quello anni Trenta del 21 Club a New York).
• «Insieme [con Bogart, ndr], a Roma abbiamo trascorso un soggiorno di tre mesi. Fummo anche ricevuti da papa Pio XII. Passammo di sala d’attesa in sala d’attesa. Poi, finalmente, ci fu l’udienza. Per inchinarmi di fronte a sua santità, indietreggiai, finendo incastrata sotto un tavolo. Per tutto il tempo del colloquio, rimasi semichina con la mano nella mano del Papa. Il che offrì l’opportunità a Bogey di prendermi in giro, sostenendo che il Papa si era dilungato con me, per fissarmi un’udienza privata» (Lauren Bacall) [Gianluca Lo Vetro, Uni 13/7/1997].
• «Ho sentito dire che voi italiani siete uomini pericolosi. Ma io lo sono molto più di voi» (Lauren Bacall) [Gianluca Lo Vetro, Uni 13/7/1997].
• Lo stupore di Lauren Bacall quando, alla morte di Humprey Bogart, il becchino del cimitero andò da lei dicendole: «Vuol vedere suo marito nella cassa? È bellissimo, bellissimo» [Arianna Finos, Ven 17/9/2004].
• Dopo Bogart «le cronache rosa si sono occupate di lei per un breve incontro sentimentale con Frank Sinatra e il matrimonio con Jason Robards (1961-1969), da cui ebbe un altro figlio. Parlare del passato non le piace: “Vivere nel passato è noioso, è tempo sprecato. L’ho sempre pensato, ricordo che anche Bogey parlava dei ‘bei vecchi tempi’ e io mi arrabbiavo. (...) Se devo essere sincera credo di aver fatto poche cose buone al cinema, penso di aver dato il meglio di me su un palcoscenico, il teatro era la mia vera ambizione. È stato a Broadway, negli anni Ottanta, che i critici e il pubblico hanno smesso di riferirsi a me come alla vedova Bogart (...) Io non amo il passato, ma talvolta il passato irrompe attraverso il volto e la voce di Humphrey nei vecchi film trasmessi dalla tv. E arriva la nostalgia, per un cinema che non c’è più, per un’America piena di sogni e di speranze, per un uomo che ho perduto troppo presto, senza che avesse il tempo di vedere i suoi figli crescere. Ho nostalgia per i nostri entusiasmi e le nostre indignazioni. Ci voleva molto coraggio negli anni Cinquanta a fare le nostre marce a Washington per i diritti civili contro ogni intolleranza (...) una cosa che rimproveravo a Bogey era la scelta di vivere a Los Angeles, un sacrificio per una newyorkese tenace come me. Ora la mia casa è a New York (...). Quand’ero giovane ero terrorizzata dall’idea di offendere, di scandalizzare. Oggi è peggio, allora gli americani erano puritani, oggi sono evangelici, ancora più suscettibili, ma ho imparato a fregarmene del giudizio degli altri. Anche nel lavoro oggi preferisco le commedie e cerco di mettere in pratica la lezione di Hawks: recitare contro la scena, non piangere se la situazione è drammatica, non ridere se è comica”» (Maria Pia Fusco) [Rep 16/12/2004].
• Lauren Bacall racconta che quando morì Bogart ricorse «a ogni sorta di pensiero consolatorio per non lasciarmi andare». Per riprendersi se ne andò: «Se fossi rimasta in California sarei rimasta la vedova di Bogey per sempre. Ho preso i miei figli, sono tornata a New York e ho cominciato a lavorare in teatro. Per molti la mia carriera si limita al cinema. Ma la vita io l’ho vissuta sopra il palcoscenico» [Paola Piacenza, Iod 11/12/2004].
• Quando nel 1968 Roman Polanski girò Rosemary’s baby, scelse come location un prestigioso edificio, all’angolo fra la 72ma strada e Central Park West, a New York: il Dakota. Quello dove vive Lauren Bacall ma che fu anche la casa di John Lennon: qui venne ucciso, a colpi di pistola, nel 1980 [Davide Milosa e Ferruccio Sansa, Fat 27/5/2013]
• Una relazione con Frank Sinatra finita male: «Per un certo periodo siamo stati bene insieme. Frank mi è stato di grande aiuto in un momento difficile della mia vita. Mi ha anche chiesto di sposarlo, ma quando la cosa si è saputa, è scoppiato il finimondo. Non s’è fatto più vivo: un’umiliazione atroce. Ma devo essergli grata perché mi ha salvato da un sicuro fallimento. Si è comportato da perfetto merdoso. Avrebbe fatto meglio a dirmi la verità» (a Roberto Gervaso, il 3 maggio 1979).
• Nel 1961, il secondo matrimonio con Jason Robards, ma non fu molto felice, soprattutto per i problemi di alcol di lui. Tuttavia “mi ha regalato il terzo figlio, che adoro».
• Nel 1997, a 73 anni, sfilò per Gai Mattiolo. «Spero solo di non cadere. Ma voglio puntualizzare che non ho mai sfilato sino ad oggi. Da ragazza posavo solo come fotomodella per le copertine dei giornali. Proprio lì, sulla carta patinata, mi avrebbe scoperta Hawks, scritturandomi per il film Acque del Sud. (...) Fra l’altro sono stata fortunatissima, perché la direttrice di Vogue America, la mitica Diana Vreeland, mi aveva presa sotto la sua ala protettrice. Una volta, nell’immediato dopoguerra, fummo costrette a tornare dalla Florida con un treno pieno zeppo di militari. Io ero troppo giovane per rendermene conto, ma la situazione poteva essere pericolosa. Così, quando ci imbarcammo, Diana sussurò: «fai finta di essere mia figlia». Quindi, nello scompartimento chiese gentilmente ai soldati di far spazio alla sua bambina, che era incinta e rischiava di perdere il figlio» [a Ginluca Lo Vetro, cit].
• Due autobiografie By Myself (1979) e Now (1994) con cui l’attrice offre ritratti dei grandi divi che ha conosciuto.
• Bella, bionda, con gambe lunghissime. Sarcastica, intelligente e molto colta. Non amava i party, il clan di Sinatra, la mediocrità. Amava l’arte, il teatro, il cinema («film giusti ma solo i film giusti»), il cibo cinese e quello italiano. Ma sapeva anche essere capricciosa. Mario D’Urso, avvocato e suo amico: «Si lamentava se il pane non era quello giusto e se il taxi sbagliava strada… non gliele mandava certo a dire». Viaggiava con tanto («Sono una nomade») piena di valige: «Anche 950… la gente mi prende per matta. È solo che non so mai cosa mettermi indosso. E alla fine porto sempre troppe cose e mai quello che mi serve» (a le Monde). Ma era anche decisa e sicura della sua cultura. «Quando si parlava si politica teneva banco» (Mario D’Urso).
Politica «Sono una democratica totale. Antirepubblicana, ed è bene che lo sappiate, sono una liberal, la mia lettera è la L». Attivista fin da quando fu immortalata nella celebre foto in cui sdraiata sul pianoforte ascolta suonare il futuro presidente degli Stati Uniti, Harry Truman [rep.]. «Possono tacciarmi di antiamericanismo quanto vogliono, perché io antipatriottica lo sono davvero: odio George Bush e disprezzo tutto il suo entourage. E se questo significa essere antiamericano, io sono contro l’America, contro questa America» (Lauren Bacall a Paola Piacenza) [Iod 11/12/2004].
• Su Hillary Clinton: «Ha una mente acuta ed è tagliata per la politica. Ma non riuscirà a diventare presidente degli Stati Uniti» [Rep.].
• «Nella vita il senso dell’umorismo è fondamentale. Tanto il tempo vola anche quando non ti diverti».
Morte È morta a 89 anni nella sua casa di New York. Pare sia stata stroncata da un infarto. La notizia è stata pubblicata sulla pagina Facebook e via Twitter dalla famiglia Bogart: «Con enorme dispiacere, ma con grande gratitudine per la sua meravigliosa vita, confermiamo la morte di Lauren Bacall».
• «Essere una stella non è una carriera ma un accidente».