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 2014  agosto 10 Domenica calendario

L’America prosegue i raid aerei in Iraq • Erdogan è il grande favorito alle presidenziali in Turchia • In Cina chi passa col rosso deve indossare «l’abito della vergogna» • L’uomo che ha sparato a moglie e figli e poi s’è suicidato

 

Iraq Obama ha annunciato che i raid in Iraq contro le milizie jihadiste dell’Isis dureranno a lungo: «Ci vorrà tempo, non è una questione di settimane. Noi cercheremo di evitare genocidi, difenderemo gli americani che sono in Kurdistan e l’ambasciata di Bagdad. Non vogliamo certo che i ribelli dell’Isis trionfino, ma non diventeremo l’Air Force dell’Iraq: le armi possono servire in alcune situazioni estreme ma non costruisci con quelle una società e nuovi equilibri politici. La soluzione dei problemi dell’Iraq deve venire dagli iracheni». Il presidente Usa ha spiegato di non essere intervenuto militarmente a giugno perché voleva convincere Al Maliki a cambiare rotta creando un governo di unità nazionale, anziché illudersi di poter mettere a tacere le minoranze con le bombe. L’Air Force non poteva diventare l’aviazione sciita. Anche oggi, pur attaccando duramente l’Isis, Obama riconosce che sarà impossibile sconfiggere i ribelli se il governo di Bagdad non riconoscerà i diritti dei sunniti, oltre che quelli dei curdi. Prima di partire per le vacanze il presidente spiega che questa crisi è destinata a durare mesi, rifiuta di porre un limite temporale per gli interventi americani dal cielo, chiede più cooperazione internazionale per gli interventi umanitari e annuncia di aver già ottenuto, in questo campo, un impegno di collaborazione da Gran Bretagna e Francia. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Turchia 1 Il primo ministro turco, l’islamico Recep Tayyip Erdogan, alla sua prima competizione presidenziale (ma soprattutto la prima a suffragio elettorale diretto), secondo i sondaggi può contare, tra i 53 milioni di elettori, sul 55-57 % delle preferenze. Lui si sente la vittoria in tasca per stasera, al primo turno, senza il disturbo di un ballottaggio il 24 agosto: «Se Dio vuole, domani nascerà una nuova Turchia» ha annunciato ieri. I suoi avversari: il diplomatico Ekmeleddin Ihsanoglu, 70 anni, professore universitario di Storia, ex presidente dell’Organizzazione per la cooperazione islamica, candidato ufficiale dei due principali partiti d’opposizione, un moderato che non coalizzerebbe, secondo gli osservatori, più del 34%, massimo 36% dei voti; il curdo Selahattin Demirta, che potrebbe mietere il 9% delle preferenze, cioè raddoppiare la sua percentuale rispetto alle amministrative di marzo.

Turchia 2 «Dalla sua il sessantenne Erdogan ha dieci anni di successi, dal 2003 al 2013, quando l’economia turca e la posizione del paese in Medio Oriente si sono eccezionalmente rafforzate. Contro di lui, gli ultimi dodici mesi: dalle repressioni sanguinose a Gezi Park allo scandalo, in dicembre, sulla corruzione di una parte del suo governo e di imprenditori vicini a lui. E, proprio ieri, fino agli insistenti pettegolezzi sull’autenticità dei suoi titoli di studio. In più il miracolo economico sembra sbiadire in un ricordo, con l’inflazione schizzata oltre il 9,30%. Va detto però che la crescita del Pil prevista per il 2014 farebbe sognare Matteo Renzi: tra il 2,8 e il 3%» (Rosaspina, Cds).

Cina 1 In Cina ogni anno, secondo la polizia, 60 mila tra pedoni e ciclisti muoiono per via del vizio di attraversare le strade col rosso (ma molti sostengono che la cifra vada in realtà moltiplicata per quattro). Perciò adesso a Pechino, Shanghai, Changsha, Canton e altre metropoli, chi viene sorpreso a bruciare un semaforo, a piedi o in bicicletta (gli autisti ancora non osano), viene fermato da vigili e volontari che lo invitano a scegliere: o si paga una multa (che può arrivare fino a 50 yuan, 6 euro) o si indossa un «abito della vergogna», studiato su quelli in voga durante la Rivoluzione culturale ma adattato ai tempi. E’ fatto di una casacca in cartone verde con lo slogan «Wo chengnuo buchuang hongdeng» (prometto di non attraversare con il rosso), accompagnato dalla traduzione in inglese e un copricapo, sempre in cartone colorato, che lascia scoperti gli occhi ed è il simbolo dell’imbarazzo che dovrebbe provare chi sta all’interno. Così vestiti il pedone o il ciclista, incauti e pentiti, dovranno restare ai bordi della strada invitando i passanti ad alta voce a rispettare le regole dell’attraversamento. Questo per almeno venti minuti, con punte di un’ora per i recidivi (Salom, Cds).

Cina 2 A Shanghai, dove nell’ultimo anno sono stati multati oltre 350 mila pedoni, chi viene beccato a passare con il rosso viene piazzato su un piedistallo che guarda il traffico e costretto a leggere il giornale, ad alta voce, inframmezzando la diffusione delle notizie del giorno con autodafè sul corretto comportamento agli incroci (ibidem).

Delitto Maria Stella Puntillo, 56 anni, Vito Tronnolone, 65 anni, e i loro figli Chiara, 27 anni, e Luca, 32. Il Tronnolone, carrozziere in pensione, da trent’anni era residente a Lastra a Signa (Firenze) dove abitava coi suoi in una villetta immersa nella campagna e ogni mattina spingeva la carrozzella del figlio maschio, disabile dalla nascita, per portarlo al parco. Uomo a detta di tutti «mite e completamente dedito alla famiglia», da qualche giorno appariva assai turbato: era finito in ospedale per un malore e aveva cominciato a ragionare sul fatto che, se lui fosse morto, per i suoi cari, per Luca in particolare che a detta dei vicini «non gli dava mai pace, la notte sentivamo le urla arrivare dalla casa», non sarebbe stato un vivere felice. Dal 14 luglio era in vacanza nel suo paesino d’origine, San Fele, in Basilicata, con la consorte e con Luca, poi giovedì 7 agosto era arrivata pure Chiara e lui, tutto contento, aveva scritto su Facebook: «Bello averti qui con noi!». La mattina di sabato 9 agosto prese la sua Beretta calibro 9 e in bagno sparò a Luca, poi a Chiara che era ancora a letto, quindi alla moglie, che fu raggiunta da un colpo sulla porta di casa, mentre tentava di scappare. Infine telefonò alla sorella per dirle «ho ammazzato tutti, ora mi ammazzo io», si puntò l’arma alla tempia, e fece fuoco. Verso le 7 di mattina di sabato 7 agosto in una casa appena ristrutturata, circondata da ulivi, a San Fele, Potenza. (Macrì, Cds).

(a cura di Roberta Mercuri) .