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 2014  agosto 09 Sabato calendario

Appunti


• «Prima di produrre Morte di un commesso viaggiatore qualcuno mi chiese di cosa si trattava: “Di un commesso viaggiatore, che muore”, risposi» (Arthur Miller).
Mervyn Rothstein, L’Espresso, 13/8/2002.

• «Quando Arthur Miller fu processato per aver insultato il Congresso, un certo dirigente mi disse che o lo inducevo a fare dei nomi o sarei stata finita. Gli risposi: “Sono fiera della posizione di mio marito e resterò al suo fianco fino alla fine”» (Marilyn Monroe in un’intervista rilasciata a Richard Meryman della Bbc nel luglio 1962, un mese prima di morire).
La Stampa, 28/12/2001

• Nel 1915 Bill Fox (futuro fondatore della Twentieth Century Fox) chiese ai genitori di Arthur Miller un piccolo prestito perché voleva fondare una casa cinematografica in California. I Miller rifiutarono.
Christa Maerker, Marilyn Monroe & Arthur Miller, Pratiche editrice, Milano 1997.

• Il 29 giugno 1956 Marilyn sposa Arthur Miller. Di lui ama «tutto». Nonostante gli occhiali e i denti storti lo trova «bello». Su una foto delle nozze scrive “Hope, hope, hope”. Sull’anello di lui fa incidere la frase Now is forever. Per amor suo impara a fare la pasta in casa e ad asciugarla con il phon.
Ibid.

• Da ragazzo Arthur Miller fece il panettiere, il camionista, il magazziniere, il lavapiatti. Diede anche da mangiare ai topi da laboratorio. Sognava di «cantare alla radio, diventare una star come Bing Crosby e guadagnare milioni».
Ibid

• La madre di Arthur Miller voleva dare al figlio un’educazione musicale. Ci rinunciò dopo che lui ebbe usato come racchetta da tennis, finché resistette, il violino prestatogli dall’insegnante.
Ibid.

• Il bisnonno di Arthur Miller, quasi novantenne, sentendo la fine vicina pregò sua moglie di andare a chiamare un rabbino. Il rabbino, giovane e nuovo del posto, pregò insieme a lui. Verso sera il vecchio si svegliò e si accorse che il sacchetto di diamanti nascosto sotto il suo cuscino era sparito. Uscì di casa e con l’aiuto del suo bastone percorse la Madison Avenue fino alla sinagoga. Chiese indietro i diamanti al giovane rabbino percuotendolo con il bastone finché il sacchetto non saltò fuori. Quindi tornò a casa, si mise a letto e morì con un sospiro.
Ibid.

• Arthur Miller reciterà per la prima volta nel prossimo film del suo amico regista Amos Gitai, Eden, tratto da un libro dello stesso Miller (Homely girl, a life). Sarà il padre del protagonista, un ebreo intellettuale di New York che incoraggia i figli a partire per Israele. Girerà tre sequenze: due con Samantha Morton, che interpreta sua figlia, e una con Danny Huston (il figlio).
la Repubblica 19/1/2001

• Stroncato poi a Venezia: «Arthur Miller deve avere un buon carattere perchè anzichè rincorrere il regista con un bastone ha accettato di recitare nel film»
S.U., Sette 20/09/2001

• Fatturato annuo delle pornolinee telefoniche negli Stati Uniti: 1.600 miliardi di lire. Film pornografici prodotti in media in una settimana: 150. Arthur Miller: «La tradizione puritana non è per niente legata alla negazione del sesso. Anzi, è fatta di sesso clandestino a volontà».
Matteo Persivale, IoDonna 30/1/99

• «L’arte è sempre stata la rivincita dello spirito sulla miopia» (Arthur Miller)
Il Messaggero, 14/09/01

• In un giorno qualunque verso la metà degli anni Cinquanta Marilyn Monroe andò in un negozio di Beverly Hills, Jax, il suo preferito, o Lord & Taylor, e dopo aver frugato in tutti gli scaffali trovò il vestito che forse faceva per lei: un abito di jersey di seta aderente, quasi elastico, rosa shocking. Prima di comprarlo lo indossò togliendosi ogni indumento intimo e andò per strada per vedere che effetto faceva sui passanti. Tra questi Arthur Miller, che l’abbordò.
Enrico Mannucci, Sette n.42

• «La frase che Arthur Miller disse a un amico parlando di Marilyn Monroe: ”Sai, ogni tanto ha anche qualche barlume di intelligenza”» (Gianni Boncompagni).
Stefania Ulivi, Sette 1/2/2001

• «Billy Wilder ricorda che la scena del vento che solleva le vesti di Marilyn Monroe in Quando la moglie è in vacanza fu girata sotto gli occhi furibondi di Joe Di Maggio, che cercava inutilmente di nascondere la gelosia. Perfetto, invece, l’aplomb mostrato da Arthur Miller ai tempi di A qualcuno piace caldo».
Antonio Monda, la Repubblica 4/8/2003

• «Sposarlo è stato il mio più grande errore, non il suo. Lui non riusciva a darmi l’attenzione, il calore, l’affetto di cui ho bisogno. Non è nella sua natura. Arthur non ha mai creduto che io potessi essere anche intelligente e non ha voluto dividere la sua vita intellettuale con me» (Marilyn Monroe confessa al suo psichiatra il fallimento del matrimonio con Arthur Miller).
Maria Corbi, La Stampa 12/2/2005

• «A letto eravamo così così. Lui non era granché interessato, io fingevo di spassarmela perché si desse una mossa» (Marilyn Monroe parla col suo analista, Ralph Greenson, dei rapporti col marito Arthur Miller).
senza fonte

• «Non mi sento responsabile per chi mette in scena i miei lavori più di quanto la General Motors si senta responsabile per chi guidi le sue Chevrolet» (il commediografo Arthur Miller alla commissione McCarthy che lo interrogava sui suoi legami con il comunismo).
Roberto Carnero, l’Unità 3/1/2005

• Arthur Miller confessò di essersi sentito a proprio agio nel definire «Presidente degli Stati Uniti» solo Franklin Delano Roosevelt perché «non era un attore ma si trattava di una star genuina». Severi i giudizi nei confronti dei successori, da Harry Truman «che fece esplodere la bomba su una città giapponese e non in mare aperto come gli era stato suggerito perché temeva l’accusa di non saper uccidere abbastanza» a Ronald Reagan «che non ha mai capito la reale differenza fra la realtà e i film», fino a Bill Clinton «secondo solo a Reagan nell’arte di recitare» (ma dopo lo scandalo Lewinsky lo difese e i due divennero amici). Infine, non perdonò mai al verde Ralph Nader di aver rubato ad Al Gore nel novembre 2000 i voti grazie ai quali sarebbe stato possibile battere George W. Bush.
Maurizio Molinari, La Stampa 12/2/2005

• Un ricordo di John Houston sul set di Misfits (sceneggiatura di Arthur Miller): «Una sera, alla fine delle riprese nel mezzo di un deserto, vidi un uomo seduto da solo ai bordi della strada, al quale nessuno aveva dato un passaggio. Marilyn, Clark Gable, Montgomery Clift se ne erano già andati via insieme e tutti si erano dimenticati di lui. Rallentai la macchina e vidi che era quell’uomo. Era Arthur Miller, l’autore, il marito di Marilyn. Nessuno si era ricordato di caricarlo, neppure Marilyn».
Vittorio Zucconi, la Repubblica 12/2/2005

• Arthur Miller a proposito del suo rapporto con i critici in un’intervista del 1978: «Salvo eccezioni, io non prendo sul serio loro, e loro non prendono sul serio me. Sul mio teatro, del resto, si sono ripetutamente contraddetti».
Roberto Gervaso, Il Messaggero 22/2/2005

• «Sulla scena ogni libertà è lecita, ma ciò non toglie che la pornografia sia sempre, e comunque, nociva. Il pubblico la rifiuta perché nega la sublimazione» (Arthur Miller, 1978).
Ibid.

• L’attore Daniel Day Lewis fu a lungo amico di Arthur Miller e poi divenne anche suo genero (ha sposato Rebecca, figlia dello scrittore): «Era un gigante, ma non c’era nulla di "grandioso" in lui»
Paola Piacenza, IoDonna 12/3/2005

• Arthur Miller ha detto una volta, in una intervista all’Observer, che un grande giornale indipendente è una nazione che parla a se stessa.
Corriere della Sera 27/4/2007, comunicato del CdR

• La specialità di Céline sono le invettive. Trova Arthur Miller banale, per esempio: un paese che produce bombe atomiche dovrebbe avere autori «cataclomici», e invece veramente non conosce niente di più «ripetuto, arcipontificato» di Miller, la sciatteria convenzionale del Montparnasse americano, «il borghese epatato di Kansas City marcito di letteratura» - quando gli riferiscono che Miller sta mobilitando gli intellettuali americani per una petizione in suo favore, Céline mostra qualche rimorso: «tanto meglio, le mie riflessioni erano tra me e voi».
Daria Galateria, la Repubblica 6 febbraio 2008

• La crisi economica è tanto grave?
«La nostra realtà assomiglia sempre più alla Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, a quell’America dove la ricerca del denaro e del benessere sembrava un traguardo facile, ma poi si rivelava un’illusione al punto da spingere il protagonista al suicidio dopo la perdita del lavoro. L’Italia di oggi è così, il rischio del degrado aumenta. Speriamo di non dover contare troppi suicidi eroici».
Veronica Berlusconi a Luca Ubaldeschi della Stampa, 25/4/2008

• «Arthur Miller, il suo terzo marito, un mascalzone che la picchiava»
Carlo Croccolo, che fu amante di Marilyn, a Tiziana Lupi di Sorrisi e Canzoni 19 aprile 2008

• Come scrisse ironicamente Arthur Miller, presentando nel 1987 il suo dramma L’orologio americano, «non è buona educazione» ricordare agli americani la crisi del Ventinove.
Lucio Villari, la Repubblica 13/11/2008

• Steinbeck aveva fatto infuriare la destra difendendo il suo amico Arthur Miller dagli attacchi maccartisti.
Matteo Persivale, Corriere della Sera 2/4/2009

• Marilyn con i sonniferi che le servivano a dimenticare di essere la donna più bella del mondo e, come le disse Arthur Miller, «la più triste che abbia mai conosciuto».
Matteo Persivale, Corriere della Sera 23/12/09

• «Tre dollari. Tanto costa la licenza rilasciata nel 1959 ad Arthur Miller, allora terzo marito di Marilyn, dall’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals, perché possa “adottare” Hugo, il basset hound amatissimo dalla Monroe che, si legge sul certificato, è marrone e nero e ha le zampette bianche».
Azzurra Della Penna, Chi, n. 43, 12/10/2011, pp. 67-76

• Arthur Miller sopportato da Hollywood soltanto perché sposato con Marilyn.
Matteo Persivale, Corriere della Sera 09/01/2012

• «Marilyn perde la testa per uno scrittore di robusto impegno come Arthur Miller, un pigmalione narciso e superbo che sulla tragica fine della sua donna scriverà, nel 1964, un cinico dramma teatrale, Dopo la caduta. Norman Mailer, che ha Miller in furente antipatia, considera questo incontro una delle sventure dell’attrice».
Claudio Carabba, Sette 18/5/2012

• Marilyn si era appena sposata con Arthur Miller, che evidentemente sul set londinese si annoiava ed era subito ripartito per Parigi
Il Foglio 2/6/2012

• La foto di Marilyn Monroe con Arthur Miller a bordo della loro Thunderbird Covertible in viaggio verso l’infelicità.
Giuseppe Videtti, la Repubblica 14/7/2012

• «Non importa che Marilyn sia finita malissimo, né che sia stata, per la maggior parte del tempo, infelice, o che abbia scoperto, con gran dolore, fra le cose scritte da Arthur Miller, il marito col quale provò a essere adorata anche dagli intellettuali, una pagina in cui lui confessava di sentirsi terribilmente in imbarazzo con lei accanto».
Annalena Benini, il Foglio 25/7/2012

• Un intellettuale riuscì a sposarlo, Arthur Miller, Ma le sembrava impossibile che Miller l’avrebbe amata per sempre. Era sicura che prima o poi l’avrebbe abbandonata, così lo sottopose a prove continue per sfinirlo e costringerlo davvero a lasciarla. Era incapace lei stessa di accettarsi» (Stefania Ricci).
VoceArancio 1/8/2012

• «Ho recitato la parte di Marilyn Monroe, solo e sempre Marilyn Monroe. Ho cercato di farla al meglio e mi sono ritrovata a imitare me stessa. Sposando Arthur credevo di poter essere qualcosa di diverso, di poter fuggire da Marilyn Monroe, ma sono tornata a essere la cosa di sempre».
Ibidem

• Marilyn Monroe balbettava soprattutto quando stava con Arthur Miller.
Giancarlo Dotto

• Coraggio e pavidità dividevano in due il mondo culturale mondiale. Negli Stati Uniti Susan Sontag, Don DeLillo e Norman Mailer promossero letture pubbliche in favore di Rushdie ma «Arthur Miller aveva trovato una scusa, sostenendo che il suo ebraismo avrebbe potuto giocare un ruolo controproducente». Da posizioni ideologiche opposte Günter Grass, Bernard-Henri Lévy e Harold Pinter si batterono come leoni per la causa della libertà d’espressione.
Pierluigi Battista, la Lettura (Corriere della Sera) 21/10/2012

• Trecento foto degli archivi dell’International Herald Tribune saranno vendute all’asta il 19 novembre a Parigi, all’Hôtel Drouot. 125 di queste sono in mostra fino a lunedì, tante quanti sono gli anni di vita del giornale nato nel 1887 come Paris Herald. Sono fotografie che recano i segni della pubblicazione, biffate, con le annotazioni tipografiche, a volte con curiosi interventi come per la foto di Marilyn alla prima del Principe e la ballerina, a New York, con il marito Arthur Miller: un ignoto impaginatore ha scarabocchiato il volto di Miller tramutandolo in un pupazzo con occhiali e farfallino. Ragion per cui la foto partirà da una base d’asta molto alta, fra 4 e 5 mila euro.
Ranieri Polese, Corriere della Sera 11/11/2012

• «Marilyn è fidanzata al drammaturgo Arthur Miller, le cui passate simpatie per il comunismo erano cosa nota. Poco dopo il loro matrimonio, nel 1956, l’Fbi viene informata di una telefonata anonima al quotidiano Daily News in cui si sostiene non solo che Miller è ancora comunista, ma che controlla la società di produzione di Marilyn stessa, e che la società è “un covo di rossi”. Tuttavia i continui controlli non dimostrano che l’attrice rappresenta un pericolo».
Anna Guaita, Il Messaggero 30/12/2012

• «Il rimpianto di Odets per il teatro della East Coast, alla fine, non aveva più molto senso. Pensava Arthur Miller, che fu uno dei suoi eredi: “Se davvero fosse ritornato, di quel teatro avrebbe trovato ormai solo gli immobili”».
Luca Rigoni, Il Foglio 12/1/2013

• «La cosa più straordinaria della storia del Chelsea Hotel raccontata da Tippins, non è che Burroughs vi abbia scritto Pasto nudo o che Arthur Miller vi abbia abitato dopo il divorzio da Marilyn Monroe per scrivere Dopo la caduta, una pièce su quel divorzio (gli scrittori sono animali prevedibili)».
Livia Manera, La Lettura - Corriere della Sera 26/1/2014

• «Qui negli anni Cinquanta Arthur Miller scrisse Dopo la caduta e, dopo il divorzio da Marilyn Monroe, si ritirò nella camera 614».
Simona Orlando, Il Messaggero 17/3/2014

• All’aeroporto, in partenza per Londra per le riprese de Il principe e la ballerina, Arthur Miller e Marilyn si presentarono con 27 valige.
Alfonso Signorini, Marilyn (vivere e morire d’amore), Mondadori 2010

• Il conflitto tra lavoro e salute pubblica, tra massa e individuo proposto nel 1882 da Ibsen è, purtroppo, tema sempre verde: nel 1950 Arthur Miller riscrisse il dramma ibseniano come denunzia del maccartismo, versione messa in scena nel 2002 dallo Stabile di Genova con Gabriele Lavia ed Eros Pagni.
Pietro Favari, Il Foglio 22/04/2014

• Più controverso il rapporto [di Elia Kazan] con Arthur Miller, con il quale fu amico fraterno, ruppe all’epoca del maccartismo e si riconciliò in vecchiaia.
la Repubblica 18/5/2014

• «Comunque, pur di sposarla, rinunciò al prete cattolico e i due convolarono a nozze, nel municipio di San Francisco, il 14 gennaio 1954. Trascorsero la luna di miele a Paso Robles. Due settimane dopo volarono a Tokio, dove Joe doveva lanciare la stagione di baseball nipponica. Lei passò tutto il tempo chiusa in albergo, sotto antibiotici per via di una leggera polmonite. Qui discussero ampiamente e lui capì che l’attrice non avrebbe mai lasciato il suo lavoro. Durante quel soggiorno Marilyn già teneva la corrispondenza con lo scrittore Arthur Miller, in gran segreto. Pensava di avere più cose in comune con lui che con suo marito, e il matrimonio era appena iniziato. Era stressata e prendeva più sonniferi che mai. L’attrice andava dallo psicanalista cinque volte a settimana. Le fu diagnosticata un personalità borderline, paranoica e schizofrenica. Frequentava Marlon Brando e Miller allo stesso tempo. Lei e Arthur decisero di convolare a nozze. Diceva la diva: “Per la prima volta sento che starò con qualcuno che mi protegge. E’ come uscire dal gelo”. Il matrimonio avvenne nel 1956 e non fu l’idillio che Miller credeva».
C. David Heymann, Joe and Marilyn

• «Il commediografo e scrittore Arthur Miller in un illuminante libretto, I presidenti americani e l’arte di recitare (Bruno Mondadori), ha sostenuto che i leader politici hanno capito da tempo che occorre recitare, a partire da J. F. Kennedy per arrivare a Ronald Reagan, che attore lo era stato davvero, a Bill Clinton.
Che sia mosso dal calcolo o dall’istinto, l’uomo politico, continua Miller, “deve trovare il centro magnetico che unirà un pubblico frammentato, e quindi deve evitare di mandare segnali che possano alienargli porzioni significative di pubblico”. Il vero problema, a suo dire, è quello della sincerità: se la gente sentirà che mente, non lo apprezzerà di sicuro. Per questo la recitazione è decisiva. Miller, pensando ai presidenti americani, consiglia la “sincerità rilassata”».
Marco Belpoliti, Doppiozero.com 7/8/2014