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 2014  giugno 19 Giovedì calendario

La settimana politica del 7 novembre 1875

L’Illustrzione Italiana, 7 novembre 1875
Malato no, il principe di Bismark ha avuto ragione di non venire in Italia. Nessuno avrebbe impedito alla gente di dire che egli era venuto con uno scopo politico e che aveva fatto fiasco, e ciò si sarebbe detto tanto più dopo il discorso che il mio indiretti ha tenuto domenica ai suoi lettori in colonia.

Questo discorso, che è molto importante politicamente ed anche letterariamente perché è uno splendido squarcio d’eloquenza, che per limpidezza non lascerebbe né al Tir sono né al gran testone, essendo meno prolisso del primo e più eloquente del secondo,-questo discorso, dico, s’è occupato in specie delle finanze della questione ecclesiastica. Codesta e la questione solo in cui fra Germania Italia non si va d’accordo parola; e il presidente del consiglio ha insistito nel modo di vedere l’Italia, che cioè lo Stato non abbia a ingerirsi nelle cose della Chiesa, se non che indirettamente. Quest’insistenza assume un certo significato dopo la visita dell’imperatore; ed è accompagnata da un’osservazione un po’ caustica verso altri caporali quell’opinione pubblica chiudi il caporali-compresa certo l’opinione del gabinetto prussiano-apri orari che ci ammoniva cinque anni sono di procedere cauti e guardinghi verso il papato, di rispettare scrupolosamente le suscettibilità cattoliche, ed oggi per quasi temere che la perdita del potere temporale del pontefice e le guerre antiche date dall’Italia dove la maggior forza della curia romana e rendono più esorbitanti le vedesse al papato »

tuttavia in India e si ammise che la libertà della Chiesa vuole essere intesa nel cerchio e nei limiti che lo Stato le tracce e che siano tali da non offendere i diritti suoi propri. E promise di proporre al Parlamento (il quando, però non disse) La legge sull’ordinamento della proprietà ecclesiastica; e questa sembra destinata a liberare il clero minore dal dispotismo di Roma e a introdurre italici nell’amministrazione della Chiesa. Lo stato delle finanze e rallegrante. E se il disavanzo previsto per il 1876 e ancora il 16 milioni, ciò è dovuto in gran parte a una diminuzione sensibile nei prodotti delle ferrovie. Questa somma però non è grave: ed ebbe lecito dire che il pareggio è assicurato. Tanto più se si pensi che nel bilancio del 76 sono compresi 27 milioni per corruzione ferroviari; e il ministro ha in mente, a quanto pare, qualche operazione che ci permetta di non pagarne che l’interesse, e in tal caso il pareggio è fatto.

Dal discorso del Menietti si rileva pure con soddisfazione che per il progetto di Garibaldi sul Tevere non si metterà tassa sui zolfanelli, od altro; ma basterà la riforma della tariffa giudiziaria. Quanto al miglioramento delle condizioni degli impiegati ed alcuni lavori pubblici, ne dovrebbero far le spese delle dogane, i cui proventi si calcola debbono aumentare di 10 a 15 milioni, in seguito alla revisione dei trattati di commercio. Si annunzia pure come effetto immediato di questa revisione l’abolizione del diritto di statistica e la diminuzione dei dadi marittimi; e come effetto più lontano, abolizione dei dazi che peso sulla importazione del grano sulla esportazione dei vini.

Per la prima volta nel regno d’Italia un ministro non parlo di nuove imposte; ma fa anzi sperare degli alleggerimenti.

Altri punti importanti. Col ministro suo discorso; ma non è qui il luogo di parlarne, c’è data per accennare alle osservazioni sagaci sul corso forzoso, sul riscatto delle ferrovie che apparisce essere nelle liste del governo, sull’esercito che deve essere tenuto forte rispettabile, sulla pace che si è consolidata.

Di pace consolidata parlò ancora il discorso della corona con cui fu aperto il 27 il parlamento prussiano accennando alla visita di Guglielmo I in Italia. Ma quando lo ha finanze, non fu del pari soddisfacente. Si annunciò la proposta di aumentare la tassa sulla birra e di introdurne sugli affari di borsa. Non pare che le camere siano disposti a consentire questi aggravi.

D’altra parte, per quanto si parli di pace, il cielo si rannuvola dalla parte d’oriente, di insurrezione dell’Erzegovina si sostiene, e tutti hanno sofferto qualche scacco. Nella diplomazia si fa strada l’opinione che la Turchia non sia in grado di donare la rivolta, e si insinua il pensiero che un intervento sarà indispensabile. La mia opinione è stata espressa, se dobbiamo credere al team S, dai consoli stessi che dovevo sentire i reclami degli insorti; la insinuazione messa innanzi in un articolo assai grave del monitore russo, dove si esprime la necessità di sorvegliare che le riforme che il governo turco promette siano eseguite.

Un altro soggetto di inquietudine viene di là dall’Atlantico. Il presidente Violante ha diretto un memorandum al governo spagnolo intorno alle cose di Cuba. A quanto pare questo documento affaccia come necessaria l’emancipazione sia dei negri sia dell’isola stessa di, facendone una repubblica indipendente.