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 2011  maggio 13 Venerdì calendario

Avremmo voglia di scrivere ancora sulla battaglia delle amministrative, in cui Berlusconi copre completamente la gaffe della Moratti

Avremmo voglia di scrivere ancora sulla battaglia delle amministrative, in cui Berlusconi copre completamente la gaffe della Moratti. Dobbiamo invece occuparcio di economia, perché c’è Mario Draghi, oggi governatore della Banca d’Italia, in dirittura d’arrivo per la Bce e, soprattutto, un allarme del Fondo monetario internazione (Fmi) sul rischio contagio del debito.

• Piano. La Bce è la Banca Centrale Europea, quella che stampa gli euro e stabilisce il primo tasso di sconto (e ci fa salire o scendere la rata del mutuo). Giusto?Giusto. Il capo della Bce è un governatore. In questo momento è un francese, di nome Jean-Claude Trichet. Il suo mandato sta per scadere e bisogna sostituirlo. L’Italia aveva candidato per tempo Mario Draghi. Un mese fa Sarkozy ha detto che la Francia avrebbe appoggiato questa candidatura. I tedeschi invece sembravano dubbiosi e piuttosto inclini a spingere per uno dei loro (per esempio Axel Weber). Senonché l’altro giorno la Merkel ha dichiarato che, a candidatura ufficializzata, la Germania avrebbe preso in considerazione l’italiano. Tremonti non aspettava altro e ha firmato il documento con cui Draghi viene candidato al vertice della Banca europea. La scelta sarà fatta in giugno dai capi di stato e di governo.


• Quali vantaggi concreti avrà l’Italia da questa nomina?
Nessuno, naturalmente. Il governatore della Banca Centrale, una volta messo piede nel suo ufficio, cessa di avere una nazionalità. La nomina è prestigiosa per il Paes, e questio basti. Del resto, non so neanche se sarebbe possibile, da Francoforte, far favori a qualcuno. Il governatore non decide da solo, ma insieme a un board (consiglio) in cui siedono economisti di molte nazionalità. Per esempio, c’è già un italiano in questo board: si chiama Lorenzo Bini Smaghi e potrebbe prendere il posto di Draghi al vertice della Banca d’Italia. I due ambiti d’intervento più importanti del governatore sono: il tasso di sconto e la quantità di euro da far circolare nel continente. L’inflazione dipende anche dalla quantità di banconote messe in giro. Si tratta di responsabilità capitali. Questo discorso ci porta all’analisi di ieri del Fondo Monetario Internazionale.  

• Che non ho mai capito bene che cos’è.
Diciamo che è una banca. I capitali li mettono 186 Paesi, però i soldi arrivano soprattutto dagli Stati Uniti e dalle più forti nazioni europee. Siccome il Fondo presta agli stati in crisi (stiamo schematizzando) ne viene che americani e potenze europee determinano anche per questa via le politiche economiche mondiali. Ora, il Fmi, proprio per il fatto che presta soldi agli stati, va periodicamente a guardate nei conti pubblici di tutti quanti, stila giudizi e fa previsioni. Ieri ha detto che l’Italia sta così così: «Nonostante la domanda interna si sia ripresa in modo moderato (significa che abbiamo ricominciato a spendere, anche se non troppo), le prospettive di crescita dell’Italia restano deboli, contro lo sfondo di un trend (cioè di una tendenza) di perdita di competitività (cioè le nostre merci, sui mercati mondiali, sono sempre più spesso battute dalla concorrenza)». I nostri dati di crescita sono più bassi di quelli di Eurolandia (1,1 contro 1,8), c’è un pericolo di ritorno dell’inflazione. C’è un pericolo di contagio della crisi finanziaria da Grecia, Irlanda e Portogallo agli altri.    

• Che significa “contagio”? 
I greci, per esempio, non saldano i loro debiti e i creditori (le banche e gli altri stati) vengono trascinati nella crisi.  

• Che cosa potrebbe fare Draghi contro questo? 
Credo che non lo sappia nessuno. Non sono poi decisioni del solo governatore. E a un certo punto il gioco si fa politica. I tedeschi vogliono farla finita con i soldi ai paesi spendaccioni. La Merkel e gli altri non possono tenerne conto. Il Fmi vuole sacrifici tremendi (tagli degli stipendi, vendita dei beni nazionali), ma i governi dei paesi indebitati devono convincere i loro elettori. Piano piano sta venendo fuori che la Grecia non ha fatto per intero quello che Bce e Fmi le avevano chiesto l’anno scorso, quando scucirono 110 miliardi di finanziamento al 5%. L’idea di un’altra stretta ha provocato manifestazioni ad Atene, con cariche della polizia e un ragazzo in fin di vita. Il partito della sinistra estrema, Syryiza, che alle elezioni ha preso il 3,2 per cento, viaggia adesso nei sondaggi al 30%. Supponiamo che, dopo una crisi politica, andasse al governo: si rifiuterebbe di sicuro di pagare. Le banche creditrici ne riceverebbero un colpo. I paesi a cui appartengono queste banche pure. Ecco il contagio.