La Gazzetta dello Sport, 2 marzo 2011
L’autopsia di Yara ha rivelato questo: l’assassino l’ha presa a coltellate, come s’era capito a occhio nudo, ma forse nessuna di queste è stata mortale

L’autopsia di Yara ha rivelato questo: l’assassino l’ha presa a coltellate, come s’era capito a occhio nudo, ma forse nessuna di queste è stata mortale. I quattro fendenti alla schiena, per esempio, non hanno ucciso e non ha ucciso evidentemente neanche il taglio al polso. C’è quella ferita alla gola ed è però anche possibile che l’uomo abbia afferrato la bambina per il collo e l’abbia strangolata, come suggerirebbero certi segni e certe lesioni sul resto del corpo. In altri termini: la causa della morte non è ancora stata accertata con sicurezza e ci vorrà qualche giorno per venirne a capo, anche perché le spoglie di Yara erano in condizioni pessime.
• La violenza sessuale?La violenza sessuale, no. È sicuro che la violenza sessuale - il movente più accreditato fino a questo momento - non è riuscita.
• Quando sapremo qualcosa di più?
Non è mica detto che gli inquirenti tengano aggiornati i giornali. Anzi, dal loro punto di vista, prima smettiamo di parlarne e meglio è. Le notizie le legge anche l’assassino, e potrebbero tornargli utili. Nell’équipe dei medici che hanno lavorato sui resti di Yara dalle due del pomeriggio di lunedì fino a notte fonda, c’è anche Cristina Cattaneo, la più famosa anatomopatologa italiana, autrice di libri sulla sua professione e consulente di serie televisive. Ieri mattina, uscendo dall’obitorio, ha detto: «Ho il veto assoluto. Non posso e non voglio dire nulla su questa vicenda, perché è a rischio anche la credibilità di quello che dirò poi un domani». Parole in cui sentiamo l’eco di certe dichiarazioni rilasciate durante i novanta giorni della sparizione, quando gli inquirenti si misero a giurare che Yara era sicuramente viva. La madre ha chiesto conto di quelle frasi, mettendo magistrati e funzionari in un grave imbarazzo. A quanto pare, avevano parlato senza avere nessuna prova di quello che dicevano.
• E come si spiega che non abbiano trovato il corpo in quei giorni, pur battendo palmo a palmo anche il prato di Chignolo?
Non si spiega, se non con il fatto che trovare un corpo è molto, molto difficile. Giovanni Valsecchi, un ex alpino responsabile della Protezione civile locale, non si dà pace per questo e ha raccontato che il padre di Yara a un certo punto lo ha invitato a casa per consolarlo. «Giovanni, cerca di stare sereno, so che hai fatto l’impossibile». Valsecchi ha detto singhiozzando queste cose a Grazia Longo della Stampa. «In un momento come questo, Fulvio pensa a dare sostegno a me…». L’ipotesi che il corpo sia stato portato lì in seguito, invece, è definitivamente scartata.
• Come procedono le indagini a questo punto?
Bisogna innanzi tutto capire se sul cadavere di Yara ci sono tracce biologiche del suo assassino. Se ci sono, l’intenzione degli inquirenti è quella di individuare tutti quelli che nella zona hanno qualche precedente per reati sessuali o per molestie, prendergli il dna e confrontarlo con quello ricavato dalle indagini. Pare che si tratti di una decina di persone, un numero che mi pare davvero alto. Un’altra strada è quella delle celle telefoniche. Si prendono i tabulati delle celle telefoniche di Brembate, ore 19 di venerdì 26 novembre e si mettono a confronto con i tabulati delle celle di Mapello e di Chignolo di – diciamo – un’ora dopo. Tra i numeri che appaiono in tutte e tre le situazioni deve necessariamente esserci quello dell’assassino. Se l’assassino aveva un telefonino, però. È decisivo, per questa ricerca, anche il calcolo del tempo necessario per andare in macchina da una località all’altra. Ci sono cinque percorsi possibili e i magistrati li stanno facendo provare tutti e cinque, per aver chiaro l’arco temporale da prendere in considerazione. Queste ricerche sono logiche e giuste. Ho l’impressione che il killer potrebbe essere catturato, nonostante tutte le sue prudenze. È molto probabile che sia uno del posto.
• Non potrebbe essere che si voglia far prendere?
Casi così ce ne sono. Misseri – che a quanto pare non era neanche l’assassino – ha fatto di tutto per farsi prendere. La preside della scuola dove studiava Yara gli ha lanciato un appello: «Torni uomo, e si consegni». Una frase commovente, perché ci comunica l’illusione che il killer, nel momento della sua furia, non fosse più un uomo. Purtroppo invece era proprio un uomo, un homo sapiens sapiens, voglio dire, la bestia più feroce che cammini sulla faccia della Terra.