La Gazzetta dello Sport, 1 marzo 2011
C’è un altro soldato italiano morto in Afghanistan, e sempre con il solito sistema: una bomba fatta a mano (Ied) esplosa mentre un nostro mezzo (il solito Lince) passava lì vicino o addirittura le passava opra

C’è un altro soldato italiano morto in Afghanistan, e sempre con il solito sistema: una bomba fatta a mano (Ied) esplosa mentre un nostro mezzo (il solito Lince) passava lì vicino o addirittura le passava opra.
• Come si chiama il soldato morto?Massimo Ranzani. Abitava a Santa Maria Maddalena, nel comune di Occhiobello, provincia di Rovigo. Qui stanno anche i genitori, Mario di 62 anni e Ione di 58. Con lui sono rimasti feriti altri quattro alpini, che non sono in pericolo di vita. Mancava un quarto d’ora alle tredici, il Lince su cui si trovavano Ranzani e gli altri del 5° reggimento alpini di Vipiteno era il terzo mezzo di una colonna di tredici blindati – tra cui un’autoambulanza – che rientrava da un’operazione di assistenza sanitaria alla popolazione locale. L’esplosione è avvenuta a Shindand, nella parte occidentale del paese. I militari sono stati evacuati presso l’ospedale della base Shaft di Shindand, sede del comando della Task Force Center. Mentre le dico queste parole che hanno un suono così metallico, così efficiente (shaft, task, force) penso alla solitudine di quei luoghi, tutti montagne e burroni, posti che paiono abbandonati da Dio e dagli uomini, solo che gli uomini ci sono, e in mezzo a quell’infernale paradiso terreste s’ammazzano tra di loro. Ranzani aveva 37 anni e so già che la sua fine occuperà le nostre menti per poche ore o pochi minuti, e i giornali, dopo aver dedicato qualche titolo drammatico alla faccenda, la faranno sparire già il giorno dopo. Lei si ricorda che ci siamo occupati di un morto in Afghanistan lo scorso 19 gennaio? E che in ottobre saltarono per aria quattro alpini tutti insieme? No, purtroppo, sono certo di no.
• Quanti sono i morti a questo punto?
Trentasette. Ma se si guardano i numeri, si capisce subito che ci troviamo di fronte a un’escalation: un morto nel 2004, due nel 2005, sei nel 2006, due nel 2007, due nel 2008, nove nel 2009, 13 nel 2010. I talebani si sono fatti più furbi e più aggressivi, queste bombe artigianali sono sempre più efficienti.
• Non avevano attrezzato i Lince in modo che resistessero?
La Russa, il nostro ministro della Difesa, ha detto: «Il mezzo era dotato di un dissuasore elettronico, che impedisce l’accensione dell’ordigno a distanza. Ma evidentemente è stato azionato a mano o con una frequenza non coperta». I talebani hanno rivendicato l’azione: «Una mina terrestre collocata da un mujaheddin nell’area di Company del distretto di Adar Sang ha sventrato un automezzo in pattugliamento…». Sa che la magistratura ha aperto un’inchiesta? Come se fosse un delitto qualunque, un fatto di nera. Legga l’agenzia: «La Procura di Roma ha aperto un’indagine, affidata ai sostituti Giancarlo Amato e Francesco Scavo e, al momento, viene ipotizzato il reato di attentato con finalità di terrorismo». Sa perché i giudici sono costretti a questa procedura ridicola? Perché ufficialmente noi non siamo in Afghanistan per far la guerra, ma solo per costruire scuole, riparare ponti e istruire le milizie locali a cavarsela da sé. Siccome non siamo in guerra, siamo in pace, quindi ogni volta che accade qualcosa a qualcuno dei nostri la magistratura italiana deve aprire un fascicolo, ipotizzare un reato e indagare. Ma come vuole che indaghino? Andando in trasferta nel Gulistan a interrogare i capi-tribù? Di tutte le assurdità della guerra afghana, questa è forse quella che mi manda più in bestia.
• Ha senso continuare a stare lì?
La morte di Ranzani ha scatenato il solito, insopportabile balletto di polemiche. Quelli del governo e delle istituzioni a dolersi e a condolersi, ribadendo che però la missione è indiscutibile, perché concordata con gli alleati e finalizzata a riportare la pace, la stabilità, la democrazia in una terra tormentata. L’opposizione all’assalto per addossare al governo tutte le responsabilità, con le solite punte di aggressione da parte di Di Pietro. Ieri s’è abbandonato a un commento anche Berlusconi: «È un tremendo calvario… ci si domanda se questo sacrificio che imponiamo con voto unanime al Parlamento di far crescere la democrazia di quel paese lontanissimo da ogni forma di civiltà… se questi sforzi andranno in porto…». La battuta sul «paese lontanissimo da ogni forma di civiltà» potrebbe costargli qualche fastidio diplomatico.
• Non c’è modo di rendere innocui questi “Ied”?
Gli americani hanno calcolato una media di 1300-1500 ordigni al mese. Nel 2010 sono stati feriti o uccisi da questi Ied 7.800 soldati. Le contro-misure (maggiore blindatura dei mezzi, team anti-bomba che perlustrano le strade prima, aerei-spia, intelligence) avrebbero ridotto il numero dei colpiti totali del 37%. Percentuali che non riguardano l’Italia, che si trova adesso in una zona più pericolosa di prima. E i talebani mettono bombe sempre più sofisticate e potenti.