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 1983  luglio 29 Venerdì calendario

Muore Rocco Chinnici

• Poco dopo le otto, Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione di Palermo, e due carabinieri di scorta sono rimasti uccisi dall’esplosione di un’auto parcheggiata davanti all’abitazione del magistrato in via Federico Pipitone. L’attentato è stato compiuto con una 500 carica di tritolo. L’utilitaria è saltata in aria non appena Chinnici, con la sua scorta hanno varcato la soglia del portone, mentre il magistrato stava scambiando una battuta con il portiere Stefano Sacchi, di 56 anni, sposato e senza figli, morto anche lui assieme al maresciallo Trapassi e all’appuntato Salvatore Bartolotta. Si è salvato invece Giovanni Paparcuri, 27 anni, autista della macchina blindata a bordo della quale Chinnici doveva essere accompagnato, come tutte le mattine, al palazzo di giustizia. Sono rimasti feriti il brigadiere Lo Nigro, il brigadiere Pecoraro, l’appuntato Calvo e il carabiniere Amato. L’esplosione ha ferito anche passanti e residenti degli edifici adiacenti a quello del magistrato: Sara Gandolfo, 73 anni; Antonino La Monica, salumiere; Antonella Proetto, 15 anni; Marco Bordonaro, 7 anni; Giuseppe Polito, 57 anni, portiere di un altro stabile di via Federico Pipitone. La scena che presenta è agghiacciante: almeno venti macchine in sosta sono danneggiate. [Sta. Se 29/7/1983; Licata 2010]
• La Stampa: «Calvo, Amato, Trapassi e Bartolotta facevano parte della scorta del magistrato. Il brigadiere Lo Nigro e il brigadiere Pecoraro si trovavano a bordo di una macchina del gruppo radiomobile, che aveva il compito di bloccare il traffico nel momento in cui il dottor Chinnici doveva salire sull’auto blindata». [Sta. Se 29/7/1983]
• Chinnici lascia la moglie Tina Passalacqua, insegnante di scienze, che al momento dell’esplosione si trovava a Trapani dove presiedeva la commissione d’esami all’istituto magistrale e tre figli: Caterina, giudice del lavoro a Caltanissetta, Elvira, laureanda in medicina e Giovanni iscritto al primo anno di giurisprudenza. [Sta. Se 29/7/1983]
• Agnese Borsellino: «Con Rocco, mio marito aveva un rapporto di amicizia e di fiducia intensa e reciproca. Una collaborazione durata tanti anni, fondata sulla massima intesa. Per Paolo la sua uccisione è un altro dolore atroce...». Borsellino: «La mafia ha capito tutto. Avrebbero potuto colpire me o Falcone, ma avrebbero solo reciso la diramazione di un corpo articolato. Uccidere Chinnici, il consigliere istruttore che ha impresso una svolta epocale nelle indagini antimafia, significa troncare la testa di quel corpo, la mente di un ufficio». [Lucentini 2003]