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 2014  aprile 17 Giovedì calendario

Appunti su Lina Merlin

Io Donna
Specchi «Egregia Senatrice Merlin, da tanto tempo che volevo scrivere oggi mi sento in vena. Vedo con mio sommo dispiacere, che ancora non si decidono di far chiudere queste case immonde. Poveri giovani Pederasti che per pochi soldi ci stanno. Altri giovani attivi per i ticchi depravati, camerieri, garzoni, come capita. E questi specchi americani... Certi dissoluti ci vedono attraverso e assistono allo spettacolo, a pochi centimetri: lo sapevate? Così la maggione diventa sempre più ricca... Tutto il resto non conta, per quella donna diabolica. [...] Signora Senatrice faccia un’opera pia, al più presto possibile faccia chiudere» (da Lettere dalle case chiuse, a cura di Lina Merlin e Carla Barberis, Ed. Avanti!, Milano-Roma 1955)

Origini Angelina Merlin, nata Pozzonovo (Padova) il 15 ottobre del 1887, figlia di Giustina Poli, insegnante e Fruttuoso Merlin, segretario comunale, maestra elementare, politica e partigiana, spedita al confino in Sardegna dopo aver rifiutato di giurare fedeltà al regime fascista partecipò poi alla stesura della Costituzione ed entrò a far parte della Direzione nazionale del Partito socialista. Nota ai più per aver proposto e fatto approvare la legge 75 del 1958 che sancì la fine delle case chiuse.

Legge Quando la legge 75 arrivò in discussione in Parlamento, Lina Merlin pregò Pietro Nenni di ordinare al partito di votare a favore, «altrimenti farò i nomi dei compagni proprietari di casini». E lui: «Dio mio, Lina, e come faccio ad avvertirli tutti?».

Italia Prostitute presenti in Italia al 20 settembre 1958 (entrata in vigore della legge Merlin): 2.705, suddivise in 567 case con 3.353 posti letto. Tariffe praticate: dalle 150 lire alle 4.000 lire per le case di gran lusso.

Contrari Tra i contrari alla chiusura dei casini Dino Buzzati, secondo cui la legge avrebbe «troncato un filone di civiltà erotica che, nell’ambito delle case chiuse, veniva trasmesso, con le parole e con l’esempio, di generazione in generazione, alimentando un’arte spesso raffinata, che temo si sia dispersa per sempre».

Lavare «Ma lo sa, lei, che quelle poverine sono costrette a lavare i clienti, dopo?» (in un’intervista rilasciata il 13 febbraio 1958)

Amiche Quella volta che una donna urlò per strada a Lina Merlin: «Dove mando i miei figli?». E lei: «Dalle figlie delle sue amiche!».

Coraggio Durante il suo esilio in Sardegna, il prefetto di Nuoro le consigliò di scrivere al Duce «una breve lettera chiedendo semplicemente di essere liberata». Ma lei rifiutò: «Vi sono tanti uomini che hanno dimenticato la dignità. So e sento di poterli scusare. Ma è bene che essi sappiano che in mezzo a tanti uomini che hanno poco coraggio, vi è una donna che ne ha per sé e per loro».

Voi Lina Merlin, che si autodefiniva una «vedova a vita» di Dante Galliani, morto tre anni dopo le nozze, cui aveva continuato a dare del «Voi» anche dopo il matrimonio.

Rotonde Ricorda la figlia adottiva Franca Cuonzo che quando la portava ai giardini poteva correre soltanto intorno alle aiuole rotonde, mai quadrate o rettangolari. Lina «sosteneva che gli angoli retti obbligano il cervello a una strozzatura, ottundono l’ingegno».

Lucrezia Dell’Arti