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 2014  aprile 16 Mercoledì calendario

Appunti sulla Prima guerra mondiale



Prigionieri «In mancanza d’intesa speciale tra i belligeranti, i prigionieri di guerra saranno trattati per il nutrimento, l’alloggio e il vestiario, come le truppe del governo che li avrà catturati» (dall’art. 7 del “Regolamento concernente le leggi e gli usi della guerra per terra”, Convenzione dell’Aja, 18 ottobre 1907). Condizioni difficili da soddisfare già dal 1914, visto l’afflusso di prigionieri molto superiore al previsto (in settembre, due mesi dopo l’inizio della guerra, la Germania ha catturato 125.000 soldati francesi e 94.000 russi). Nel 1915 la situazione si fa particolarmente critica nei campi di Germania e Austria, date le crescenti restrizioni alimentari provocate dal blocco delle importazioni marittime. Differenze di trattamento anche pesanti tra soldati e ufficiali, internati in strutture diverse.

Fame «Fame. Nel prato magro, uso Arena di Milano, baracche allineate: ognuna 100 uff. – Cuccette sovrapposte: finestre. Tavoli e sgabelli: 2 stufe. Alle 7 sveglia, alle 8 un mestolo di liquido nerastro che vorrebbe essere caffè; (ghiande e fave tostate). Alle 9,30 adunata per l’appello e le comunicazioni. Alle 12 brodaglia di rape, ecc.; alle 18 brodaglia di orzo» (il sottotenente degli alpini Carlo Emilio Gadda, prigioniero nel campo di Rastatt, in Germania, 7 novembre 1917) [U].

Germania Prigionieri di guerra in Germania nell’ottobre 1918: oltre 2,4 milioni, da tredici stati nemici. Quasi 300 i campi di prigionia, per soldati e per ufficiali, diffusi su tutto il territorio nazionale e in alcune zone occupate. Nei campi russi i prigionieri erano dai 2 ai 2,4 milioni (per lo più austro-ungarici), in Francia 350-400.000, in Gran Bretagna più di 300.000 ecc. Militari fatti prigionieri nel corso della Prima guerra mondiale: dai 6,6 agli 8 milioni. Scambiato solo un numero minimo di invalidi o ammalati, che venivano comunque internati nei paesi neutrali [W].

Italia In Italia i prigionieri vengono raccolti in un primo tempo in caserme e fortezze, poi si deve ricorrere, come all’estero, a campi di baracche. Nel gennaio 1917 i prigionieri sono distribuiti in oltre cento tra campi e ospedali su tutto il territorio italiano. I campi principali in Sardegna, ad Alessandria, Voghera, Asti, Cuneo, Bracciano, Avezzano e in alcune isole. Condizioni della prigionia regolari, vitto sempre assicurato.

Italiani Soldati italiani fatti prigionieri nel corso della guerra: circa 600.000, quasi la metà durante la dodicesima battaglia dell’Isonzo (Caporetto). Principali destinazioni: i campi di Mauthausen, Rastatt, Celle in Germania, Theresienstadt in Boemia (Austria-Ungheria) [L].

Pacchi Nel 1916 accordo di Francia e Gran Bretagna con la Germania per l’invio, con treni regolari e controllati, di generi alimentari, vestiario e oggetti di varia utilità ai propri prigionieri di guerra, che da quel momento saranno spesso meglio nutriti e vestiti dei militari tedeschi che li hanno in custodia. Aiuti estesi (a pagamento) a parte dei prigionieri russi e balcanici. «In tutto i 600.000 francesi prigionieri di guerra ricevettero 75 milioni di pacchi dalle famiglie e dalle associazioni di soccorso, un milione di quintali di pane, altri rifornimenti e 625.000 pacchi di vestiario dal governo» [B].

Disertori Né posta né pacchi per migliaia di italiani catturati dal nemico e sospettati di diserzione. Nei primi mesi del conflitto l’assistenza ai prigionieri è delegata alla Croce Rossa e alle famiglie (furono spediti in tutto 18 milioni di pacchi). Poi diventa difficile gestire questo tipo di aiuti. Vienna propone al governo italiano una soluzione analoga a quella raggiunta da Francia e Germania, con l’invio di treni di rifornimenti. Ma Roma rifiuta [V]. È «la scelta più cinica e feroce di tutta la guerra, la peggiore prova della classe dirigente militare e politica: la decisione di lasciar morire di fame decine di migliaia di prigionieri, nella convinzione che ciò valesse a trattenere i combattenti dalla resa e dalla diserzione». Scelta «del Comando supremo, avallata dal governo e accettata dalla stampa» [B].

D’Annunzio «Imboscati d’oltralpe», «sventurati e svergognati» che hanno «peccato contro la patria» (D’Annunzio sugli italiani fatti prigionieri).

Morti Italiani morti in prigionia: almeno 100.000 (soprattutto per fame e tubercolosi). C’era lo stesso numero di francesi in prigionia, ma di questi ne morirono solo 20.000 [V].

Lavoratori «Lo Stato può impiegare come lavoratori i prigionieri di guerra, secondo il loro grado e le loro attitudini, eccetto gli ufficiali. Tali lavori non saranno eccessivi e non avranno alcun rapporto con le operazioni della guerra» (dall’art. 6 del “Regolamento concernente le leggi e gli usi della guerra per terra”, Convenzione dell’Aja, 18 ottobre 1907).

Schiavi Nel 1917 in Germania, quando i prigionieri di guerra erano 1.450.000, 750.000 di questi erano impiegati in agricoltura, 330.000 nell’industria. Operai belgi e prigionieri russi costruirono la linea Hindenburg.

Porcherie «Il giorno 13 dicembre si partì per il lavoro in treno sempre carri bestiame. Si andò sul fronte francese dell’Alsazia-Lorena, si viaggiò 4 giorni e 4 notti. […] Il giorno 19 dicembre si cominciò ad andare al lavoro. Si lavorava a far linee di strade ferrate che andavano al fronte francese. […] Non si poteva più reggersi in piedi e si moriva di fame: Per la gran fame si mangiava erba di cicorie o ridighìs o altre erbe e si ingoiava così cruda e di nascosto delle guardie poiché se vedevano erano bastonate e schiaffi. Si mangiava topi, sorci, scorze di patate e di rape che si trovava nelle immondizie, lumachine si dava a tutta la porcheria che si poteva trovare» (dal diario del fante Silvestro Fausti, nato nel 1881, fatto prigioniero dagli austriaci sulla Bainsizza nell’ottobre 1917).

Pirenne Henri Pirenne (1862-1935), medievista belga dell’Università di Liegi, studi a Lipsia e Berlino (influenzerà l’École des Annales). Internato dal 1916 alla fine della guerra a Holzminden, dopo che il figlio diciannovenne era stato ucciso nel 1914 sull’Yser. Nel campo, che i prigionieri hanno trasformato in una piccola città con asili, spacci, scuole, tiene un corso di storia. Non gli è consentito ricevere libri, ma impara il russo dai soldati catturati sul fronte orientale e riesce a leggere qualcosa nella loro lingua. Con questo modesto contributo e per il resto a memoria scrive i quaderni delle sue lezioni, che diventeranno una grande Storia d’Europa pubblicata postuma nel 1936 [X].

Wittgenstein 1 Ludwig Wittgenstein, catturato dagli italiani in Trentino negli ultimi giorni della guerra. Dal campo di prigionia di Cassino inviò a Bertrand Russell il suo Tractatus logico-philosophicus. «Un giorno arrivò un corriere della delegazione italiana di pace per prendere il libro e portarlo a Versailles. Da lì il quaderno con la foderina marrone-rosso fu preso dagli inglesi che lo portarono in Gran Bretagna» (Franz Parak, suo compagno di prigionia a Cassino, in Am anderei Ufer) [Y].

Wittgenstein 2 Il caporale Wittgenstein, medaglia d’argento al valor militare sul fronte orientale. Tenente sul fronte italiano, proposto per la medaglia d’oro nel giugno 1918 per «il comportamento eccezionalmente coraggioso, la calma, il sangue freddo e l’eroismo […]». «Una volta mi confidò che voleva diventare maestro. E tuttavia avrebbe preferito essere prete e leggere la Bibbia con i bambini…» (Wittgenstein nel ricordo di Parak).

Angelo La leggenda dell’angelo di Mons, che apparso sul campo di battaglia in sella a un cavallo bianco, brandendo una spada fiammeggiante, avrebbe impedito l’avanzata della cavalleria tedesca contro la fanteria britannica (in Belgio, nei pressi del confine con la Francia, il 23 agosto 1914) [A].

Miti Il mito dell’esercito di disertori che si diceva abitasse la terra di nessuno e vivesse nutrendosi di cadaveri. Il mito di tedeschi, francesi e canadesi crocifissi. Delle opere difensive dei tedeschi imbottite di cadaveri [Z].

Vitalità Il senso (illusorio) di comunità, lo straripante flusso emotivo, l’euforica esplosione di vitalità dell’agosto 1914. A Vienna: «Centinaia di migliaia di persone sentivano allora come non mai quello che esse avrebbero dovuto sentire in pace, di appartenere cioè a una grande unità. […] Ciascun individuo era chiamato a gettare nella grande massa ardente il suo io piccolo e meschino per purificarsi da ogni egoismo. Tutte le differenze di classe, di lingua, di religione erano in quel momento grandioso sommerse dalla grande corrente della fraternità» (Stefan Zweig, Il mondo di ieri, 1942). A Berlino: «Non siamo più ciò che siamo stati per tanto tempo: individui soli» (Marianne Weber, diario). A Parigi: «Solo due giorni orsono i parigini stavano conducendo migliaia di esistenze diverse nella più completa indifferenza e in pieno antagonismo gli uni con gli altri, estranei tanto quanto nemici al di là della frontiera… Ora si affollano abbracciandosi in un istintivo anelito di comunità nazionale» (Edith Wharton, in Armageddon, The World War in Literature, 1930) [Z].

Personalità «Andare in guerra non per oro o sostanze, non per patria e gloria, e neanche per infliggere la morte ai nemici, ma per irrobustire la personalità, irrobustirla nella forza e nella volontà, nelle abitudini e nel fisico e nell’impegno. Per questo voglio andare in guerra» (dal diario di Kresten Andersen, danese di 23 anni, soldato dell’esercito tedesco) [EE].

Volontari Pals Battalions (battaglioni di compagni: colleghi o concittadini): i volontari inglesi inquadrati in formazioni speciali. Il primo, il battaglione degli agenti di borsa di Londra (1.600 reclute in una settimana). Il Tramway Battalion di Glasgow (autisti, bigliettai, meccanici dell’azienda tramviaria municipale). I Bristol Citizens, i Liverpool Pals ecc. [A].

Grazia Nel 1988, quando diventano di pubblico dominio i documenti dei tribunali militari, parte in Gran Bretagna una campagna per la concessione della grazia postuma ai soldati giustiziati per codardia o diserzione durante la Prima guerra mondiale, con la motivazione che i loro atti erano la conseguenza di nevrosi di guerra, di disturbi psichici nati in trincea e nei campi di battaglia. Nel 1993 il governo inglese respinge la richiesta [A].

Carri armati «Sarebbe molto facile montare in breve tempo su un buon numero di trattori a vapore delle piccole cabine corazzate con materiale antiproiettile, in cui mettere al riparo uomini e mitragliatrici. Usate nottetempo, queste macchine sfuggirebbero al fuoco dell’artiglieria; con i loro cingoli supererebbero facilmente le trincee e con il loro peso potrebbero abbattere le barriere di filo spinato» (Winston Churchill, Primo Lord dell’Ammiragliato, in una lettera al premier Asquith, gennaio 1915) [A].

Immobili «Il fucile, il cannone, la mitragliatrice, il filo spinato e la vanga immobilizzarono il fronte» [Z].

Paralisi La potenza della tecnologia paralizza le possibilità di movimento umano. La superiorità della potenza di fuoco difensiva sulle truppe attaccanti è il primo indiscutibile dato di fatto della guerra. La disillusione dei soldati scesi in campo con una concezione offensiva del loro compito [Z].

Trincee Generalmente gli attacchi si spengono sul filo spinato, sotto il fuoco delle mitragliatrici. E anche se l’assalto ha successo, raramente è seguito da una grande offensiva: quanto più è efficace il bombardamento impiegato per creare una breccia nelle linee nemiche, tanto più difficile risulta muovere le masse di fanteria e la stessa artiglieria di supporto su un terreno sconvolto e pieno di crateri. Nel tempo necessario per arrangiare la strada e proseguire, il nemico si è già trincerato su una nuova linea difensiva ed è pronto a contrattaccare con le riserve [Z].

Fiat Negli anni della guerra la Fiat produce automezzi (il 92 per cento della produzione nazionale), aerei, mitragliatrici, motori marini. Passa da 4.000 a 40.500 addetti [B].

Ford Henry Ford annuncia che la sua fabbrica non produrrà più automobili “di piacere” per tutta la durata della guerra, ma si concentrerà solo su materiale militare (8 novembre 1917) [N].

Prestiti Nei primi anni della guerra «il grande banchiere dell’Intesa» è la Gran Bretagna, che presta circa 7 miliardi di dollari a Francia, Russia, Italia e ad altri alleati minori. Gli Stati Uniti ne prestano più tardi altri 7. Alla fine del conflitto l’Italia ha quasi 3 miliardi di dollari di debiti, per due terzi con la Gran Bretagna, per un terzo con gli Stati Uniti [B].

Bilancio Bilancio dello Stato italiano nel 1913-14: 2.287 milioni di lire di entrate, 2.501 milioni di uscite. Costo finanziario complessivo della guerra italiana: 39.686 milioni di lire. Debito estero: 11.606 milioni di lire prebelliche [AA].

Privazioni Le privazioni degli anni di guerra provocano in Italia 546.450 casi di morte in più del normale (stima del Consiglio superiore della sanità), una recrudescenza della malaria (sei milioni di ammalati), della tubercolosi (oltre due milioni di ammalati, 51.000 morti nel 1915, 70.000 nel 1918) [B].

Razione Razione del soldato italiano: 136 chilogrammi di carne all’anno (15 per i civili); quasi un chilo di pane al giorno (da 200 ai 400 grammi per i civili dopo l’introduzione del tesseramento, nel 1917) [B].

Assalto Renitenti all’assalto. «Di tutti i momenti della guerra, quello precedente l’assalto era il più terribile. “Pronti per l’assalto!” ripeté ancora il capitano. L’assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i ripari e si usciva. Dove? Le mitragliatrici, tutte, sdraiate sul ventre imbottito di cartucce ci aspettavano. Chi non ha conosciuto quegli istanti, non ha conosciuto la guerra. Le parole del capitano caddero come un colpo di scure. La 9a era in piedi, ma io non la vedevo tutta, talmente era addossata ai parapetti della trincea. La 10a stava di fronte, lungo la trincea, e ne distinguevo tutti i soldati. Due soldati si mossero ed io li vidi, uno a fianco dell’altro, aggiustarsi il fucile sotto il mento. Uno si curvò, fece partire il colpo e s’accovacciò su se stesso. L’altro l’imitò e stramazzò accanto al primo. Era codardia, coraggio, pazzia? Il primo era un veterano del Carso» (Emilio Lussu, altopiano di Asiago, luglio 1916) [BB].

Cinesi 1 Alla fine della guerra erano quasi 100.000 i cinesi che lavoravano nelle retrovie del fronte occidentale. Il governo francese aveva autorizzato le imprese private ad assumerli. Paga giornaliera tra uno e due franchi. Reclutati in Cina, prima di salpare firmavano un contratto che li obbligava a lavorare dieci ore al giorno, sette giorni su sette.

Cinesi 2 «Meno chiacchiere e più lavoro». «Sei troppo indisciplinato, se non stai più attento sarò costretto a punirti». «Latrina riservata agli europei» (dal frasario in cinese compilato da un ufficiale per i sorveglianti dei lavoratori cinesi in Gran Bretagna) [A].

Hess Il sergente di fanteria tedesco Rudolf Hess: ferito a un braccio da un proiettile dirompente a Verdun nel 1916; ferito di nuovo al braccio da una scheggia di granata sul fronte romeno nel 1917; ferito, ancora nell’autunno del 1917, da una pallottola che gli perforò il petto fra l’aorta e il cuore e gli sfiorò la spina dorsale. Volontario in aviazione, combatté nei cieli le ultime battaglie della guerra. Nel 1933 Hitler lo nominò suo vice [A].

Vietnam Il vietnamita Nguyen Ai Quoc, ventiquattrenne, allo scoppio della guerra sguattero al Carlton Hotel di Londra, all’epoca anche il ristorante preferito da David Lloyd George e Winston Churchill. Alla Conferenza di pace di Versailles chiese di incontrare il presidente americano Wilson per sottoporgli la rivendicazione del diritto all’autodeterminazione del popolo vietnamita e dell’uguaglianza di fronte alla legge fra vietnamiti e francesi. Non fu ascoltato. Cinquant’anni dopo sarebbe stato alla guida del suo paese con il nome di Ho Chi Minh e avrebbe impegnato gli Stati Uniti in una guerra lunga e alla fine umiliante [A].

Binocoli Primi anni Dieci: monopolio assoluto della Germania nella produzione di binocoli. Nell’agosto 1915 la Gran Bretagna fu costretta a ricorrere a un intermediario svizzero per acquistarne 32.000 da inviare sul fronte occidentale [A].

Parenti Legami tra i diversi paesi europei prima dello scoppio della guerra: interdipendenza commerciale, incremento del turismo internazionale, parentele tra molti capi di stato. Il Kaiser Guglielmo II era nipote della regina Vittoria (figlio della primogenita Vicky). Lo zar Nicola II era cugino del Kaiser per parte di moglie (Alessandra, figlia della terzogenita della regina Vittoria). Si scrivevano con regolarità in inglese, chiamandosi affettuosamente Willie e Nicky [A].

Trecentomila francesi Solo nel 1914, nei primi cinque mesi di guerra, la Francia ebbe 300.000 morti: un numero superiore al totale delle perdite inglesi durante tutta la Seconda guerra mondiale. Nello stesso periodo furono 600.000 i francesi feriti, prigionieri e dispersi [A].

Sventura Le lettere a catena di sant’Antonio che iniziano a girare in Francia nell’autunno 1914, dove si viene invitati a copiare le preghiere riportate e a spedirle ad altre nove persone, altrimenti «la sventura colpirà te e chi ti ama» [EE].

Tenenti Un soldato semplice aveva più probabilità di sopravvivere alla guerra di un sottotenente o di un tenente. Gli ufficiali di grado inferiore soffrivano perdite sei volte maggiori delle altre categorie [EE].

Premurosi e gentili «Siate sempre cortesi, premurosi e gentili. Non fate mai nulla che possa danneggiare o distruggere la proprietà e ricordate sempre che il saccheggio è un’azione vergognosa. […] [La tentazione delle donne e del vino]: dovete resistere fermamente a entrambi e, pur trattando le prime con estrema gentilezza, evitate qualsiasi intimità» (dall’ordine del giorno del generale Kitchener alle truppe britanniche in partenza per la Francia) [A].

Prostitute 1 Le zone di combattimento erano vietate alle donne. Unica eccezione le prostitute, che potevano avere speciali lasciapassare per esercitare il mestiere (per certe donne particolarmente disperate, un espediente per mettersi in contatto con il marito al fronte) [EE].

Prostitute 2 Grande incremento del mercato del sesso durante la guerra. Le prostitute affluivano da tutta la Francia a Parigi, dove ogni giorno arrivava un gran numero di soldati in licenza. Gli arresti per prostituzione illegale aumentarono del quaranta per cento negli anni del conflitto (e le autorità, incoraggiate dai militari, spesso chiudevano un occhio) [EE].

Gravidanze Aumento di gravidanze extraconiugali e aborti illegali nelle città tedesche sedi di guarnigione [EE].

Uscita di sicurezza Testimonianza del proprietario di un cinema apparsa su una rivista tedesca nel giugno 1915: una sera, durante l’intervallo, aveva avvisato il pubblico che si era appena presentato un uomo in uniforme per sorprendere la moglie con l’amante. Per evitare scandali aveva indicato una piccola e discreta uscita di sicurezza. Immediatamente, trecentoventi coppie avevano lasciato la sala al riparo della penombra [EE].

Sifilide In aumento le malattie veneree, come la sifilide. A volte le prostitute infette guadagnano più di quelle sane perché attirano i soldati che vogliono ammalarsi per evitare il fronte [EE].

Catarro Il commercio delle secrezioni della gonorrea: alcuni soldati acquistano il muco infetto e se lo spalmano sui genitali nella speranza di finire in ospedale e rimanere così lontani dalle zone dei combattimenti. Stesso obiettivo alla base del commercio del catarro espettorato dai malati di tubercolosi [EE].

Materie luride «Il Tribunale di guerra ha recentemente condannato a cinque anni di reclusione militare un soldato che è andato per le spicce e si è forato senz’altro il timpano dell’orecchio destro con un chiodo di ferro da cavallo; e a vent’anni ha condannato un altro che si è spalmato in un occhio la secrezione blenorragia di un compagno. […] Gli ascessi vengono specialmente prodotti con iniezioni sottocutanee di benzina, petrolio e perfino di materie luride […]» [FF].

Filo spinato Il filo spinato, inventato negli Stati Uniti per uso agricolo, aveva permesso lo sviluppo dell’allevamento del bestiame su larga scala. Nominato per la prima volta in un contesto militare, come ostacolo difensivo, durante la guerra franco-tedesca del 1870-71. Sebbene fosse citato nel regolamento dell’esercito britannico già dal 1888, i reparti che andarono in combattimento nel 1914 non ne erano muniti (ci si aspettava una guerra rapida, su fronti mobili). All’inizio dell’autunno 1914, quando si scavarono le prime trincee, i soldati cominciarono a usarlo, recuperandolo alla meglio dai campi vicini. Presto si cominciò a produrlo specificamente per uso bellico: con 14 o più coppie di spine per metro, mentre quello impiegato fino ad allora per l’agricoltura ne aveva sette [EE].

Tanfo e bisogni Gli odori della trincea: la puzza acre della polvere da sparo, il lezzo dolciastro della decomposizione, il tanfo acido di escrementi umani. Tutti fanno i loro bisogni dove capita, abbassandosi i calzoni davanti ai compagni [EE].

Merde «Sono sparse, di tutte le dimensioni, forme, colori, di ogni qualità e consistenza, nei dintorni immediati degli accampamenti: gialle, nere, cenere, scure, bronzine, liquide, solide ecc.» (Gadda in trincea) [U.]

Tabacco Negli anni della guerra aumentò il consumo di tabacco, compreso fin dall’inizio nelle razioni dei soldati. Nel 1914 i britannici ricevevano mezzo etto abbondante di tabacco alla settimana, i tedeschi due sigarette o sigari al giorno. Il fumo serviva per tenere a bada il nervosismo, diminuiva la fame, rendeva meno insopportabile il tanfo di putrefazione (a volte le unità sistemate in trincee infestate di cadaveri ricevevano razioni supplementari di tabacco) [EE].

Acqua «Oggi piove schifosamente: un’acqua fottuta, un’umidità boja, una melma al controcazzo» (Gadda alla stazione di Campiello, nei pressi di Asiago, 31 agosto 1916) [U].

Fango «Nel camminamento basso i soldati devono rimanere accovacciati nel fango per non offrire bersaglio. Non ci si può muovere; questa fossa in cui siamo è ingombra di corpi pigiati, di gambe ritratte, di fucili, di cassette di munizioni che s’affastellano, di immondizie dilaganti: tutto è confitto nel fango tenace come un vischio rosso» (Carlo Salsa, tenente di fanteria sul Carso) [CC].

Piedi «Piede da trincea». Molti soldati hanno i piedi doloranti, blu, assiderati e quasi inutilizzabili per essere rimasti giorno e notte a mollo nell’acqua gelida e fangosa [EE].

Terra di nessuno La distanza tra le linee nemiche: a Ovest poteva essere di duecento metri e a volte anche molto meno, a Est saliva fino a un paio di chilometri o più [EE].

Piccioni Piccioni viaggiatori, il mezzo di comunicazione più affidabile. Il solo esercito tedesco ne utilizzò circa 300mila. Ne arrivavano a destinazione nove su dieci [EE].

Cher Ami. Cher Ami, il piccione che durante la battaglia delle Argonne dell’ottobre 1918 riuscì a portare a destinazione il messaggio di un’unità americana circondata, nonostante una ferita al petto e una zampa amputata. Decorato con la Croix de guerre, attualmente impagliato allo Smithsonian di Washington [EE].

Piombo Shrapnel, il proiettile d’artiglieria più comune all’inizio della Prima guerra mondiale. Ogni granata conteneva un centinaio di sfere di piombo, che fuoriuscivano dall’involucro grazie a una piccola carica di polvere nera alla base del proiettile. Efficacia massima se la granata esplodeva per aria proprio davanti al bersaglio, molto meno se il bersaglio era sotto il livello del terreno, in una trincea [EE].

Acetone Acetone, il solvente impiegato nella fabbricazione della cordite, l’esplosivo usato per i proiettili. Era prodotto quasi esclusivamente attraverso la distillazione del legno: per ottenerne una tonnellata, ne erano necessarie almeno 80 di legno di betulla, faggio o acero. Principali esportatori di legname, con Canada e Stati Uniti, la Germania e l’Austria. La Gran Bretagna non sarebbe stata in grado di produrre autonomamente le cento tonnellate annue di acetone necessarie al paese in caso di guerra. Solo nel settembre 1916 gli scienziati inglesi riuscirono a mettere a punto il processo per produrre acetone sintetico [A].

Buche Una comune granata d’artiglieria da campo tra i 70 e gli 80 millimetri lasciava sul terreno una buca di meno di un metro, una da 420 millimetri provocava un cratere dodici volte più grande [EE].

Topi «Non ero andato molto avanti quando sentii cedere qualcosa di schianto sotto di me. Era uno scheletro le cui ossa erano state ripulite dall’esercito di topi che si aggiravano nei campi di battaglia» (dalle memorie del fante britannico Alfred Pollard). I topi che popolavano le trincee, spesso enormi, si nutrivano di cadaveri [EE].

Assi Asso dell’aria: il pilota che ha abbattuto almeno cinque aerei nemici. I più grandi, per nazionalità: Germania, Manfred von Richtofen (il Barone rosso, 80 aerei abbattuti); Francia, René Fonck (75); Gran Bretagna, Edward Mannock (73); Austria-Ungheria, Godwin Brumowski (40); Belgio, Willy Coppens (37); Italia, Francesco Baracca (34); Stati Uniti, Edward Rickenbacker (26); Russia, A. Aleksandr Kazakov (17) [P].

Civili Civili morti sotto i bombardamenti alleati sulla Germania: circa 2.600. Civili morti o feriti nelle incursioni tedesche sulla Gran Bretagna: 1.736. A parte Dover, fu Londra la città più bombardata d’Europa [EE].

Cibo In Germania negli ultimi anni di guerra è raddoppiata la mortalità infantile. Nel 1917 la mortalità tra gli anziani è del 33 per cento più alta che nel 1914. Circa 762.000 civili tedeschi sono morti durante il conflitto per malnutrizione o malattie dovute a carenze alimentari [EE].

Spagnola Estate 1918, primo focolaio di “spagnola”, l’epidemia influenzale che uccise almeno venti milioni di persone. All’inizio colpì soprattutto i militari americani e tedeschi. Decorso molto violento: mal di testa lancinante, febbre altissima, fastidiosa tosse catarrosa. Nel giro di tre giorni, o si muore o si guarisce. “Spagnola” non perché abbia avuto origine in Spagna, ma perché fu la stampa spagnola, non soggetta a censura, la prima a riferire di un focolaio dell’epidemia nel proprio paese quando il morbo si era già diffuso in altri stati coinvolti nella guerra.

Oppio e cannabis Assedio di Kut al-Amara (attuale Iraq), 7 dicembre 1915-29 aprile 1916: con le riserve alimentari quasi esaurite, per evitare la dissenteria e altre malattie i soldati britannici cercano di tenersi in piedi con pillole di oppio o cure casalinghe, come un miscuglio di olio di ricino e chlorodyne, analgesico al gusto di menta i cui principi attivi sono oppio, cannabis e cloroformio [EE].

Cocaina Durante la guerra la cocaina era molto diffusa nella società, nonostante le restrizioni messe in atto in diversi paesi negli anni immediatamente precedenti il conflitto. A Parigi si poteva acquistare più o meno liberamente nei caffè, a Londra si trovava facilmente nei night club. In Inghilterra prostitute e soldati erano considerati due gruppi particolarmente dipendenti da questa droga. Un’aggravante, per le autorità inglesi: la produzione era quasi esclusivamente nelle mani di aziende tedescheEE.

Gas cloro Nube di colore verdastro, prodotto dalla IG Farben che ha utilizzato i prodotti di scarto di un processo di produzione di tinture tessili. Il gas cloro porta a una sovrapproduzione di liquidi nei polmoni e chi viene colpito più duramente muore soffocato, come annegato nel suo stesso corpo [EE].

Gassati. Quantità di gas impiegate dai diversi paesi durante il conflitto: Germania 55.000 tonnellate; Francia 26.000; Gran Bretagna 14.000; Austria 8.000; Italia 6.000. Perdite complessive: circa 200.000 intossicati e 10.000 morti per tedeschi, inglesi e francesi; 60.000 intossicati e 5.000 morti per gli italiani. La Russia, priva di un numero sufficiente di moderne maschere antigas, ebbe 500.000 intossicati e 56.000 morti, nonostante i tedeschi impiegassero a est molto meno gas che a ovest [B].

Iprite. «Il massimo numero di colpiti dai gas si ha fra il luglio 1917 e la fine della guerra, durante il periodo di impiego dell’iprite, ma i casi di mortalità diminuiscono fino al 3 per cento dei gassati, contro il 35 per cento dei morti fra i colpiti con armi da fuoco» [GG].

Maschere Le maschere antigas: limitavano la vista e l’udito, impedivano di parlare, costringevano a una respirazione affannosa. Ma furono determinanti per far scendere drasticamente le perdite [H].

Elmo chiodato Equipaggiamento di Kresten Andersen, danese di 23 anni, soldato dell’esercito tedesco. Uniforme grigia con bande laterali rosse e bottoni bronzo. Mantello scuro d’ordinanza. Elmo chiodato con rivestimento verde. Berretto grigio. Stivali personali. Scarponi gialli con le stringhe, d’ordinanza. Zaino in cuoio di vitello. Cinturone giallo. Cassetta portacartucce annessa. Buffetteria e giberne annesse. Tenda e picchetti. Gavetta d’alluminio. Tazza stesso materiale. Borraccia stesso materiale. Badiletto. Guanti grigi. Tascapane. Due barattoli per il caffè. Razione di ferro costituita da due sachetti di gallette e una scatoletta di carne più un pacchetto di piselli. Due pacchetti di medicazioni per il primo soccorso. Fucile modello 97. Corda per la pulizia della canna. Due maglioni di lana. Due camicie. Due paia di mutande, di cui uno blu. Pesante maglione nero-blu. Sciarpa grigia. Manicotto. Due cinture. Un paio di scaldaginocchia. Un paio di guanti. Una targhetta d’identificazione. Quattro paia di calzettoni, di cui un paio sottile, traforato (dono d’amore). Cappuccio. Fascia bianca da fissare al braccio in caso di combattimento notturno. Un sacchetto di sale. Mezzo chilo di prosciutto. Mezzo chilo di burro. Un barattolo di pasta di frutta. Il Nuovo Testamento. La fuga del cervo (popolare romanzo danese, ndr). Cartoline postali militari, trenta pezzi. Carta da lettere. Olio d’anice. Cerotti. Occorrente per cucire. Carta geografica. Tre taccuini. Baionetta. Centocinquanta cartucce. Mezzo chilo di carne di maiale. Una salsiccia di lardo. Una pagnotta d’ordinanza [EE].

Venticinque chili Peso di un fucile, fino a quattro chili e mezzo. Baionetta, pala per scavare trincee, scatole di munizioni, intorno ai cinque. Compreso il resto, «nessun fante marciava con un carico inferiore ai venticinque chili, che dovevano essere trasportati per chilometri chilometri , trenta al giorno era la media preventiva, calzando stivali chiodati rigidi e rozzi» [H].

Corazze Le corazze Farina, in uso nell’esercito italiano. «Erano armature spesse, in due o tre pezzi, che cingevano il collo, gli omeri, e coprivano il corpo quasi fino alle ginocchia. Non dovevano pesare meno di cinquanta chili. A ogni corazza corrispondeva un elmo, anch’esso a grande spessore. […] «“A noi soli”, continuava il generale, “è stato concesso di averle. Il nemico può avere fucili, mitragliatrici, cannoni: con le corazze ‘Farina’ si passa dappertutto”. […] Una mitragliatrice austriaca, da destra, tirò d’infilata. Immediatamente, un’altra, a sinistra, aprì il fuoco. […] Uno dopo l’altro, i guastatori corazzati caddero tutti. Nessuno arrivò ai reticolati nemici» (Emilio Lussu, altopiano di Asiago, luglio 1916) [BB].

Mostrine Mostrine colorate o laccetti identificavano i reggimenti in quasi tutti gli eserciti. Per le mostrine del colletto gli austriaci distinguevano: dieci sfumature di rosso (inclusi il ciliegia, il rosa, l’amaranto, il carminio, l’aragosta, lo scarlatto, il rosso vivo), sei di verde e tre di giallo [H].

Franchi tiratori Linea dura dell’esercito tedesco e di quello austroungarico contro chiunque combattesse senza una divisa (guerriglieri, cecchini, franchi tiratori): la punizione era l’impiccagione [EE].

Acciaio Settembre 1915: l’esercito francese è il primo a introdurre l’elmetto d’acciaio. Leggero, verniciato d’azzurro (la nuova divisa è grigio-azzurra), ornato da un piccolo cimiero e dall’icona di una granata impressa sul davanti [EE].

Testa Di tutte le ferite in battaglia, poco più del 13 per cento riguarda la testa. Di queste il 57 per cento risulta mortale (dalle statistiche dei primi anni di guerra). La testa è la parte del corpo più esposta in trincea [EE].

Capelli L’uso di tagliare corti i capelli ai soldati: introdotto nella Prima guerra mondiale non per tenere lontani i pidocchi ma perché rendeva più agevole e veloce l’intervento in caso di ferite al capo [EE].

Gesso e cerotto In un solo corpo d’armata dell’esercito tedesco ogni mese venivano consumati in media cinquanta metri cubi di gesso e cinquanta chilometri di cerotto [EE].

Sfregiati «Ho sentito che nascosto nella foresta c’è un ospedale per i soldati che hanno il volto sfregiato. Pare abbiano un aspetto così spaventoso che le persone normali non ne sopporterebbero la vista» (dal diario di Elfriede Kuhr, tedesca, 14 anni). Fenomeno che interessò tutti i paesi in guerra. I casi peggiori rimasero in questi ospedali chiusi fino alla morte. In Francia, dopo la guerra, un’associazione di veterani riuniva 9.900 uomini col volto deturpato [EE].

Mandibola Il chirurgo da campo americano Harvey Cushing in visita a un reparto di chirurgia dentale sul fronte occidentale: «È eccezionale vedere a che livello sono riusciti a reimpiantare denti e mandibola a un povero diavolo cui un’esplosione aveva portato via gran parte della faccia» [EE].

Dottor Cushing Il dottor Cushing, col tempo specializzato nell’estrarre con grande cautela le schegge di granata dal cervello con l’aiuto di un potente magnete [EE].

Dottor Levit Jan Levit, il chirurgo militare che aveva in cura Gavrilo Princip, l’attentatore di Sarajevo, rinchiuso nella fortezza di Theresienstadt. Ebreo battezzato, nel 1942 tornò a Theresienstadt, internato nel campo nazista per motivi razziali. Due anni dopo fu deportato e ucciso ad Auschwitz [A].

Comunicazioni Tecniche di comunicazione durante le battaglie: radio, ma gli apparecchi sono ancora grandi, pesanti, poco affidabili; telefonia a filo, a rischio se il combattimento si fa molto intenso (nel 1917 s’è iniziato a interrare i fili a circa un metro di profondità, ma non è sempre facile); segnalazioni ottiche (razzi luminosi, lampade, semafori, bandiere: hanno bisogno di una buona visibilità, che spesso manca quando infuria la battaglia); trasmissione manuale di ordini e rapporti attraverso le staffette, solitamente mandate a due a due nella speranza che almeno una arrivi a destinazione (tutti i paesi belligeranti sperimentano i cani staffetta, che però hanno un limite: se il fuoco d’artiglieria è molto forte, i cani, come i cavalli, impazziscono) [EE].

La Piave Il nome Piave prima della Grande guerra era femminile: «la» Piave (il duca d’Aosta, comandante della III armata, e altri continuarono a scriverlo così per tutta la durata del conflitto). Il cambio di genere, attestato dalla più celebre canzone di guerra («Il Piave mormorava…»), quando il fiume diventò ultimo baluardo di difesa. E in via definitiva dopo la vittoria: al suo simbolo non si addiceva il femminile (tuttavia rimasto in alcune parlate locali) [HH]. «E il fiume maschio trascinava grappoli di cadaveri austriaci, da Nervosa al mare» (D’Annunzio). Anche quello che abitualmente chiamiamo «il» fronte, durante la guerra (nei bollettini del Comando supremo, fra l’altro) è «la» fronte.

Kobarid Caporetto si chiamò così dopo la guerra, quando la zona fu assegnata all’Italia. Nell’ottobre del 1917 era Karfreit e si trovava in territorio austriaco (il vero sfondamento delle unità austroungariche e tedesche avvenne però a nord della cittadina). Oggi ha un altro nome ancora: Kobarid, e si trova in Slovenia.

Alcolici Dopo che il primo ministro inglese Lloyd George ha definito il bere un nemico dello sforzo per la guerra, Giorgio V dichiara la volontà della casa reale di astenersi dal consumo di alcolici per tutta la durata del conflitto (30 marzo 1915) [N].

Latte Primavera-estate 1918: a Vienna il cibo scarseggia. Vengono consumati solo 70.000 litri di latte al giorno (erano 900.000 prima della guerra). L’apporto calorico è di 1.721 calorie al giorno (normale fabbisogno: 3.000). Molti adulti hanno perso dieci o venti chili. Il peso medio dei bambini di nove anni è sceso da 30 a 22,8 chilogrammi. Certe case di riposo e manicomi hanno dovuto chiudere perché i ricoverati sono morti di fame [EE].

Surrogati Estate 1918, Germania. Surrogati dappertutto. Finto alluminio, bende di carta, bottoni di legno. Pane fatto con cereali mescolati a patate, fagioli, grano saraceno; cacao fatto di piselli tostati e segale con aggiunta di aromi artificiali; carne fatta di riso pressato cotto in grasso di montone; tabacco fatto di radici seccate e bucce di patate. Esistono 837 surrogati della carne approvati per la produzione di salsicce, 511 succedanei registrati del caffè. Monete di nichel sostituite da monete di ferro, pentole di ghisa da pentole di latta, tetti in rame da tetti in stagno (il blocco navale britannico funziona: in più, l’agricoltura e il sistema dei trasporti tedeschi si sta riducendo all’osso a causa dell’intenso sforzo bellico) [EE].

Petrolio Le operazioni militari britanniche nel Golfo Persico, cominciate subito dopo lo scoppio del conflitto (prima che l’impero ottomano si schierasse con quelli centrali): all’inizio avevano lo scopo di garantirsi i giacimenti petroliferi sulla costa. Il petrolio serviva più per la flotta britannica (fra l’altro era più facile da caricare del carbone) che per automobili e aerei, ancora pochissimi [EE].

Foraggio Un corpo d’armata tedesco nel 1871 aveva bisogno di 567 carri per spostarsi. Nel 1914 ne doveva usare 1.168. I carri dovevano essere trainati da cavalli, e i cavalli consumavano foraggio, che andava anch’esso trasportato. La razione giornaliera di un cavallo pesava dieci volte quella di un uomo [EE].

Cavalli Nella Prima guerra mondiale morirono circa otto milioni di cavalli.

Navi La Leviathan, la più grande nave americana adibita al trasporto truppe (sbarcava ogni mese in Europa una media di 12.000 uomini, l’equivalente di una divisione), era in realtà tedesca. Quando fu varata nel 1913, ad Amburgo, era la più grande nave passeggeri del mondo. Bloccata nel porto di New York allo scoppio della guerra, fu sequestrata dalle autorità americane dopo che Washington ebbe dichiarato guerra alla Germania. In un solo viaggio arrivò a trasportare 14.416 uomini (nessuno mai l’aveva fatto) [N].

Grande azione «Per noi la politica è la prosecuzione della guerra con altri mezzi. Ma questa guerra politica è condotta sempre più sotto forma di guerra di trincea, in una situazione di confusione tattica nella quale le energie sono inibite dalla mancanza di uno spazio chiaro, libero, dove scatenarsi. Non c’è da meravigliarsi che il desiderio per la grande azione, per la grande figura politica nazionale cresca con sempre maggiore inquietudine e intensità» (Ernst Jünger nel 1925) [Z].

Hitler «Il 10 novembre (1918, ndr) arrivò all’ospedale il pastore per rivolgerci una breve allocuzione, e così sapemmo tutto. Anch’io, molto eccitato, ero presente al suo discorso. Quel vecchio e dignitoso signore sembrò tremare in tutto il corpo, comunicandoci che la dinastia Hohenzollern non portava più la corona imperiale tedesca, che la Patria era diventata una repubblica […]. Cercò di continuare, di dirci che bisognava ormai cessare la guerra, che avendo perso la guerra ed essendo ormai alla mercé del vincitore ci attendevano tempi bui […]. Ciò che seguì furono giorni orrendi e più orrende notti: sapevo che ogni cosa era perduta. Solo dei pazzi, o dei bugiardi e criminali, potevano sperare nella generosità del nemico. In quelle notti crebbe in me l’odio contro i colpevoli di quel misfatto. In quei giorni previdi quale doveva essere il mio destino. […] Così decisi di diventare uomo politico» (Adolf Hitler, Mein Kampf).

Roberto Raja