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 2014  aprile 10 Giovedì calendario

Biografia di Lucia Annibali

• Urbino (Pesaro e Urbino) 18 settembre 1977. Avvocato. Il 6 aprile 2013 fu sfregiata con l’acido da due uomini. Mandante, l’ex fidanzato Luca Varani, avvocato anche lui.
• «Ci sono ancora i buchi causati dal vetriolo nell’intonaco del pianerottolo. Figurarsi lo scempio che deve aver provocato sul volto e il collo di Lucia Annibali, avvocatessa di 35 anni, single e senza figli, sfigurata da un getto di acido solforico lanciato da un uomo incappucciato mentre rientrava nel suo appartamento a Pesaro. La donna è ricoverata al Centro grandi ustionati di Parma e rischia di perdere la vista. Un’esecuzione da mafia russa. E un movente che ritorna in continuazione nella tragica galleria dei femminicidi: un ex che non si rassegna all’idea della separazione, che perseguita la donna per mesi e poi decide di punirla, spesso con la morte, stavolta con il più terribile degli sfregi. L’uomo in questione (…) è un avvocato con il quale Lucia Annibali ebbe una breve relazione più di 2 anni fa. Si chiama Luca Varani, 35 anni, (…) Lui non sarebbe l’esecutore dell’aggressione, bensì il mandante. (…) Si è dichiarato estraneo alla vicenda, esibendo un alibi apparentemente a prova di bomba: “Nelle ore in cui è avvenuto l’agguato stavo giocando a calcio con i miei amici, in tanti lo possono confermare, compresi un maresciallo dei carabinieri e un sovrintendente di polizia che fanno parte della squadra”. Tutto vero, ma non sufficiente per tirarsi fuori da questa storia: “Sulla base degli elementi in nostro possesso – hanno spiegato gli investigatori –, l’uomo è fortemente coinvolto. La stessa Annibali, pochi istanti dopo essere stata colpita con l’acido, ha trovato la forza di fare il suo nome”. (…) Varani, dalla vita privata piuttosto movimentata (è in attesa di un figlio da un’altra donna), non ha mai accettato la fine del rapporto con Lucia. I vicini di casa dicono di averlo visto aggirarsi attorno al condominio. E in un’occasione si sarebbe anche intrufolato nell’appartamento della donna, che ha però preferito non denunciarlo, limitandosi a cambiare la serratura. Convinta di poter gestire la situazione, l’avvocatessa non ha chiesto aiuto a nessuno. L’unica persona con la quale si è confidata, lamentandosi per l’insistenza del suo ex, è stato un amico carabiniere in servizio a Urbino (dove la donna lavora nello studio del padre Luciano)» (Corriere della Sera).
• «Nella seconda ordinanza di custodia cautelare per stalking e tentato omicidio così è spiegata l’ossessione vendicativa di Varani nei confronti di Annibali: “Per avergli rovinato la vita, per aver rivelato la loro relazione clandestina alla fidanzata storica. Così si fa strada in lui l’idea di eliminare fisicamente la giovane donna, fino ad attentare anche alla sicurezza degli abitanti del condominio di via Rossi 19. Cominciano i continui appostamenti. Varani entra ed esce dallo stabile di via Rossi, senza alcuna giustificazione plausibile, se non quella di organizzare e preparare nei dettagli il terribile gesto del 16 aprile, visto anche che il primo tentativo della manomissione dell’impianto del gas non è andato a buon fine. (…) Varani aveva capito di aver perso ogni potere sulla ragazza, l’ostinazione di riconquistarla si trasforma in sentimento di rabbia e poi in odio devastante contro Lucia, colpevole di averlo rifiutato, di essersi sottratta al suo dominio fisico e psicologico allacciando rapporti con altri uomini”. In una lettera inviata a un amico avrebbe scritto che voleva solo farle dispetto, voleva rovinarle la macchina con l’acido non certo farle male e rovinarle per sempre il viso. L’avvocato difensore segue questa linea» (Chiara Lalli).
La storia 16 aprile 2013: Lucia Annibali, alle 21.30, rientra nella sua abitazione di Pesaro, in via Rossi. Un uomo incappucciato le getta dell’acido solforico al 66% sul volto. Durante i soccorsi l’avvocatessa avrebbe fatto il nome del suo aggressore. I vicini raccontano di una «relazione malata» tra la Annibali e Luca Varani: l’avvocatessa l’aveva lasciato perché lui era fidanzato da tempo con un’altra donna. Lucia Annibali viene ricoverata al Centro grandi ustionati di Parma.
20 aprile 2013: Luca Varani viene arrestato e portato nel carcere di Villa Fastiggi, di Pesaro. Gli inquirenti ipotizzano che l’uomo sia il mandante e non l’esecutore dell’aggressione, perché la sera dell’agguato era a una partita di calcio.
27 aprile 2013: Altistin Prevcetaj, albanese di 28 anni, viene arrestato con l’accusa di aver partecipato all’aggressione.
1 maggio 2013: Rubin Talaban, albanese di 31 anni, viene arrestato a San Salvo Marina, in provincia di Chieti, dopo quindici giorni di latitanza, con l’accusa di aver aggredito Lucia Annibali. Stava per fuggire verso l’Albania. Due connazionali vengono arrestati per favoreggiamento. Secondo gli inquirenti Talaban avrebbe ricevuto 30.000 euro da Varani: 5.000 da riscuotere subito e il resto dopo l’aggressione. Durante le indagini, vengono ritrovate tracce di acido con una concentrazione del 40% nell’auto di Rubin Talaban. I carabinieri cercano tracce anche nelle scarpe Nike del presunto sicario, che erano state sotterrate.
3 maggio 2013: Luca Varani, in carcere, tenta di ferirsi al piede, forse per mascherare una lesione già esistente che lo avrebbe potuto compromettere.
15 maggio 2013: il Tribunale del riesame di Ancona respinge la richiesta di annullamento di custodia cautelare di Luca Varani, per un concreto pericolo di reiterazione del reato, fuga e inquinamento delle prove. I Ris esaminano l’auto dell’avvocato, una smart del 2004, in ottime condizioni, che il 27 marzo Varani ha portato a rottamare: dopo aver scoperto che il proprietario del centro di autodemolizioni preferiva tenerla per la figlia, gli chiese di restituirgli i sedili per venderli su E-bay.
19 maggio 2013: la Procura di Pesaro dispone due nuove perizie per esaminare i telefoni cellulari di Lucia Annibali e Luca Varani, e per visionare le immagini registrate dalle telecamere del supermercato in via Vicenzo Rossi 19, vicino alla casa dell’avvocatessa. Intanto continuano i controlli sui telefoni dei due presunti sicari, gli esami del dna sulle scarpe di Altistin Precetaj e le ispezioni personali a Rubin Taleban per accertare la natura delle ferite che riporta sulle mani e sulla tempia.
21 maggio 2013: il Tribunale del riesame di Ancona respinge la richiesta di scarcerazione di Altistin Precetaj.
28 maggio 2013: mentre è in carcere, Altistin Precetaj viene condannato in primo grado a un mese di reclusione per minaccia aggravata a una giovane: l’uomo aveva inviato un sms alla 24enne dopo che lei aveva testimoniato in un processo per spaccio in cui Precetaj era coinvolto.
3 giugno 2013: Lucia Annibali rientra dall’Ospedale maggiore di Parma dopo aver subito diversi interventi chirurgici al volto.
9 dicembre 2013: prima udienza del processo contro Luca Varani, Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj. Il giudice Maurizio Di Palma decide per il rito abbreviato non condizionato. Uno degli avvocati di Varani, Antonio Maisano, dichiara che l’uomo avrebbe ordinato ai due albanesi di danneggiare con l’acido solo l’auto di Lucia Annibali. L’avvocatessa, costituitasi parte civile, chiede un risarcimento danni di circa 10 milioni di euro.
28 gennaio 2014: mentre è in carcere, inizia un altro processo contro Altistin Precetaj, accusato di concorso in spaccio di cocaina.
21 febbraio 2014: nuova udienza. Il gip Di Palma rigetta la richiesta della difesa di Varani di prendere in considerazione le confidenze che l’imputato avrebbe fatto al suo compagno di cella: l’avvocato avrebbe raccontato all’uomo di aver chiesto ai due presunti complici di gettare l’acido sulla macchina di Lucia Annibali.
22 febbraio 2014: il pm Monica Garulli richiede la pena massima prevista per il rito abbreviato: vent’anni di reclusione per Luca Varani e diciotto sia per Rubin Ago Talaban che per Altistin Precetaj. Secondo il pm, Varani è il mandante dell’aggressione con l’acido, di cui i due albanesi sarebbero gli esecutori. L’avvocato, alcuni mesi prima, avrebbe inoltre cercato di manomettere le manopole del gas in casa di Lucia Annibali.
17 marzo 2014: Luca Varani in tribunale dichiara di essere dispiaciuto per l’accaduto e di sentirsi «responsabile». Annibali esce dall’aula. Il legale di Varani dichiara che il suo assistito non aveva le chiavi dell’abitazione di Lucia Annibali, quindi non avrebbe potuto fornirle ai due presunti sicari. Gli avvocati di Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj negano le accuse.
Le condanne Il 29 marzo 2014 il processo di primo grado si conclude: 20 anni a Luca Varani per stalking e tentato omicidio; 14 anni ai due sicari albanesi, Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj. Pena confermata in appello nel gennaio del 2015 per Varani e ridotta invece da 14 a 12 anni nel caso dei due esecutori. Il 10 maggio 2016 anche la prima sezione penale della Cassazione, presidente Maria Cristina Siotto, conferma la pena a 20 anni per Varani e a 12 per i due esecutori.
• L’8 marzo 2014, festa della donna, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito alla Annibali la nomina di Cavaliere al merito della Repubblica.
• Il 22 maggio 2014, Luca Varani, condannato a 20 anni di reclusione per l’aggressione con l’acido alla sua ex fidanzata, ha tentato il suicidio in prigione, appendendosi con un lenzuolo alle sbarre della finestra della sua cella nel carcere di Castrogno (Teramo).
• «Ricordo la mia faccia che friggeva, rantolavo. Ho fatto in tempo a specchiarmi un istante prima che gli occhi non vedessero più niente. Ero grigia, c’erano bollicine che si muovevano sulle mie guance. Urlavo, urlavo tantissimo. Ricordo di aver tolto il giacchino di pelle per non rovinarlo... come se fosse importante» (a Giusi Fasano) [Cds 19/7/2013].
• In tutto è stata sottoposta a diciassette interventi per ricostruire il viso e arginare i problemi di vista e respirazione.
• Ha scritto la sua storia con Giusi Fasano in Io ci sono. Una storia di non amore (Rizzoli 2014).
• Il 14 gennaio 2015 è stata ospite della Bignardi alle Invasioni barbariche.
• «Lui voleva che morissi, ma non c’è riuscito. Mi ha fatto tutto il male possibile, ma ho io ho vinto. Sono qui, viva, forte, sorrido, sono circondata da un affetto enorme. E ho voglia di ricominciare» (a Maria Novella De Luca).