27 marzo 2014
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Biografia di Emma Castelnuovo
• Roma 12 dicembre 1913 - Roma 13 aprile 2014. Insegnante e matematica.
• «Figlia di Guido Castelnuovo (1865-1952), grande matematico e statistico, e nipote di Federigo Enriques, matematico, storico della scienza e filosofo. Emma Castelnuovo si laureò nel 1936 in Matematica con una tesi sulla geometria algebrica e cominciò subito a lavorare come bibliotecaria nell’Istituto matematico dell’università di Roma, che oggi porta il nome di suo padre. Vinse la cattedra di matematica nelle scuole medie ma fu sospesa pochi giorni dopo, per l’adozione della legislazione razziale, e quindi si dedicò alla scuola per ebrei. Partecipò anche all’Università clandestina per ebrei per il corso di Ingegneria, ideato da suo padre. Finita la guerra e reintegrata nella scuola, insegnò regolarmente fino al 1979 concludendo la sua carriera al liceo Tasso di Roma. Nel 1944 fondò l’Istituto romano di cultura matematica e riunì per anni, ogni sabato pomeriggio, i suoi colleghi insegnanti di matematica per spingerli a un ripensamento dei programmi e dei metodi educativi. In quel periodo cominciò a delineare il suo nuovo “metodo attivo” per l’insegnamento della geometria intuitiva» (Paolo Conti) [Cds 11/12/2013].
• Nel 1977 andò con l’Unesco a insegnare in Africa, in Niger («e non si può immaginare la fatica di trovare due chiodi o delle bacchette di legno a Niamey»).
• «Giovanissima insegnante, quel che disse in un convegno di colleghi a Sèvres, in Francia, fu uno scandalo. Era il 1948, fu accusata di voler far scuola “par les mains sales”, quelli con le mani sporche, e accompagnata fuori dall’aula. Poco male, alle espulsioni Emma Castelnuovo era abituata. Fresca di laurea, a fine agosto del 1938 vinse il concorso per insegnare al tecnico inferiore – quella che oggi è la media – ma il 1 settembre 1938 entrarono in vigore le leggi razziali: fuori gli ebrei dalle scuole. Così iniziò a insegnare nella scuola privata della comunità ebraica – ma occhiutamente sorvegliata da un commissario governativo – vicino al Celio prima, a Lungotevere poi. Fino all’occupazione tedesca. Una vita straordinaria, quella di Emma Castelnuovo. Un’insegnante straordinaria (…) l’esile ragazza scambiata, il primo giorno da docente, con un’allieva e severamente rabbuffata. Questa energica donna, gli occhi chiari e curiosi, rendeva l’odiata matematica un piacere, una finestra aperta sul mondo. Non a qualcuno dei suoi allievi: a tutti. Discussioni aperte, lavoro per gruppi, temi scritti a rappresentare ragionamenti e deduzioni (temi di matematica? chi l’aveva mai visti negli anni ’50-60?). Se una classe diventava una piccola comunità scientifica, era solo nelle sue lezioni. (…) “Mi son resa conto subito, fin dai primi anni, che l’insegnamento della matematica non andava. Si chiamava geometria intuitiva, ma miniaturizzava il programma delle superiori ricalcando Gli elementi di Euclide, 300 a.C. Ferma, statica, basata su postulati: astratta. È invece il movimento, l’azione ragionata sul concreto a diventare teoria. Dunque, con il professor Enriquez abbiamo organizzato un’attività di conferenze, l’Istituto romano di cultura matematica: 5 anni di conferenze, dibattiti, studi. (…)”. Quel gruppo di matematici doveva essere fantastico: come lei, per cui gli allievi hanno coniato la felice crasi di “Emmatematica”» (Ella Baffoni) [Unt 12/3/2009].
• «Nel luglio del 2006 l’allora sindaco di Roma Walter Veltroni mi convocò in Campidoglio per propormi di dirigere all’Auditorium un Festival di Matematica.Veltroni mi spiegò però di aver appunto avuto per insegnante alle medie Emma Castelnuovo, e di aver sognato da tempo di poter dedicare un grande evento alla materia che lei gli aveva fatto amare da bambino. Inutile dire che ad aprire le danze del primo Festival, il 15 marzo 2007, di fronte a una platea gremita di ragazzi accorsi da tutta Italia, fu proprio lei: l’indomita novantaquattrenne, che si era rotta una gamba da poco, e ciò nonostante fece lezione in piedi per due ore, con un braccio appoggiato a una stampella, e l’altro libero per muovere i lucidi colorati con cui illustrava alla sua maniera i teoremi della geometria» (Piergiorgio Odifreddi) [Rep 15/4/2014].
• Il 9 dicembre 2013 ha ricevuto il premio Nesi «per aver dedicato la sua vita e la sua intelligenza alla teoria e alla pratica dell’insegnamento attivo della matematica come componente imprescindibile della formazione culturale del cittadino consapevole».