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 2014  gennaio 20 Lunedì calendario

Biografia di Pino Donaggio

(Giuseppe) Burano (Venezia) 24 novembre 1941. Musicista.
• «Settanta milioni di dischi per un paio di centinaia di diverse versioni (“venti o trenta solo in Giappone”). Centoventi-centrotrenta milioni di lire all’anno di diritti d’autore (“ma il grosso se lo becca l’editore: almeno un mezzo miliardo a semestre”). Colonna sonora ricorrente di spot vari sparsi per tutte le tv del mondo. Batte tutti i record Io che non vivo, musica ed esecuzione sono di Pino Donaggio (parole di Vito Pallavicini) al Festival di Sanremo del 1965, tuttora una delle canzoni più eseguite al mondo. Dusty Springfield ne ha fatto un must in inglese, Elvis Presley l’aveva inserita in 18 dei suoi lp, Cher l’ha ripresa pochi anni or sono. Carriera precoce e breve, quella di concertista, ma ugualmente ricca di soddisfazioni: a 17 anni, non ancora diplomato, già in scena con Abbado e prima ancora con i Solisti Veneti di Scimone. Ma le lusinghe di canzonette e successo sono dietro la porta. “Ho incominciato a cantare a qualche festa, come tanti. I miei pezzi forti erano Diana di Paul Anka e Bernardine di Pat Boone. Le ragazze insistevano e cantando... si aveva più successo che suonando il violino. Mio padre era arrabbiatissimo”. Battaglia perduta in partenza (quella di papà). Qualche porta ostinatamente chiusa, qualche altra che si apre, fino al fortunato incontro con Bruno Pallesi (cantante di buon nome negli anni Cinquanta-Sessanta) che lo presenta a Danzi. “Canti come un selvaggio”, sentenzia l’autore di Mia bela Madunina, ma intanto spunta un contratto. Due anni di nulla e il bum: Come sinfonia, mattonella e “pelle d’oca”, come la ricordano i contemporanei. Se ne innamora anche Mina. Sanremo è la destinazione prescelta, ma La Tigre è già impegnata con un’altra canzone e convince Radaelli a farla cantare all’autore. Il giorno dopo la canta tutta Italia. Ha sfondato. Come autore, ma anche come cantante. Siamo nel 1961. Anche papà s’è felicemente rassegnato. Altre canzoni, altri successi (come dimenticare Motivo d’amore o Il cane di stoffa?), Sanremi, Canzonissime, trionfi spagnoli, fino al mitico Io che non vivo. Poi? “Sono tornato a fare quello a cui ero destinato: il musicista. A Sanremo c’ero finito per caso”. E per caso intraprende la sua nuova carriera. Un produttore gli chiede la musica per A Venezia... un dicembre rosso shocking. Non si ferma più» (Giorgio Destefanis).
• Quasi 200 colonne sonore. Importante la collaborazione col regista e amico Brian De Palma (Carrie, Vestito per uccidere, Blow out e Passion) e con altri registi della paura come Joe Dante, Lucio Fulci, Dario Argento.
• «Nel cinema horror mai anticipare con la musica quello che accadrà dopo».
• Sue le colonne sonore, tra le altre, delle fiction Don Matteo, Lo zio d’America, Il maresciallo Rocca, Provaci ancora prof. e Un passo dal cielo. Tra i film italiani: Non ci resta che piangere (Massimo Troisi), L’arcano incantatore (Pupi Avati) e Colpo d’occhio (Sergio Rubini).
• «Io parto sempre dai ricordi, o parto dal classico, o dalle canzoni, o dal pop, parto sempre da qualcosa che ho studiato e praticato. Alla fine quello che incameriamo da ragazzi viene sempre fuori» [Andrea Natale, Colonnesonore.net 22/10/2013]
• A 17 anni, non ancora diplomato al Conservatorio, era in scena con Abbado (Milano, 26 giugno 1933 – Bologna, 20 gennaio 2014). Con il gruppo I giovani giovani fu tra gli artisti che aprirono la tournée italiana dei Beatles nel 1965.
• Premio Siae alla creatività (2010), ogni anno incassa all’incirca 800 mila euro di diritti d’autore.
• Amante della pittura e collezionista di opere d’arte e quadri: «Quando mi manca l’ispirazione vado per musei: a Venezia c’è arte dappertutto ed è per questo che vivo ancora qua» [Ilaria Pellanda, VeneziaMusica e dintorni 11-12/2010]
• Sposato con Rita, cui si è ispirato per Io che non vivo. Due figli (Cristiano, Elisabetta) e nonno di Matteo e Chiara.