L’Illustrazione italiana, sabato 28 dicembre 1873, 7 gennaio 2014
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La proroga del Parlamento (articolo del 28/12/1873)
L’Illustrazione italiana, sabato 28 dicembre 1873
Il giorno 20 di questo mese la camera s’è prorogata e ha preso le sue vacanze di Natale fino al 20 gennaio. È quindi opportuno considerare quale sia stata la sua operosità legislativa nelle 32 sedute, che essa tenne dall’apertura della sessione ad oggi.
Come tutti ricordano, la terza sessione della medesima legislatura fu inaugurata il 15 novembre passato nella grande sala delle sedute pubbliche della Camera dei deputati al palazzo di Montecitorio. Il Re aperse in persona la sessione e i nostri lettori possono vedere riprodotta nella grande incisione, che pubblichiamo oggi, la solenne funzione. Il discorso reale d’inaugurazione fu uno de’ più notevoli nella serie dei discorsi reali: il Re, tornato da poco dal suo viaggio trionfale a Vienna e a Berlino, parlò con espressione di riconoscenza delle accoglienze che aveva trovato in quelle due capitali, e della soddisfazione, con cui aveva riannodato le relazioni, tanto tempo interrotte, di amicizia dalla Corte Austriaca. Parlò di passaggio delle difficoltà finanziarie, ma insistette molto più nel raccomandare alla Camera di provvedere a compiere la riforma dell’esercito e a iniziare quella della marina. Parve un discorso bellicoso, e non era.
Nei giorni successivi la Camera procedette alla costituzione del proprio ufficio di presidenza, nel che mise più tempo che non fosse necessario, perché le votazioni, causa l’assenza di molti deputati, dovettero essere rinnovate tre volte. Riuscirono eletti: a presidente l’on. Biancheri, confermato per la quarta volta all’eccelsa dignità; a vicepresidenti gli on. Pisanelli, Restelli, Piroli, Ferraciù; a questori gli on. Barracco e Corte; gli otto segretari, furono, meno due, quelli della sessione precedente.
L’ attenzione della Camera si volse tosto all’esame dei bilanci di prima previsione pel 1874;
e, meno qualche interruzione, di cui diremo ora, non si occupò fino all’ultima seduta che di questo argomento. Senza uscire sostanzialmente da questa materia, vi portò una certa agitazione l’on. Righetti, presidente del consiglio e ministro delle finanze, il quale nella seduta del 27 novembre espose alla camera, e per essa a tutto il paese, le condizioni della finanza, in un discorso lunghissimo, che occupò tutta intera quella seduta, e nel quale il ministro, discorrendo con la abituale sua fecondia, fece una rapida rassegna di tutto il vasto campo finanziario. Stabilito che lo sbilancio del 1874 sarebbe di circa 130 milioni, indicò i modi con cui intendeva colmarlo. Si chiarì avverso all’idea di contrarre nuovi prestiti, o a quella di emettere altri biglietti a corso forzato, o infine a quella di introdurre nuove imposte, ritenendo tutto ciò impossibile. Propose quindi invece di correggere le leggi, che regolano alcune delle grandi imposte già esistenti, cioè quelle sul macinato, sulla ricchezza mobile, sul bollo e registro; domandò la facoltà di introdurre alcune piccole tasse nuove sul commercio della radice di cicoria, sul riscontro dei colli che entrano o escono dallo Stato (diritto di statistica), sulla fabbricazione dell’alcool e della birra, propose infine l’estensione del monopolio de’ tabacchi alle Sicilie, l’incameramento de’ centesimi addizionali spettanti fin qui alle Province sulla imposta de’ fabbricati, e l’abolizione della franchigia postale per tutti, ad eccezione soltanto del Re e del Pontefice. Con questi vari provvedimenti e con l’incremento notarile delle imposte, calcolato in 10 milioni annui, il ministro spera ottener nel corso d’alcuni anni il pareggio tanto sospirato. Propose da ultimo un progetto per regolare la circolazione cartacea in tutto il Regno in modo da avere carta dello Stato a corso forzoso e carta delle Banche a corso legale. La Camera fece in generale buona accoglienza a queste idee, e si raccolse negli uffici a studiare i relativi progetti di legge, non senza continuare insieme la discussione dei bilanci.
Nella quale parve degno di speciale menzione il discorso fatto dal ministro Saint-Bon nella seduta del 5 dicembre, mentre si prendeva a esaminare il bilancio della marina. Il Saint-Bon, uomo nuovo, parlò molto chiaro, disse che il materiale della marina da guerra è in gran parte inadoperabile e consigliò di venderlo, limitando la difesa del paese ai pochi bastimenti veramente buoni e alle torpedini. Le sue idee furono combattute da alcuni deputati, che sono anche ufficiali di marina, ma incontrarono le simpatie della Camera, a cui piacque la nuova e insolita franchezza del ministro, e quelle del paese, ove pochi giorni dopo egli ebbe l’onore di due lezioni. La questione non è ancora decisa; ma intanto il ministro presentò un apposito progetto di legge inteso a effettuare le sue proposte.
Durante la stessa discussione dei bilanci, furono approvate alcune leggi minori, tra le quali vanno notate quella per l’aumento degli stipendi degli ufficiali dell’esercito, e quella per la proibizione dell’impiego di fanciulli nelle professioni girovaghe da tempo reclamata da riguardi di umanità e di decoro nazionale.
Gli uffici intanto condussero a termine l’esame dei progetti Minghetti e nominarono le commissioni incaricate di studiarli e di presentarne la relazione alla prossima riunione delle Camere.
Anche il Senato, convocato contemporaneamente, intraprese, mano mano che la Camera procedeva, l’esame dei bilanci, e li approvò senza alcuna opposizione come di solito usa fare cotesta assemblea, che nel governo dello Stato non esercita forse o non può esercitare tutta questa influenza, che, secondo lo Statuto e la necessità delle cose, gli spetterebbe.
Il giorno 20 di questo mese la camera s’è prorogata e ha preso le sue vacanze di Natale fino al 20 gennaio. È quindi opportuno considerare quale sia stata la sua operosità legislativa nelle 32 sedute, che essa tenne dall’apertura della sessione ad oggi.
Come tutti ricordano, la terza sessione della medesima legislatura fu inaugurata il 15 novembre passato nella grande sala delle sedute pubbliche della Camera dei deputati al palazzo di Montecitorio. Il Re aperse in persona la sessione e i nostri lettori possono vedere riprodotta nella grande incisione, che pubblichiamo oggi, la solenne funzione. Il discorso reale d’inaugurazione fu uno de’ più notevoli nella serie dei discorsi reali: il Re, tornato da poco dal suo viaggio trionfale a Vienna e a Berlino, parlò con espressione di riconoscenza delle accoglienze che aveva trovato in quelle due capitali, e della soddisfazione, con cui aveva riannodato le relazioni, tanto tempo interrotte, di amicizia dalla Corte Austriaca. Parlò di passaggio delle difficoltà finanziarie, ma insistette molto più nel raccomandare alla Camera di provvedere a compiere la riforma dell’esercito e a iniziare quella della marina. Parve un discorso bellicoso, e non era.
Nei giorni successivi la Camera procedette alla costituzione del proprio ufficio di presidenza, nel che mise più tempo che non fosse necessario, perché le votazioni, causa l’assenza di molti deputati, dovettero essere rinnovate tre volte. Riuscirono eletti: a presidente l’on. Biancheri, confermato per la quarta volta all’eccelsa dignità; a vicepresidenti gli on. Pisanelli, Restelli, Piroli, Ferraciù; a questori gli on. Barracco e Corte; gli otto segretari, furono, meno due, quelli della sessione precedente.
L’ attenzione della Camera si volse tosto all’esame dei bilanci di prima previsione pel 1874;
e, meno qualche interruzione, di cui diremo ora, non si occupò fino all’ultima seduta che di questo argomento. Senza uscire sostanzialmente da questa materia, vi portò una certa agitazione l’on. Righetti, presidente del consiglio e ministro delle finanze, il quale nella seduta del 27 novembre espose alla camera, e per essa a tutto il paese, le condizioni della finanza, in un discorso lunghissimo, che occupò tutta intera quella seduta, e nel quale il ministro, discorrendo con la abituale sua fecondia, fece una rapida rassegna di tutto il vasto campo finanziario. Stabilito che lo sbilancio del 1874 sarebbe di circa 130 milioni, indicò i modi con cui intendeva colmarlo. Si chiarì avverso all’idea di contrarre nuovi prestiti, o a quella di emettere altri biglietti a corso forzato, o infine a quella di introdurre nuove imposte, ritenendo tutto ciò impossibile. Propose quindi invece di correggere le leggi, che regolano alcune delle grandi imposte già esistenti, cioè quelle sul macinato, sulla ricchezza mobile, sul bollo e registro; domandò la facoltà di introdurre alcune piccole tasse nuove sul commercio della radice di cicoria, sul riscontro dei colli che entrano o escono dallo Stato (diritto di statistica), sulla fabbricazione dell’alcool e della birra, propose infine l’estensione del monopolio de’ tabacchi alle Sicilie, l’incameramento de’ centesimi addizionali spettanti fin qui alle Province sulla imposta de’ fabbricati, e l’abolizione della franchigia postale per tutti, ad eccezione soltanto del Re e del Pontefice. Con questi vari provvedimenti e con l’incremento notarile delle imposte, calcolato in 10 milioni annui, il ministro spera ottener nel corso d’alcuni anni il pareggio tanto sospirato. Propose da ultimo un progetto per regolare la circolazione cartacea in tutto il Regno in modo da avere carta dello Stato a corso forzoso e carta delle Banche a corso legale. La Camera fece in generale buona accoglienza a queste idee, e si raccolse negli uffici a studiare i relativi progetti di legge, non senza continuare insieme la discussione dei bilanci.
Nella quale parve degno di speciale menzione il discorso fatto dal ministro Saint-Bon nella seduta del 5 dicembre, mentre si prendeva a esaminare il bilancio della marina. Il Saint-Bon, uomo nuovo, parlò molto chiaro, disse che il materiale della marina da guerra è in gran parte inadoperabile e consigliò di venderlo, limitando la difesa del paese ai pochi bastimenti veramente buoni e alle torpedini. Le sue idee furono combattute da alcuni deputati, che sono anche ufficiali di marina, ma incontrarono le simpatie della Camera, a cui piacque la nuova e insolita franchezza del ministro, e quelle del paese, ove pochi giorni dopo egli ebbe l’onore di due lezioni. La questione non è ancora decisa; ma intanto il ministro presentò un apposito progetto di legge inteso a effettuare le sue proposte.
Durante la stessa discussione dei bilanci, furono approvate alcune leggi minori, tra le quali vanno notate quella per l’aumento degli stipendi degli ufficiali dell’esercito, e quella per la proibizione dell’impiego di fanciulli nelle professioni girovaghe da tempo reclamata da riguardi di umanità e di decoro nazionale.
Gli uffici intanto condussero a termine l’esame dei progetti Minghetti e nominarono le commissioni incaricate di studiarli e di presentarne la relazione alla prossima riunione delle Camere.
Anche il Senato, convocato contemporaneamente, intraprese, mano mano che la Camera procedeva, l’esame dei bilanci, e li approvò senza alcuna opposizione come di solito usa fare cotesta assemblea, che nel governo dello Stato non esercita forse o non può esercitare tutta questa influenza, che, secondo lo Statuto e la necessità delle cose, gli spetterebbe.