3 luglio 1993
Accordo sulla riforma della contrattazione del salario
• L’accordo sulla riforma della contrattazione del salario è fatto. I sindacati e le imprese hanno accettato il documento presentato dal governo. «È un accordo senza precedenti che accresce la credibilità dell’Italia», commenta il presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi. Con meno entusiasmo i leader sindacali e imprenditoriali confessano che è stato «un sì sofferto». Ecco cosa cambia con l’intesa. Il contratto nazionale di categoria dura quattro anni per la parte normativa e due per quella retributiva. Gli aumenti di stipendio dovranno essere «coerenti con i tassi di inflazione programmata» concordati da governo, sindacati e imprese. Il contratto aziendale o territoriale dura quattro anni. Si farà secondo le regole stabilite dal contratto nazionale. Ma in pratica continuerà ad esserci dove c’è stato finora (soprattutto grandi imprese) e sarà collegato sia alla produttività sia alla redditività (azienda in utile). Se passano più di tre mesi per rinnovare un contratto nazionale scatta in busta paga una parziale copertura (prima del 30%, poi del 50%) rispetto all’inflazione. In tutti i luoghi di lavoro saranno elette le Rsu, rappresentanze sindacali unitarie. In alcuni casi le aziende potranno ricorrere alla «manodopera in affitto»