9 maggio 2011
Crisi in Grecia
L’Europa ha ricominciato a tremare per la Grecia, oppressa da un debito di 340 miliardi di euro, soccorsa l’anno scorso con un prestito al 5% di 110 miliardi e di nuovo in difficoltà gravissime, che potrebbero spingerla a chiedere nuovamente aiuto oppure, addirittura, a uscire dall’euro. Venerdì scorso l’edizione on line di un giornale tedesco molto serio, Der Spiegel, ha scritto che Atene era prossima a riadottare la dracma. Smentite immediate di tutti, ma intanto al Lussemburgo si teneva un incontro tra i ministri dell’Economia europei (compreso Tremonti) per discutere il da farsi. L’impossibilità di restituire i denari avuti dall’Europa e dal Fondo monetario sembrerebbe acclarata. E d’altra parte rivolgendosi ai mercati (e l’anno prossimo a quanto pare sarà inevitabile), i greci sarebbero costretti a pagare interessi del 25%. La questione dibattuta tra gli europei riguarda perciò i tempi: meglio intervenire subito, rinunciando magari alla restituzione di una parte dei soldi prestati, o meglio aspettare l’anno prossimo? A volere un intervento immediato sarebbe la Merkel, che nel 2012 dovrà affrontare un turno elettorale delicato. Atene, mentre giura che ce la farà e che le voci che la danno prossima al default sono di speculatori, sottolinea che da un suo fallimento guadagnerebbero una montagna di soldi le banche chiamate a gestire i rapporti con i creditori e i tanti che hanno comprato cds, titoli che assicuravano proprio contro la bancarotta greca. A questo punto, se la bancarotta ci fosse sul serio, i possessori di questi cds guadagnerebbero molto. [Giorgio Dell’Arti, Vty 11/5/2011]