Corriere della Sera, 10 agosto 2007
Tags : La Bussola
Storia di un dancing atipico
MARINA DI PIETRASANTA (Lucca) – Mario, il secondogenito di Sergio Bernardini, è vissuto a pane e Bussola. «È stata la mia seconda casa e i personaggi che l'hanno frequentata una sorta di famiglia allargata. Come lo zio Celentano, lo zio Peppino (Di Capri), li chiamavo proprio così, e poi Mina, Carosone e un elenco interminabile. Persone incredibili e straordinarie». Perché per scrivere una storia breve del locale bisognerebbe partire dai pochi che non sono mai andati, come Frank Sinatra. «Iniziammo il 2 luglio del 1955 con Carosone – continua Mario – e fu l'apoteosi». La Versilia iniziava a ruggire e l'ex chalet sul mare era diventato un simbolo da non saltare nelle tournée. La Bussola è stata anche cultura e mondanità. Montale e Valletta, Agnelli e Calvino, Henry Moore e Angelo Moratti. E poi, uomini di governo, politici, nobili e sovrani. «Come Paola di Liegi che aveva una villa a Forte dei Marmi dove era nata – racconta Francesco Colombo, 76 anni, decano dei paparazzi versiliesi - Amava il twist e lo ballava col marito, il futuro re del Belgio. Una volta si arrabbiò moltissimo con i fotografi. Le avevano scattato foto mentre ballava un po' troppo scatenata. Ma fu la sola e unica volta. I clienti e i personaggi mi cercavano per avere scatti personalizzati, il paparazzo era un signore a quei tempi. Dicevano che con i flash disegnavamo la storia di una Versilia investita dal boom economico». Un dancing atipico, la Bussola. Dove ci si intratteneva nel giardino (oggi con piscina) per conversare e giocare a scopone scientifico. «Che a un certo punto era diventato il ritrovo dei calciatori, una specie di pre-mercato estivo – ricorda Mario Bernardini - Arrivavano Trapattoni, Lippi, Albertosi, Cesare Maldini, Facchetti, Rivera, Altafini. Divisi dalle maglie ma in Versilia grandi amici». Stavano in giardino e poi si spostavano al Bussolotto, un secondo locale al primo piano, più di élite, dedicato al jazz, il tempio di Chet Baker che con la sua tromba incantava e con la droga scandalizzava. «Era il centro della musica e per me l'ombelico del mondo – ricorda Peppino Di Capri - Tanto che mi sposai alla Bussola: il 27 aprile del 1961, c'erano duecento invitati, tutti elegantissimi. Solo uno in jeans. Si chiamava Gino Paoli. Anche lui ha legato un pezzo della sua vita a quelle notti magiche. Irripetibili». Oggi la Bussola cerca un faticoso rilancio. Negli ultimi vent'anni il locale ha attraversato una serie di vicissitudini, passando da più proprietari. I personaggi l'hanno dimenticata, preferendo la Capannina del Franceschi, oggi dell'imprenditore Gherardo Guidi, e il Twiga, sempre a Marina di Pietrasanta. Ma forse non è colpa della nuova Bussola. Gli anni ruggenti della Versilia sono un capitolo chiuso. L'aveva capito anche il vecchio Sergio Bernardini che per un periodo pensò al futuro della Bussola sotto un tendone e la chiamò Bussola 2000.