2 maggio 2011
Ucciso Osama Bin Laden
• Domenica notte il presidente degli Stati Uniti ha annunciato che Osama bin Laden è stato ucciso da un commando speciale della Cia, in località Abbotabad, valle di Orash, 70 chilometri da Islamabad. Le televisioni hanno subito diffuso la foto di una faccia insanguinata devastata dalle pallottole, una lunga barba nera, le labbra dischiuse che lasciano intravedere i denti, una smorfia cadaverica carica di sofferenza. Il presidente, alla fine del messaggio («Giustizia è fatta»), ha raccomandato la massima vigilanza in patria e all’estero. In America una folla esultante è scesa in strada, agitando bandiere a stelle e a strisce, arrampicandosi sugli alberi, gridando e cantando la grandezza degli Stati Uniti. Intanto, sui siti islamisti, apparivano le prime dichiarazioni di sgomento e rabbia, «oh Allah, fa’ che questa notizia non sia vera», «che Allah ti maledica, Obama. Americani, noi continueremo a sgozzarvi». Più di un blog ha sostenuto che l’annuncio di Obama è falso: quella faccia insanguinata sarebbe già apparsa in rete a dicembre, la barba è troppo nera rispetto alle ultime apparizioni del capo qaedista, eccetera. I talebani pakistani del TTP (Tehrik-i-Taliban) negano assolutamente che Osama sia stato ucciso.
• Il rifugio di Osama non era una grotta, ma un condominio-fortezza di tre piani, chiuso da muri, reti metalliche, doppio cancello, una struttura costata almeno un milione di dollari. Niente televisioni, computer, cellulari o collegamenti internet, nulla insomma che potesse essere rilevato dalle apparecchiature dei servizi. Per comunicare con l’esterno, Bin Laden si serviva di messaggeri in carne e ossa, alla maniera dei capi mafiosi. Nonostante questo, però, dallo scorso agosto il compound di Abbotabad era stato individuato e tenuto d’occhio. Ci sono state almeno cinque riunioni tra la Casa Bianca e gli uomini della Cia e alla fine, la mattina del 1° maggio, Obama ha dato il via libera. Dall’Afghanistan sono allora partiti, a bordo di quattro elicotteri, quattordici uomini della Navy Seal. Sbarcati nel cortile hanno sostenuto un conflitto a fuoco con Osama e i suoi. Un quarto d’ora di sparatoria al termine della quale cinque qaedisti giacevano sul terreno: Osama, suo figlio, altri due uomini e una donna. Il corpo di Osama è stato caricato su uno degli elicotteri e trasportato in Afghanistan. Qui gli è stato fatto l’esame del dna. Subito dopo il cadavere sarebbe stato gettato in mare: nessun paese islamico ha accettato di accoglierne le spoglie, e gli Stati Uniti, del resto, non volevano creare un luogo di possibile culto. Nell’operazione gli americani hanno perso un elicottero, in circostanze ancora da capire. Tra di loro non vi sarebbero vittime. Il condominio di Osama era pieno di donne e bambini.
• Osama non si faceva quasi più vedere e minacciava il mondo ormai quasi solo attraverso messaggi audio. Gli ultimi: lo scorso 21 gennaio (contro i francesi) e il 1° ottobre 2010 (consigli agli agricoltori del Sudan). Era ancora il capo di al Qaeda? Chi lo sa. È certo però che la sua uccisione ha un valore simbolico enorme, come mostra l’immediata reazione dei siti islamici. Al Arabiya ha intervistato un esponente di al Qaeda secondo il quale la morte di Osama «è una catastrofe». Obama ha detto subito che l’America non è in guerra con l’Islam e, a sostegno di questo messaggio, è arrivata, tra le prime, la reazione piena di giubilo dei musulmani americani del Cair. E tuttavia è concreta la preoccupazione che le cellule qaediste vogliano in qualche modo rifarsi di questa sconfitta. Le ambasciate Usa nel mondo sono in stato di allerta. Il governo pakistano ha smentito di aver preso parte all’operazione e gli americani affermano di aver agito senza avvertire Islamabad. Il ruolo del Pakistan è comunque tutto da chiarire, tra l’altro questa città di Abbotabad risulta un centro militare, vi risiedono tre divisioni dell’esercito pakistano, vi sono decine di caserme e migliaia di soldati. Formalmente il Pakistan è un alleato degli Stati Uniti, che versa a quel paese molti miliardi di dollari l’anno. Come ha potuto ospitare Osama in un fortilizio come quello? Il ministro degli Interni indiano, Chidambaram, ha subito accusato il Pakistan di essere senz’altro un rifugio di terroristi. [Giorgio Dell’Arti]