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 2011  aprile 15 Venerdì calendario

Condannati i manager della Thyssen

• La Corte d’Assise di Torino, al termine di un processo che per i nostri tempi è stato piuttosto veloce, ha emesso una sentenza clamorosa per il rogo alla Thyssen del 6 dicembre 2007: l’amministratore delegato della società, Harald Espehahn, è stato condannato a 16 anni e sei mesi per omicidio volontario con dolo. I giudici lo hanno praticamente considerato un assassino, fatto mai avvenuto in precedenza, per casi simili, nelle corti italiane e, a quanto se ne sa, neanche in quelle europee. Si ricorderà il fatto: nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 una violentissima vampata di olio e fuoco si sprigionò sulla linea 5 dell’acciaieria ThyssenKrupp, in corso Regina Margherita a Torino. Una nuvola di liquido caldissimo vaporizzato, come spiegarono poi i medici legali, investì un gruppo di operai e fece una strage. Le vittime furono sette. L’accusa ha sostenuto – producendo delle mail inequivocabili – che l’azienda era consapevole del rischio, ma che preferì non adottare le indispensabili misure di sicurezza per risparmiare ventimila euro. La linea torinese della fabbrica – una multinazionale della siderurgia con 180 mila dipendenti nel mondo e utili per tre miliardi l’anno – doveva infatti essere smantellata ed era alle ultime settimane di attività. I sindacati avevano accettato la chiusura per salvare lo stabilimento di Terni, dove lavorano 3.500 persone. La Thyssen s’è difesa sostenendo che gli operai – alle cui famiglie sono andati a titolo di rimborso una quindicina di milioni – erano stati vittime anche delle loro imprudenze. Adesso i responsabili dell’azienda e i loro difensori sostengono che la sentenza è stata determinata dalla politica e dalle campagne giornalistiche. Ricorreranno in appello, ma si dicono convinti che, dato il clima, poco cambierà. Promettono che non vi saranno rappresaglie su Terni, ma dichiarano che «lavorare in queste condizioni in Italia sarà molto difficile». [Giorgio Dell’Arti]