Rassegna, 15 agosto 2013
Al Sisi, il generale laico e devoto che comanda in Egitto
• Secondo Sergio Romani il capo della giunta militare egiziana Abdel Fattah Al Sisi è «il maggiore regista della crisi egiziana; ed è anche per molti aspetti il suo personaggio più enigmatico. Al Sisi deve a Mohamed Morsi il suo grado e la sua autorità. È comandante delle Forze armate, ministro della Difesa e della Produzione bellica perché il leader della Fratellanza ritenne che sarebbe stato il migliore e il più leale degli interlocutori possibili. È un devoto musulmano. È marito e padre di donne che portano il velo. È autore di una tesi, scritta durante un soggiorno militare negli Stati Uniti, in cui si afferma che nessun regime democratico medio-orientale può ignorare le tradizioni religiose dei Paesi musulmani. Non appena Morsi ha conquistato la presidenza, un anno fa, Al Sisi gli ha mandato un messaggio che conteneva una calorosa manifestazione di lealtà. Il 24 luglio, due settimane dopo la deposizione di Morsi, di cui era personalmente responsabile, ha approfittato di una cerimonia militare, in occasione della promozione di una classe di cadetti, per chiedere ai suoi connazionali il “favore” di scendere in piazza e manifestare pubblicamente alle Forze armate il sostegno della nazione. Non parla il linguaggio dei dittatori militari, non combatte la Fratellanza sul piano della laicità e non sembra avere un programma politico se non quello del ritorno all’ordine».