Rassegna, 15 agosto 2013
Gli Usa al governo egiziano: «Stop al massacro»
• La Casa Bianca, finanziatrice dell’esercito egiziano dalla pace di Camp David, ha preso cautamente le distanze dai generali dicendo che la carneficina «va nella direzione opposta alla promesse di riconciliazione fatte dal governo ad interim». In serata Washington ha chiuso la sua ambasciata. Il presidente turco Abdullah Gul ha definito la repressione «completamente inaccettabile». Scrive Sarcina sul Cds: «Le diplomazie occidentali, perfino quelle più familiari con questa area come quella britannica e americana, si erano illuse che il blocco dei Fratelli musulmani potesse essere sciolto senza “macelleria messicana” (come avrebbe detto Ferruccio Parri). Certamente si apre un problema serio per i generali del Cairo: la Casa Bianca, che si era fatta convincere ad accettare e poi a giustificare il colpo di Stato di Al Sisi (tirandosi dietro i governi alleati), non mancherà di moltiplicare le pressioni. Per il semplice motivo che Washington rappresenta il polmone d’acciaio di questo Paese alla deriva da tutti i punti di vista. E non solo per l’assegno di 1,5 miliardi di dollari versati, ogni anno, ormai da decenni».