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 1948  settembre 26 Domenica calendario

Fulvia Franco è la nuova Miss Italia

• Fulvia Franco, già Miss Friuli, 18 anni, di Trieste, ha vinto il concorso di Miss Italia a Stresa. È alta 1,66, pesa 60 chili; ha gli occhi chiari e i capelli bruni. Studia allo scientifico ed è insegnante di ginnastica. Pratica tutti gli sport, ad eccezione dell’ippica, ma predilige la ginnastica, a cui deve la sua taglia robusta, e il nuoto.  
• Miss Sorriso è Renata Ferro, nata a Savona nel 1926, studentessa in chimica, alta, bionda, con una chiostra di denti perfetta e luminosa e un sorriso dolcissimo.  
• Tra i giudici: il pittore Funi, gli scrittori Vergani e Ridenti, la pittrice Brunetta, il comico Totò e il sindaco di Stresa  
• La sera di gala si è tenuta in un ambiente lussuoso. Carlo Moriondo sulla Stampa: «Naturalmente, come si compete al massimo avvenimento mondano dell’annata: notato un fastoso abito rosso con guarnizioni di volpe argentata di una contessa di Milano, una cappa lunghissima di velluto verde-mare, una gonna bianca a crinolina con pagliuzze dorate e nastri cremisi acquistata a Torino da una nobildonna francese proprietaria di immense tenute nella Champagne, e Lucia Bosè, Miss Italia dello scorso anno, in abito blu-pallido con decolleté profondissimo. Fra i presenti l’attrice Marisa Moresca con l’attore Walter Chiari e il principe Borromeo. L’elezione è avvenuta tra il più allegro tumulto di applausi, grida, fischi. La nuova Miss Italia – in gran forma – era in abito bianco con veli d’argento. È starti baciata e abbracciata da Lucia Bosè che le ha imposto a tracolla una fascia rosa. Subito dopo è stata subissata di doni e di coccarde. Miss Sorriso era in abito pure bianco con pagliuzze nere e argento. La serata si è protratta fino alle classiche ore piccole. E ora... Ora una breve gloria fatta di pubblicità e di contratti cinematografici attende le elette. Per le altre il sogno si è infranto e tornano alle faccende di casa, alla scrivania dell’ufficio, alla macchina da cucire. Qualcuna ha pianto di delusione, è corsa a chiudersi in camera come una bimba che faccia capricci; oggi forse ha già dimenticato, guarita ben presto per opera di quella dolcissima medicina che si chiama: venti anni». [Carlo Moriondo, Sta. Se. 27/9/1948]