Rassegna, 14 agosto 2013
Napolitano su Berlusconi: «Rispettare le sentenze»
• Dopo giorni di pressioni, polemiche e attese Giorgio Napolitano risponde con una lunga nota alle richieste di una soluzione al problema politico lasciato aperto dalla condanna definitiva subita da Silvio Berlusconi. Lo fa con un appello alla responsabilità di tutti a considerare il bene del Paese per il quale sarebbe «fatale» una crisi dopo 100 giorni di governo. Con un monito a respingere «la tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere». Ma lasciando aperto uno spiraglio. «In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta» rimarca il capo dello Stato, ricordando che negli ultimi anni, nel considerare sollecitazioni alla grazia «si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda». A chi chiedeva un salvacondotto per il leader pdl, assicura che se la domanda di grazia o commutazione della pena verrà presentata ne seguirà «un esame obiettivo e rigoroso, sulla base dell’istruttoria condotta dal ministro della Giustizia» per verificare se le condizioni «senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale». Altro non è previsto. «Intervengo oggi – benché ancora manchino alcuni adempimenti conseguenti alla decisione della Cassazione – in quanto sono stato, da parecchi giorni, chiamato in causa, come presidente della Repubblica, e in modo spesso pressante e animoso», lamenta il capo dello Stato. «Fatale sarebbe una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del Paese nell’instabilità e nell’incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica», avverte.
• Fanno sapere i fedelissimi che Berlusconi è «moderatamente soddisfatto» dell’intervento del Quirinale. Il Cavaliere però non ha commentato pubblicamente la nota.
• Scrive Lopapa su Rep: «L’unica cosa certa è che non ci saranno elezioni, né oggi né domani. Il messaggio del capo dello Stato impone uno stop a chi lavora sotto traccia per una crisi, sia nel Pdl che nel Pd. “Ma adesso di tutta la macchina di Forza Italia lanciata in corsa dobbiamo valutare che fare” ragionava ieri sera un Berlusconi perplesso. Manifesti, aerei, spot sul web. Perché è chiaro che di una macchina elettorale si tratta, più che di un semplice partito rimesso a nuovo. E se non si va al voto entro pochi mesi, rischia di bruciare tutto nella corsa a vuoto».
• Commenta Polito sulla prima pagina del Cds: «Quelli che pretendevano che Napolitano si trasformasse in un deus ex machina per assolvere il condannato, o che al contrario volevano una nuova sentenza per estrometterlo dalla vita politica, oggi non saranno contenti. Ed è un bene. Rassicurati dovrebbero essere tutti quegli italiani, la maggioranza, i quali davvero non capiscono perché, proprio ora che lo spread e la recessione sembrano aver esaurito la loro spinta propulsiva, si debba ricominciare daccapo con atti di autolesionismo politico».
• Per l’avvocato di Berlusconi Franco Coppi «il presidente ha voluto tracciare il quadro complessivo di tutte le soluzioni e credo che lo abbia fatto anche un po’ per sdrammatizzare e togliere di mezzo questo tema secondo il quale senza la grazia Berlusconi debba finire assolutamente in carcere. Credo che il presidente abbia ricordato che ci sono anche tante altre soluzioni. Il presidente ha voluto inserire l’eventuale discorso sulla grazia nell’ambito di un complesso di soluzioni sulla posizione dell’onorevole Berlusconi che permettono poi anche di valutare l’effettiva importanza e incidenza del provvedimento di grazia».
• Secondo la Rampino (Sta) Napolitano ha indicato come possibile exit strategy per Berlusconi la scelta dei lavori socialmente utili per scontare la pena: «Gli esempi del resto, anche semplicemente rovistando nelle cronache, non mancano. A cominciare da un leader politico come Arnaldo Forlani, che accettò la condanna e si affidò ai lavori sociali presso la Caritas per due anni. E se poi Berlusconi volesse, come vuole, continuare a far politica essendo “il leader incontrastato di una importante forza politica”, può farlo. Nei termini però consentiti dalla legge, “nei modi che risulteranno legittimamente possibili”».