Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  agosto 10 Sabato calendario

Nei bar d’Italia ci si indigna, da un paio di giorni, per la storia delle super-pensioni d’oro, gente che prende 40, 50 o 70 mila euro di pensione al mese

Nei bar d’Italia ci si indigna, da un paio di giorni, per la storia delle super-pensioni d’oro, gente che prende 40, 50 o 70 mila euro di pensione al mese. Il caso limite è quello di Mauro Sentinelli, ex grande manager della Telecom, genio nel suo settore (inventò le tessere prepagate), che, grazie a una leggina del 1994 pensata per fare un favore a Biagio Agnes, si gode una pensione praticamente identica al suo ultimo stipendio, 91 mila euro al mese. L’indignazione è comprensibile, ma inutile: la Corte Costituzionale ha già bocciato la regola di Monti che aveva spuntato i trattamenti superiori ai 90 mila euro l’anno, dunque è proibito qualunque taglio che ignori i diritti acquisiti. Senonché ieri uno di questi fortunati manager, rimasto anonimo, ha spiegato alla “Stampa” che l’unico modo per recuperare questi denari sarebbe quello di una bella patrimoniale che facesse incassare allo Stato - mettiamo - un 500 miliardi, abbattesse di altrettanto il debito pubblico, facesse risparmiare un 20-30 miliardi di interessi l’anno e, con questi soldi, aiutasse i pensionati al minimo.

Bello. Ma si può fare?
Il problema è che Berlusconi, e con lui il centrodestra, è contrarissimo a ogni tassa sui patrimoni. Quella tassa che si chiama Imu, e che è una patrimoniale sulla casa, s’è attirata ancora ieri gli strali del Cavaliere (formalmente è ancora cavaliere), il quale esige che sia abrogata sulle prime case di tutti, senza far conto della ricchezza di ciascuno. Dichiarazione notevole perché è la prima dopo la famosa sentenza della Cassazione e rompe un silenzio di parecchi giorni. Stia a sentire: «L’Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole non si deve più pagare. Dal 2013 e per tutti gli anni a venire. È un impegno che abbiamo preso nell’ultima campagna elettorale, lo stesso che è alla base del governo delle larghe intese. La nostra sull’Imu è una battaglia di libertà. L’80% delle famiglie italiane sono proprietarie della casa in cui abitano e sulla casa fondano la certezza del loro futuro. È un impegno di fondo dell’accordo di governo con il presidente Letta, ma è anche e soprattutto lo stimolo fondamentale per far ripartire la nostra economia».  

In che senso?
Berlusconi dà qualche cifra: « Per gli scettici dell’Imu sottolineiamo che nel 2011 gli occupati nel settore delle costruzioni erano 1.847.000, crollati a 1.694.000 a fine 2012, per effetto dell’introduzione dell’Imu da parte del governo Monti. Si sono persi 150.000 posti di lavoro solo nel settore delle costruzioni, senza considerare l’indotto. Quanto è avvenuto, di negativo, nel 2012 ci porta a sostenere, a contrariis, che nel 2013 l’eliminazione dell’Imu consentirà di rilanciare il settore immobiliare. La ragione è semplice: gli investimenti in edilizia hanno il più alto coefficiente di rilancio sull’economia. Stimolando l’edilizia si cambia il corso della politica economica, innescando un circolo virtuoso di crescita. Liberare adesso 4 miliardi, attraverso l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa, permette di aumentare il reddito disponibile delle famiglie che quindi, in un clima di rinnovata fiducia, saranno portate a spendere di più, piuttosto che a risparmiare come avviene quando si ha incertezza o paura del futuro».  

Che cosa ha provocato questa lunga dichiarazione di Berlusconi?
Il fatto che l’altro giorno il ministro Saccomanni abbia messo in rete le nove ipotesi che girano intorno all’Imu. Con questa postilla: «La proposta di esenzione totale dall’Imu per l’abitazione principale non sembra pienamente giustificabile sul piano dell’equità e dell’efficienza del tributo». Parole che il centro-destra non può sentire. Quindi si è scatenata la schiera dei falchi berlusconiani, quelli che credono nel vantaggio di un’elezione anticipata magari con il Cavaliere dietro le sbarre. Brunetta ha sparato ad alzo zero, «l’Imu sulla prima casa si deve abolire...» eccetera.  

Però adesso fa il falco anche Berlusconi.
Bisogna vedere. Anche il Cavaliere deve accontentare un po’ questi un po’ quelli. La famiglia si è trasferita a casa sua per impedirgli di far mattane e precipitare la situazione. Oltre tutto nelle nove ipotesi di Saccomanni c’è già forse la soluzione di compromesso.  

Cioè?
Si lavora sulla prima casa, abrogando del tutto l’Imu, ma togliendo pure la deducibilità della sua rendita dalla dichiarazione Irpef. Lo Stato ci guadagnerebbe un miliardo e otto: i 3,3 miliardi persi con la prima mossa, sarebbero recuperati dai quasi due miliardi di maggior gettito delle case sfitte e dall’indeducibilità Irpef (3,2 miliardi). E il centro-destra potrebbe dire di aver vinto la sua battaglia.