La Gazzetta dello Sport, 5 agosto 2013
Il governo dovrebbe superare lo shock della condanna di Berlusconi, se è vero quanto ha detto ieri sera lo stesso Berlusconi nel breve comizio tenuto in via del Plebiscito: «Il governo deve andare avanti, il Parlamento deve andare avanti per approvare i provvedimenti economici adottati»

Il governo dovrebbe superare lo shock della condanna di Berlusconi, se è vero quanto ha detto ieri sera lo stesso Berlusconi nel breve comizio tenuto in via del Plebiscito: «Il governo deve andare avanti, il Parlamento deve andare avanti per approvare i provvedimenti economici adottati». Inoltre, i ministri del Pdl sono stati attenti a non farsi vedere: il presidente Letta aveva avvertito che comizio e manifestazione sarebbero stati monitorati con la massima attenzione e che, se un certo limite fosse stato varcato, sarebbe andato al Quirinale a dimettersi. «Non governo a qualunque costo». Erano presenti in via del Plebiscito, perciò, solo parlamentari senza cariche istituzionali, la Gelmini, la Santanché, la Biancofiore, Gasparri, Brunetta, Cicchitto.
• Com’è andata?
Bene, direi, cioè senza nessun incidente. C’erano qualche migliaio di persone, secondo alcuni 1.500 secondo altri cinquemila, sufficienti a riempire la via e a mettere in difficoltà Roma. I pullman, provenienti da tutta Italia, sono stati parcheggiati anche in piazza Santi Apostoli, chiusa perciò al traffico, e chiusa al traffico era anche via del Plebiscito. Si tratta di due punti centrali della città e i disagi ci sono stati. Berlusconi è arrivato alle 18.16, suonava l’inno nazionale e sul palco, assieme al manifesto del Pdl, c’era anche quello di Forza Italia, destinata a resuscitare il prossimo settembre. La strada è stata assordata dagli inni azzurri, sparati a mille decibel.
• Che cosa ha detto l’ex premier?
«Il vostro affetto mi ripaga di tanti dolori. Se avete sfidato il caldo di un 4 agosto, sento di dovermi impegnare per voi. Nessuno ci venga a dire che questa è una manifestazione eversiva. O che noi siamo irresponsabili. In questi giorni ho sofferto come non mai. Ma ve lo dico chiaro e tondo: io so-no in-no-cen-te. Io non ho mai fatto fatturazioni false. E non ho mai chiamato la mia azienda mentre ero presidente del consiglio, perché avrebbero sollevato la questione del conflitto d’interesse. Una parte della magistratura appartiene a una corrente fortemente ideologizzata. Che nei suoi atti dichiara che i suoi aderenti devono usare il loro terribile potere di togliere la libertà di un cittadino per aiutare il popolo ad avere la democrazia. E la democrazia si ha solo con la sinistra al governo. La magistratura ha eliminato i partiti della prima Repubblica, poi ha eliminato me. Una condizione che si trova soltanto nei regimi. Ma io resto qui, io non mollo, combatteremo tutti insieme questa battaglia di democrazia e di libertà. Grazie, grazie, grazie».
• Può continuare a far politica stando in carcere?
È il tema di cui si discute adesso, e ha a che vedere con la scelta dei domiciliari o dei servizi sociali. I servizi sociali hanno in sé un elemento di mortificazione della persona, e Berlusconi ha già fatto sapere di non gradirli. E però lasciano più tempo libero e più capacità di muoversi. Ieri l’assessore ai Lavori Pubblici del comune di Roma ha gridato che Berlusconi ai servizi sociali dovrà riparare con le sue mani il palo che è stato segato su via del Plebiscito. Anche il palco era illegale e il sindaco lo ha fatto notare con un comunicato («non abbiamo dato il permesso di montare il palco perché non ce l’hanno chiesto, d’altra parte teniamo molto alla legalità»). A questo comunicato Fabrizio Cicchitto ha risposto dandogli del cretino.
• La storia della grazia è stata accantonata?
Si usa adesso la formula più ambigua di «ripristino della democrazia» e ognuno la interpreti come vuole. La salita dei capigruppo parlamentari Brunetta e Schifani al Quirinale è stata rinviata, per permettere alla situazione di decantarsi. I due dovrebbero presentarsi a Napolitano oggi, ma si guarderanno bene dal nominare la parola «grazia». Si limiteranno a descrivere «la situazione drammatica in cui è precipitata la democrazia nel nostro Paese». Si punterà anche in questo caso a concordare la forma in cui la pena sarà scontata. Il punto è di non inibire a Berlusconi l’attività politica.
• In ogni caso decadrà da senatore, no?
Dopo che l’Osservatore romano, l’altro giorno, aveva deprecato l’eventualità di una crisi, ieri Famiglia Cristiana, con un editoriale del suo direttore, ha chiesto a Berlusconi di dimettersi spontaneamente da senatore. Anzi: ha scritto che dovrebbero essere i suoi a invitarlo a questo gesto. Non andrà così: mercoledì si riunirà la Giunta delle Elezioni per esaminare e votare la causa di incandidabilità e quindi la decadenza del condannato e i senatori del Pdl e della Lega parleranno tutti e parleranno contro, sostenendo che la legge in base alla quale un condannato è incandidabile e deve decadere dal seggio è del 2012, dunque non può essere applicata a casi precedenti a quella data. Cioè non può essere retroattiva. Il costituzionalista Giovanni Guzzetta, che conoscemmo per la sua strenua battaglia contro il Porcellum, dice che l’argomentazione è corretta. L’altro costituzionalista, Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, la pensa al contrario. Prepariamoci ad altri giorni di bizantinismi.