Rassegna, 29 luglio 2013
Berlusconi, domani l’udienza Mediaset
• Il processo sulla compravendita dei diritti televisivi, con Silvio Berlusconi imputato, arriva in Cassazione. L’udienza è fissata per domani: «Il rischio, in caso, di condanna, non è tanto il carcere (i quattro anni sarebbero comunque ridotti a uno per effetto dell’indulto, pena per cui Berlusconi, in quanto incensurato, beneficerebbe di misure alternative), quanto l’essere "esiliato" dal parlamento come conseguenza della pena accessoria. L’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. L’incubo di essere “eliminato” dalla scena politica per via giudiziaria potrebbe insomma diventare realtà. Sul banco degli imputati ci sono altre tre persone: l’ex produttore statunitense Frank Agrama, ritenuto suo socio occulto, e gli ex manager Mediaset Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto. [Rep 29/7/2013]
• Da un punto di vista processuale, gli scenari sul tavolo sono vari. O conferma della condanna decisa nei primi due gradi di giudizio, o annullamento: che potrebbe essere un annullamento secco (verdetto che equivale a un assoluzione definitiva) oppure parziale. In quest’ultimo caso i giudici, dopo aver ravvisato un vizio procedurale o di formale nel precedente grado di giudizio, rinvierebbero le carte in Corte d’Appello ordinando un altro processo su specifici punti, da celebrare davanti a un collegio diverso da quello che si è già espresso sul leader Pdl. [Rep 29/7/2013]
• I commenti. Secondo Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato «una condanna di Berlusconi non significherebbe di per sé la rottura del patto di governo col Cavaliere, ma se il Pdl avrà reazioni eversive l’alleanza verrà meno: sono settimane che dal Pdl si alzano voci che allarmano, ogni giorno c’è qualcuno che minaccia uno sfracello». Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture (Pdl) considera l’eventuale condanna del Cavaliere «un fatto gravissimo, un’ipotesi che neanche prendo in considerazione». E sulle possibili conseguenze al Governo dichiara: essendo un governo politico la decisione spetterebbe ai partiti, al Pdl così come al Pd. E non potrebbe che essere una decisione assunta nella collegialità del Pdl con il suo leader. Nessuno può dubitare della stabilità dell’esecutivo perché chi più di tutti ha voluto farlo nascere è stato proprio Silvio Berlusconi, e l’ha fatto perché consapevole della crisi economica. La situazione non mi sembra cambiata. La nave è partita ma deve essere condotta in porto. E la navigazione è perigliosa». Per Beppe Grillo, invece «Berlusconi è già stato condannato ma è tenuto in vita dal Pd». Nichi Vendola invece sostiene che non si possa aspettare «il 30 luglio come fosse l’ora X del cambiamento. Sarebbe terribile se Berlusconi uscisse di scena non per via politica ma per via giudiziaria: io, Berlusconi, voglio sconfiggerlo politicamente», la Cancelieri si dice convinta che il Governo non è a rischio: «Lasciamo che le cose si svolgano come si devono svolgere ma dovete chiederlo al presidente del Consiglio» mentre il presidente della Camera Laura Boldrini sostiene che «singoli casi giudiziari non debbano interferire nella vita e nelle attività delle istituzioni. Ritengo quindi che qualunque sia la decisione della Cassazione essa non debba avere ripercussioni nella vita parlamentare». [Sta, Rep e Cds 29/7/2013]