Rassegna, 25 luglio 2013
Decreto del Fare, sì alla fiducia per il governo Letta
• Il governo Letta ha ottenuto la fiducia sul cosiddetto “Decreto del Fare”, il maxiprovvedimento di 114 articoli che contiene una serie di misure per il rilancio dell’economia. I sì sono stati 427, una quarantina in più rispetto a un mese fa quando la fiducia era stata messa su un altro decreto, quello per le emergenze. Commenta Salvia sul Cds: «Alla prova del pallottoliere, dunque, la maggioranza tiene nonostante i tanti motivi di tensione delle ultime settimane. Ma il via libera di ieri non risolve i problemi sul tavolo del governo, visto che l’ostruzionismo messo in campo dall’opposizione, e in particolare dal Movimento 5 stelle, ritarda non solo il voto finale sul decreto ma, a cascata, anche gli altri provvedimenti in coda per l’esame in Parlamento».
• Dopo la fiducia arrivata all’ora di pranzo la Camera è passata all’esame dei 251 ordini del giorno depositati in gran parte dal Movimento 5 stelle (ma anche da Lega e Sel). Ieri mattina il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini stimava una velocità di crociera da 100 ordini del giorno addirittura ogni trenta ore. In realtà il ritmo non è stato così soporifero ma la discussione è andata avanti per tutta la giornata e al momento non si sa quando finirà. [Sensini, Cds]
• Fa notare Feltri sulla Sta: «L’ostruzionismo, come tante manovre parlamentari, non ha altra possibilità di successo che incuriosire chi sta fuori dal palazzo perché sappia che si combina dentro: tanto le leggi non si bloccano. I grillini si oppongono non soltanto al decreto del fare, ma anche alla richiesta di fiducia fatta dal premier che annulla il dibattito e la possibilità di minima modifica. Ma in situazioni come queste, o ci si inventa qualcosa o la trovata prende le forme del rito stanco e sterile. Nel vedere ieri questi ragazzi darsi il testimone fra gli sbadigli plenari, si notava tanta buona volontà e tanta fatica sprecata. Niente di eroico. Un passaggio del Corriere della Sera del 1949 – molto citato in occasioni simili – ricorda: “All’improvviso ecco balzare alto sulla mischia il comunista Pajetta (non Giancarlo, ma suo fratello Giuliano, ndr) che, partito come un razzo dal terzo settore, con tre balzi aerei, da un settore all’altro, è piombato a tuffo nel groviglio di teste, braccia e gambe e in quel groviglio sparisce inghiottito...”. Si dibatteva dell’ingresso nel Patto Atlantico e, per rallentare i lavori, i comunisti li interrompevano con facezie, insulti, anche con virili corpo e corpo, come s’è visto».