La Gazzetta dello Sport, 22 luglio 2013
Ieri a mezzogiorno il Papa s’è affacciato per l’Angelus e ha detto: «Vedo scritto laggiù "Buon viaggio"

Ieri a mezzogiorno il Papa s’è affacciato per l’Angelus e ha detto: «Vedo scritto laggiù "Buon viaggio". Grazie! Vi chiedo di accompagnarmi spiritualmente con la preghiera nel viaggio che compirò a partire da domani».
• Dove va?
A Rio de Janeiro per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù. Parte stamattina alle 8.30, a salutarlo c’è anche Enrico Letta e all’arrivo ci sarà ad accoglierlo il presidente brasiliano Dilma Roussef. Dieci ore di volo e stasera sarà a Rio. Resterà laggiù fino a domenica. Lo aspettano almeno due milioni di ragazzi, molti in arrivo da Buenos Aires. Il senso più profondo di quello che Francesco si propone con questo viaggio si intuisce dalle variazioni che ha introdotto al programma pensato per Benedetto XVI: la visita ad Aparecida, dove è il più grande santuario mariano del mondo (qui il Pontefice ha voluto un momento di profondo raccogliemento disponendo che la messa fosse celebrata all’interno) e dove entrerà anche nell’ospedale dei francescani dedicato al recupero dei tossicodipendenti e degli alcolizzati e alla cura dei poveri; giovedì l’appuntamento con i fedeli della comunità Varginha nella favela di Manguinhos, seguito venerdì da un incontro con i carcerati e poi da quello con il comitato dei vescovi latinoamericani. Si capisce che la vocazione di Francesco è sempre quella: i miserabili, le periferie, i dimenticati da tutti. Del resto lo ha detto anche ieri all’Angelus: «Preghiera e azione siano sempre profondamente uniti. Se una preghiera non porta ad azione concreta per un fratello povero, malato, bisognoso di aiuto, è una preghiera sterile e non concreta».
• Che cosa gli hanno preparato i brasiliani?
Si tratta del primo viaggio nell’America del Sud di un papa latinoamericano. L’accoglienza sarà spettacolare: l’architetto Joao Uchoa ha progettato, come palco, una piattaforma di quattromila metri quadrati, con un piccolo altare, enormi torri di ferro sullo sfondo (forse un’allusione agli organi a canne delle cattedrali gotiche), croce di trentatrè metri e semiarchi che ricordano le mani giunte in preghiera. Il Papa risponderà girando anche qui con la semplice jeep bianca, senza cioè la costosa papa-mobile. Sulla spiaggia bianca di Copacabana, dove Francesco affronterà una Via Crucis, i fedeli hanno preparato una statua di sale. Si sentirà poco latino e poco gregoriano. Sono previste molte chitarre e musiche locali.
• Che cosa si propone Francesco con questo viaggio?
È un viaggio di evangelizzazione, con il claim «Andare a fare discepoli tutti i popoli» e del resto così aveva inteso le Giornate della Gioventù, che ogni volta vedono radunati milioni di giovani, anche papa Benedetto. Ma in Brasile la questione dell’evangelizzazione è particolarmente delicata: i cattolici sono oggi il 68%, ma erano l’81% vent’anni fa e il 90% ancora dieci anni prima. Il cardinale Hummes, che in conclave suggerì a Bergoglio di prendere il nome di Francesco, già durante il Sinodo dei vescovi del 2005 parlò della crisi della chiesa carioca: « In Brasile i cattolici diminuiscono in media dell’uno per cento l’anno. Fino a quando sarà ancora un paese cattolico?».
• Diminuiscono a favore di chi?
Quella volta Hummes disse: «Per ogni sacerdote cattolico ci sono già due pastori protestanti, la maggior parte inquadrati nelle chiese pentecostali». Le chiese pentecostali sono quelle che dànno particolare importanza alla discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli il cinquantesimo giorno dopo la Resurrezione, cioè la Pentecoste. I pentecostali stanno dentro il grande movimento degli evangelici, e qui pullulano decine di sette grandi e piccoli, con raduni di massa, testimonial famosi e merchandising appoggiato da tv, giornali, radio, siti internet. I raduni di massa sono promossi con enormi cartelloni pubblicitari. La scelta di un papa sudamericano è stata determinata anche dalla consapevolezza di questo problema - il problema delle sètte - che i vertici del cattolicesimo giudicano gravissimo. Tenga conto che in Sudamerica vive il 42% dei cattolici di tutto il mondo. Bergoglio, da arcivescovo di Buenos Aires, disse sei anni fa, proprio ad Aparecida: «Se parte del nostro popolo di battezzati non sperimenta la propria appartenenza alla chiesa si deve, in molti casi, a una evangelizzazione superficiale che caratterizza gran parte della popolazione, a un cattolicesimo tradizionale senza catechesi e senza vita sacramentale. Se questo accade è anche per l’atmosfera poco accogliente che si respira nelle parrocchie e nelle comunità, e in alcuni luoghi anche per una liturgia altamente intellettuale e verbale e per un atteggiamento burocratico nell’affrontare i problemi complessi della vita delle persone nelle nostre città».
• Dovrebbe anche essere l’ultino viaggio del segretario di Stato Bertone.
Sì, è opinione diffusa che Francesco, proseguendo nella profonda riforma della curia, lo sostituirà in settembre. Con chi, però, è ancora un mistero.